La nota sulla proposta di legge sul cinema presentata da Vincenzo Vita e Antonio Medici a nome dell'Archivio Audiovisivo alla settima commissione del Senato e discussa martedì 2 febbraio 2016
Documento relativo al DDL
"Legge quadro in materia di riassetto e valorizzazione delle attività cinematografiche e audiovisive, finanziamento e regime fiscale. Istituzione del Centro nazionale del cinema e delle espressioni audiovisive"Audizione del 02/02/2016
La Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod) esprime apprezzamento per il tentativo di dare un organico assetto legislativo al settore del cinema e dell'audiovisivo italiano, ancora regolato fondamentalmente dall'impianto della legge 1213 del 1965, nonostante le modificazioni, spesso peggiorative o prive di una visione strategica, introdotte successivamente.
Per quel che concerne lo specifico campo delle principali attività della Fondazione Aamod - la conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio filmico; la promozione del cinema documentario, in particolare a base d'archivio; la formazione e promozione delle professioni cinematografiche collegate al documentario e all'ambito archivistico; la formazione di studenti e insegnanti all'uso consapevole del cinema come fonte nella didattica della storia - si esprime apprezzamento per il fatto che nell'art. 2 tra gli aspetti considerati "di rilevante interesse generale" vi sia anche la "conservazione e restauro dei film, insieme a quelle di formazione professionale e di educazione all'immagine", con le conseguenti iniziative che lo Stato è tenuto a prendere, indicate nel successivo art. 3. Si esprime altresì apprezzamento per il fatto che nelle definizioni di "film" e "opera audiovisiva" siano ricompresi anche i documentari, un campo oggi di grande vivacità culturale e di sperimentazione estetica, penalizzato però sul fronte della produzione e distribuzione.
La Fondazione concorda in linea generale con l'istituzione di un Centro nazionale del cinema e delle espressioni audiovisive, con lo scopo di riportare ad un unico ente le molte competenze su cinema e audiovisivo disperse tra differenti uffici ministeriali e non: si invita tuttavia a fare attenzione ad un eccessivo centralismo e a prevedere nell'organo di amministrazione del Centro una maggiore rappresentanza delle categorie del cinema (come accade nel modello francese). Nei compiti del Centro è ricompreso anche quello di "raccogliere, conservare, restaurare e valorizzare il patrimonio cinematografico": non è chiaro come si espleterà questo compito. Assorbendo la Cineteca Nazionale? In tal caso, come vengono sostenuti gli altri archivi cinematografici, in particolare nel processo di digitalizzazione delle immagini? Quest'ultimo è un aspetto cruciale, poiché con il passaggio delle sale cinematografiche dalla pellicola a digitale, molta parte del patrimonio filmico rischia di rimanere negli scaffali. Occorrerebbe prevedere uno specifico finanziamento destinato ai progetti di raccolta, conservazione, restauro e valorizzazione dei patrimoni filmici e un ruolo di coordinamento del Centro in materia.
Per quel che concerne le disposizioni in materia di "educazione all'immagine", per quanto si apprezzi l'iniziativa, tesa a riconoscere la dignità culturale del cinema e la necessità di formare un pubblico consapevole, si ravvisano molti aspetti problematici: 1) nel dibattito pedagogico contemporaneo, al termine "educazione", in quanto portatore di valori ideologici, si è preferito in genere sostituire il termine "istruzione" o il termine "formazione"; 2) il termine "immagine", utilizzato nel testo di legge, richiama ovviamente anche le immagini fisse, pittoriche, etc., e non soltanto il cinema. Si propone, quindi, di sostituire nel testo la dizione "educazione all'immagine" con la la dizione "didattica del testo audiovisivo", che ci sembra più pertinente allo scopo. Un ulteriore problema, che l'articolo di legge pone, in che modo l'educazione all'immagine entrerebbe nei programmi didattici: come competenza trasversale? Come materia? Quest'ultima soluzione sembra adombrata dal comma 3, dove appunto si dice che "I docenti della materia relativa all'educazione all'immagine sono formati con specifici corsi professionali istituiti presso le scuole di cinema pubblicamente riconosciute in collaborazione con le associazioni degli autori, delle professioni del cinema e dei critici cinematografici". Si invita in proposito ad approfondire la riflessione sull'argomento, poiché non si ritiene utile e fattibile inserire la materia "educazione all'immagine" nel ciclo della scuola primaria, di primo e secondo grado, quanto invece consentire ai docenti delle aree umanistiche di inserire in maniera trasversale nel curriculo degli studi la didattica del testo audiovisivo, fornendo ai docenti stessi una specifica competenza in merito. Nella scuola secondaria di secondo grado, si potrebbe ipotizzare la "materia", ma anche qui sarebbe necessario un approfondimento... In generale, il cinema è spesso utilizzato in molti ambiti disciplinari, come sussidio (scientifico, storico, artistico, etc.), il che non è in sé un fatto negativo, se l'approccio fosse basato sulla consapevolezza delle componenti "linguistiche" e dei codici retorici, culturali etc. del testo filmico (si veda, ad esempio, l'uso del film come fonte, narrazione e agente della storia contemporanea). La questione di fondo è che le competenze relative ai codici della comunicazione audiovisiva andrebbero considerati come un diritto di cittadinanza, una componente essenziale dell'alfabetizzazione, al pari di saper leggere, scrivere e far di conto. Non si capisce, infine, perché i docenti della materia previsti dalla legge debbano esser formati "presso le scuole di cinema pubblicamente riconosciute in collaborazione con le associazioni degli autori, delle professioni del cinema e dei critici cinematografici" e non anche dall'Università e in collaborazione con altri luoghi esperti (come gli Archivi e le Cineteche).
La Fondazione Aamod concorda infine con un prelievo di scopo, distribuito su tutta la filiera di valorizzazione del prodotto audiovisivo (non solo sulla sala), tesa a dare certezza di risorse pubbliche al settore. Ma per quanto concerne i contributi automatici previsti dalla legge, il rischio è che essi consolidino le posizioni dominanti del mercato, premiando appunto i film che hanno la possibilità di uscire nelle sale con un numero talvolta esorbitante di copie o andare in prima serata televisiva. Il rischio potrebbe essere evitato premiando la media di incasso per copia e introducendo parametri che tengano conto delle fasce orarie per l'audience. Vanno, inoltre, meglio tutelati i film che nel gergo dell'Unione Europea vengono definiti "difficili", vale a dire le opere non immaginate per un facile successo di mercato.
P.S. Il Consiglio dei Ministri ha varato lo scorso giovedì 28 gennaio un omologo disegno di legge sul cinema e l'audiovisivo. Naturalmente, le considerazioni qui fatte si rivolgono anche al nuovo testo e, augurabilmente, all'articolato unitario che ne scaturirà.