"[...] Se vogliamo che le idee diventino città, dobbiamo reinventare le parole della politica, rivedere gli accessi al centro storico, collegare fra loro i grandi viali.
Trasformare urgentemente le parole in secchi d'acqua gelata da rovesciare sulle nostre teste tiepide, e poi tramutarle in munizioni verbali per una lotta niente affatto teorica.
Sentire la parola 'democrazia' e pensare: 'Sono io il popolo, sono io che comando' è come interiorizzare la frase: 'Vota e fra quattro anni ne riparliamo'.
Bisogna agitare il discorso come chi lancia un nido di vespe in un confessionale.
E' sufficiente usare il modesto strumentario della scienza politica perché fra le pieghe del pensiero si insinui un inquietante sospetto: non è più possibile universalizzare il sistema capitalista e al contempo farlo funzionare come stato sociale e democratico di diritto.
La democrazia e il benessere di alcuni diventeranno la dittatura e la miseria di altri.
Se riusciamo a immaginare chi è destinato a essere felice e chi miserabile, sappiamo già da che parte sta la gente decente. [...] Dosi esatte di veleno contro la 'superba ostinazione' dei rassegnati. [...]"
(Fonte: Il libro che voleva essere una sovversiva cassetta degli attrezzi, Corso urgente di politica per gente decente, J.C.Monedero, Serie Bianca - Feltrinelli)
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