sulla ricostruzione di un movimento all’interno delle università

Creato il 30 novembre 2012 da Davideciaccia @FailCaffe

se c’è un problema da risolvere prima di tutti gli altri, esso riguarda sicuramente la carenza socio-culturale dei nostri atenei.

lettera aperta al collettivo studentesco alter.polis

La vostra decisione di mettere in discussione la rappresentanza studentesca è lungimirante, per troppo tempo essa è rimasta una lista di nomi a cui poter scrivere in caso di disguidi e poc’altro più. Tuttavia per avere una efficace prognosi serve un confronto da cui scaturisca una buona diagnosi della malattia da sconfiggere.

Non sentire una chiara appartenenza della sfera sociale Politecnico di Torino, per me è stato illuminante. Palpabile come la nebbia, c’è il fatto che ognuno di noi spesso percepisce di essere ancora una parte troppo minuscola dell’intero, questo è come terra bruciata attorno. Per allargare la comunità in cui viviamo servono maggiori relazioni sociali, proprio quelle che non esistono più.

Il problema della partecipazione studentesca è figlio del guaio forse più grande dei nostri anni: il tempo. Quegli spazi durante la giornata che permettevano di dedicarsi a qualcosa di felicemente non programmato, conoscersi più a fondo, passeggiare, fare una sana discussione o partecipare a un nuovo evento, non ci sono più.

I nostri corsi di laurea sono così fitti che spesso ci si ritrova interi giorni della settimana in facoltà; è in questo modo che si è immobilizzata immediatamente come anestesia prima dell’intervento, la curiosità verso tutto ciò che non è nozionistico, accademico.

Quando ieri alla vostra riunione qualcuno ha parlato di attività studentesca come richiesta di grandi diritti e importanti prese di posizione, non ero d’accordo; qui vi scrivo che l’attività studentesca a mio avviso deve ripartire da iniziative vicine alla dimensione di comunità, dalle piccoli azioni dove adesso non c’è; prima di affrontare temi su cui c’è bisogno di dibattere costruttivamente coinvolgendo molte menti, affrontiamo le criticità a cui possiamo arrivare direttamente e che al contempo avvicinerebbero altri ragazzi. Ho apprezzato le idee semplici (ma efficaci) di chiedere a nome di tutti un aumento delle biciclette in condivisione, dei parcheggi a rastrello, dell’intensificazione dei mezzi pubblici verso l’area universitaria. Aggiungo, garantire una corretta gestione dei corsi da parte dei docenti, il baronato è sopratutto inciviltà: nelle frasi non dette, nei consigli interessati, nei modi scorretti di un professore. e ancora, assicurare un’attenzione primaria ai problemi improvvisi, in questo momento mi viene in mente quando all’inizio di ogni nuovo semestre puntualmente si propongono corsi in aule troppo piccole per contenere tutti: una ventina di studenti (quelli rimasti in piedi, ovviamente) non potranno alzare la voce quanto un tavolino informativo di protesta nel centro del cortile all’ora di punta.

Certo le difficoltà non sono tutte imputabili a così pochi fattori, ma rimango convinto che è nostro compito accorciare le distanze che ci separano e, partendo dal basso, organizzare efficacemente le attività da cui cominciare.

bisogna avere sempre i piedi per terra, solo così le formiche riescono a sollevare cento volte il proprio peso.

Alessandro Zurlo


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