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Sulla NON libertà di stampa – Ma dov’é l’opposizione?

Creato il 01 gennaio 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
corriere2di Nico Grilloni. Il World Press Freedom Index 2015 è l’utile indice che redige una graduatoria della libertà di stampa – che è poi libertà di espressione – nei vari paesi del mondo. Bene, cioè male, poiché dall’ultimo rapporto, come già pubblicato su questo blog, emerge che il paese Italia si trova al 73° posto e anche in “ottima” compagnia: precede il Nicaragua e segue la Moldavia. Dopo tutto che vuoi che sia per un paese che è stato il faro del Rinascimento, che vanta quasi il 75% delle opere d’arte dell’intero orbe terraqueo, che è stato patria di navigatori, di santi, poeti, eroi ed artisti… Ma purtroppo, anche di leccaculi.


Ed è in quest’ultima aggettivazione che va senz’altro ricercata la causa prima dell’indecente, ma meritata posizione che il nostro Paese occupa nella libertà di stampa a livello mondiale.

Si dice che la colpa è di Renzi che ha abilmente preso nelle sue mani le redini dei quotidiani nazionali più prestigiosi e anche delle reti televisive a maggior audience. E concordo. Ma ciò che mi viene difficile da spiegare all’eventuale lettore di queste mie riflessioni è non tanto la strategia renziana che ha portato a questo risultato quanto l’acquiescenza nostra, dell’opinione pubblica in genere. E anche dell’opposizione.

Esemplifico: quando Berlusconi pronunciò a Sofia il famigerato editto bulgaro col quale silurò Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi – tutti e tre poi interdetti dalle reti televisive nazionali – ci fu un dagli al tiranno, un’alzata di scudi, una marea di proteste che si espressero sia tramite la stampa che tramite radio e televisioni. E un po’ tutti eravamo convinti che il Cavaliere, con quell’editto, avesse sorpassato ogni limite di decenza.

Ma Renzi ha fatto di peggio: ha reso possibile (ha propiziato) la sostituzione di direttori responsabili di prestigiose testate: si pensi al Corriere dove a Ferruccio de Bortoli si è preferito il carneade Luciano Fontana e a La Repubblica dove Ezio Mauro è in procinto di far le valigie per lasciare la poltrona a Mario Calabresi. E si pensi alla RAI che secondo le dichiarazioni ante litteram del presidente del Consiglio avrebbe dovuto finalmente svincolarsi dall’influenza dei partiti e che invece adesso si trova sotto la ben più pericolosa, indebita, inappropriata influenza dell’esecutivo. Di quell’esecutivo dove non vibra foglia che Renzi non voglia.

E tutto ciò è accaduto senza che ci si ribellasse, senza che la stampa, l’Ordine dei giornalisti in primis, muovesse dure pubbliche critiche all’operato di questo strano presidente che, nei momenti di lucidità, credo appaia alieno anche a sé stesso. E senza che l’opposizione si desse a qualcosa di più efficace dei rumorosi sbraitamenti brunettiani.

L’opposizione? Ma dov’è? Berlusconi appare sempre più mentalmente confuso e indeciso sul da farsi: solo la Santanchè palesa ancora fiducia nelle sue facoltà di prestigiatore. Ma quanto conta la Santanchè? Come la carta dei due punti di mazze quando la briscola e a spade. Verdini se ne è andato. Alfano è troppo impegnato a rendere sempre più duratura la permanenza sulla poltrona ministeriale. Chi altri c’è? Credo che ogni giorno di più gli italiani pensanti si chiedano dov’è l’opposizione, chi fa opposizione, dove sono quei doverosi contrasti che esaltano la democrazia, quei sistemi di balance senza i quali si precipita verso l’oligarchia. Che in periodi di crisi potrebbe anche accettarsi, sempre comunque per un breve intervallo, ma a condizione di avere un oligarca che non somigli a una macchietta.

E non solo nell’andatura, nel pantalone corto e nel calzino ostentato.


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