di Ivana Vaccaroni. Insegnare a scrivere è quasi impossibile: si può far migliorare lo stile, suggerire percorsi, stimolare la fantasia ma non bastano l’uso corretto di ortografia e sintassi (che dovrebbero essere già acquisiti dopo le scuole medie) per produrre testi originali, coerenti e coesi. E’ bello esercitarsi con la lingua italiana, ricca, curiosa, complessa ma nello stesso tempo duttile e malleabile. Scrivere non è facile: molti ci provano, pochi riescono. Si rischia di cadere nella banalità, nelle “frasi fatte”, nel “già detto e già sentito”. Eppure c’è un settore che riserva sempre piacevoli sorprese e, ironia della sorte, è proprio quello dell’utilizzo della lingua stessa, cosa che si dovrebbe fare prima di iniziare a scrivere. La classica paura del foglio bianco può essere quindi sconfitta con metodi e tempistiche da imparare in modo efficace attraverso esercizi di stile.
Raymond Queneau intitolò proprio così l’opera che, tradotta da Umberto Eco, ci ha insegnato a “giocare” con la lingua. In tale opera l’autore si avvicina alla scrittura creativa: un modo per giocare, divertirsi ma nello stesso tempo imparare un uso originale delle parole legandole in modi inaspettati, attraverso percorsi insoliti e talvolta addirittura sconosciuti.
Partito da un approccio banale l’ha rielaborato attraverso stili narrativi diversi ottenendo circa un centinaio di variazioni
Notazioni
Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. E’ con un amico che gli dice:” Dovresti far mettere un bottone in più al soprabito”. Gli fa vedere dove ( alla sciancratura) e perché.
Testo complesso, formato appunto da più stili che possono essere riadattati o modificati prendendone uno a modello e lavorando su quello.
Sono quindi molteplici i giochi di parole, ma tutti hanno un senso ben preciso e regole ferree che vanno seguite.
Cambi di contesto
Si parte da un numero preciso di parole e si scopre che possono essere elaborate in contesti assolutamente differenti, costruendo testi sia poetici che in prosa:
Mare luna bimbo gialla suono
Il mare non mi è mai apparso così bello come quando è apparsa la luna, con la sua faccetta di bimbo, diafana di notte, gialla di giorno, così attraente che sembrava trasmettere un suono misterioso attraverso le sue nobili fattezze.
Fanfole
Si definiscono così dei componimenti poetici costruiti con una mescolanza di parole reali e immaginarie create per ottenere effetti sonori. L’inventore è Fosco Maraini, (Firenze, 1912-2004) scrittore, etnoantropologo, autore di divertissement.
Da Gnòsi delle Fanfole:
Il lonfo
Il lonfo non vaterca né gluisce
E molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco, e gnagnio s’archipatta.
E’ frusco il lonfo! E’ pieno di lupigna
Arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e t’arrupigna
Se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio lonfo ammargelluto
Che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
Fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi, in segno di sberdazzi
gli affar faresti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.
Il linguaggio metasemantico porta il lettore ad intervenire personalmente per associare parole e musica data da esse. “La parola è dunque come musica e scintilla” ( Maraini 1994, pp. 15-16)
Parole -valigia Parole -macedonia Parole -giardiniera
Si tratta di unità lessicali ottenute saldando l’inizio di una con la coda di un’altra.
Quelle che conosciamo ma non ne attribuiamo l’origine a tale tecnica sono, ad esempio: ELI-cottero + aero-Porto = ELIPORTO
Calvino stesso coniò tossulta per indicare contemporaneamente due azioni: “tossisce e sussulta” quando tradusse I fiori blu (1965) di Queneau.
Paretimologia
Cioè finta etimologia di una parola vera …
Es. Accozzaglia: raccolta disordinata di cose, persone, mitili.
Ammiraglio: chi assiste con interesse allo spettacolo canoro di un asino.
Ircocervi
Si tratta di mostri favolosi tra capri e cervi. Il gioco linguistico dell’ircocervo è stato inventato da Umberto Eco e indica la fusione del nome di due personaggi noti cui attribuire un significato che li ricordi per alcune loro caratteristiche.
Cesare Pavesi Biscotti dei paesi tuoi
Primo Zevi Se questo è un duomo
Edgar Allan Fo Racconti del mistero buffo
Testi surrealisti ovvero …il gioco della metafora
Si deve allo scrittore francese André Breton ( 1896-1966) il quale, insieme a Louis Aragon e Philippe Soupault, fondò la rivista Littérature e inventò “I campi magnetici”.
Per i surrealisti il gioco con le parole è strumento di rivelazione come unione perfetta tra comunicabile e incomunicabile, dove reale e immaginario cessano di contrastarsi e divengono mezzo per decifrare il mondo.
Esso inoltre rivela significati nascosti, suscita, fa rivivere sensazioni represse e taciute. “Solo considerando la parola in sé e studiando molto da vicino le reazioni delle parole le une sulle altre si può sperare di ridare al linguaggio la sua piena destinazione e con ciò far compiere un grande passo avanti alla conoscenza ed esaltare in pari misura la vita
La mia donna dai capelli di fuoco di paglia
Dai pensieri a lampi di colore
Dalla vita di clessidra
La mia donna dalla vita di lontra tra i denti della tigre
La mia donna dalle spalle di champagne
E a fontana con teste di delfini sotto il ghiaccio
La mia donna dai polsi di fiammiferi
La mia donna dalle dita d’azzardo e d’asso di cuori
Dalle dita di fieno tagliate
La mia donna dalle ascelle di martora e di faggiuola
La mia donna dalle gambe a razzo
Dai movimenti a orologeria a di disperazione
La mia donna dai polpacci di midollo di sambuco
La mia donna dai piedi a iniziali
Lipogramma
Georges Perec nel romanzo La disparition ( 1969) attua questo esperimento: scrivere un intero testo omettendo una vocale, sempre la stessa. Egli infatti scrive 312 pagine senza inserire mai la vocale “e”.
Acrostici Mesostici Telestici
Si tratta di componimenti da leggersi nelle lettere con cui inizia ciascun verso (acrostico)o in mezzo ad ogni verso (mesostico) o nell’ultima lettera dei versi (telestico).
Acrostico Ognuno
Gioca e spesso
Gioisce
Inaspettatamente
Questo breve excursus sulle funzioni del linguaggio, sulle caratteristiche fonetiche e grafiche e sulle articolazioni dei segni linguistici della nostra lingua porta ad affermare che la parola stessa è un oggetto, un mezzo,un congegno e uno strumento materiale da modificare, plasmare, manipolare e adattare a ciò che vogliamo comunicare attraverso ciò che la parola stessa ci fornisce.
Ci sono molte altre tecniche e parecchi altri mezzi per servirsene, ma ho voluto citarne soltanto alcuni per stimolare eventuali discussioni e scambi di opinione in merito a un tema così vario e ricco di spunti.
Featured image, Raymond Queneau