Magazine Diario personale

Sulla soglia

Creato il 11 settembre 2014 da Povna @povna

Al ritorno da Neverland la ‘povna ha trovato da fare un mucchio di orali e di consigli di classe, ai quali ha iniziato ad attendere con buon umore e buona lena. Giovani Marmotte e Anatri si sono dunque alternati al suo cospetto, parlando di storia e narrativa con alternata competenza, cercando di ottenere il sospirato nulla osta per il passaggio alla loro classe nuova. Ma, in tutto il circo, una presenza collettiva mancava ancora, incredibile, all’appello. Ché, tra prima e dopo Neverland, e fino a ieri mattina, sotto una torrenziale pioggia, la ‘povna non aveva ancora avuto modo di reincontrare i Merry Men.
Succede ieri, ed è subito bello. E’ anche buffo e incredibile, se è per quello, ché alla ‘povna – che si era segnata orari ed incombenze ancora prima di volare là sull’isola – era rimasto in mente, per il mercoledì, un impegno delle 8. Impegno che non c’era, ovviamente, ché la scuola richiedeva le sua mansioni a partire dall 9.30; e dunque, tanto per cambiare, il ritorno settembrino nell’anno della quinta coi suoi uomini del bosco è avvenuto all’insegna di quella sintonia che è solo loro.
Già che c’era, la ‘povna ha partecipato ai loro orali attivamente, ha spronato, consolato, si è fatta dare aggiornamenti; si è prenotata per la partita della città della scuola con la sua Juventus (“I patti sono patti, e mo’ mi portate allo stadio, è una promessa!”). Poi loro si sono congedati, più o meno in preda all’ansia, e la ‘povna è andata, in attesa che gli scrutini, alle 14, cominciassero, a preparare il loro primo tema (“Lo facciamo martedì 16 settembre, abbiamo due ore, mi hanno detto” – e loro non hanno nemmeno protestato più di tanto; “Tanto oramai siamo scrittori fatti” – ha commentato il Panda – e gli altri giù a scuotere la testa, a ridere, a annuire).
La ‘povna prepara effettivamente il tema, blindata nell’aula di Sistemi (dove ha ottenuto, potenza delle frequentazioni tecnologiche, una serie di privilegi informatici), che è poi pure quella del Consiglio. All’ora convenuta, si fa trovare pronta. Si esordisce, peraltro, coi Merry Men. “Ti faccio da segretario” – si offre a Ottusa, spontaneamente. Trattiene la rispostaccia che le sale in bocca quando lei (che non sa nemmeno fare “Acc” e “Spegn”) le ribatte un: “Se proprio insisti”; sorride e acconsente mentre Voglio-la-mamma salta su: “Allora dopo lo fai pure per me, eh, che cosa sono queste ingiuste preferenze”; si rassegna all’idea di avere partecipato a tre scrutini totalizzando il record di tre segretariati e due coordinamenti e mezzo, e – poiché non si è offerta per bontà, ma convenienza – atteggia la faccia a una distesa compiacenza, e si procede.
A parte le consuete lamentele (“questa classe non mi studia”, “questa classe è arrogante”, “Orlando è caratteriale” [!], “la Pesciolina è vagabonda”), tutto scivola via, tranquillamente prevedibile. La ‘povna, da dietro la cattedra, sorride a Esagono e all’Ingegnera Tosta, alternativamente. Del resto, mentre una serie di colleghi ha deciso di scappare e – approfittando degli accrocchi delle cattedre – mollare i Merry Men nel bel mezzo della quinta (se ne vanno così Ottusa, Voglio-la-mamma, Patty Albione e pure Cincinnato, che ha avuto il trasferimento per un anno), loro tre viceversa hanno passato un pezzetto dell’estate ragionando, e, al collegio del primo giorno, Esagono ha vinto il coordinamento in pectore, affidato dalla ‘povna e l’Ingegnera attraverso questo libro. Il caso di Sornione (che purtroppo non ha recuperato niente, e si annuncia già insalvabile), la ‘povna lo lascia per ultimo. Sfilano sotto le forche il Panda, Earnest, Riccia, la Pesciolina, Orlando e Stuffy. E poi è la volta di Weber. Un accenno oscuro di Voglio-la-mamma (“Lasciamolo in fondo, preferisco”), mentre era affaccendata a riempire le tabelle, aveva preavvertito la ‘povna che poteva esserci maretta. Weber dal canto suo è rimasto Robin Hood fin dai giorni di seconda: generoso, idiosincratico e arrogante: pronto a prendersi le colpe, e ad aiutare i compagni alla bisogna, ombroso e indisponente con coloro che non ritiene degni; complessivamente una persona dalla gestione assai difficile che, nel migliore dei casi, a tempi alterni non si aiuta. Una parte del consiglio, poi, ci aveva messo del suo per tutto l’anno, e va detto che – quando persone piùcherette si trovano a stringere inusuali sodalizi basati sul diritto a lamentarsi – la situazione, come è, come non è, sfugge di mano.
Weber agli esami di settembre avrebbe potuto fare meglio, e questo è un fatto; non ha fatto peggio di Riccia, o di Orlando, o di Stuffy, per i quali si è decisa una promozione a maggioranza basata su una serie di motivi che sono stati discussi civilmente. Lui, rispetto a loro, presenta una situazione se possibile più limpida, poiché – mentre i compagni proponevano, a giugno, sul resto della scheda una serie di sei onesti, ma assai netti – lui può offrire, sulla sua medesima pagella (insieme alle due materie di rimando), un otto, tre sette, e persino un dieci. Eppure Ottusa prima, e poi Voglio-la-mamma prendono la parola con veemenza: Weber è da bocciare, Weber è un ragazzo ribelle, è antipatico [!] non merita di stare in quinta, Weber ha avuto sei in condotta (“a maggioranza, per i vostri due voti” – vorrebbe ricordare la ‘povna, ma poi si morde la lingua e tace). Tace e basta, perché la situazione si fa spessa. Di fronte a lei gli occhi dell’Ingegnera Tosta le telegrafano la lunghezza d’onda. “Tutto quello che dite forse è anche vero, in parte” – interviene con pacatezza, a voce bassa – “ma una bocciatura sarebbe una punizione eccessiva, comunque; sia per la situazione del ragazzo, sia rispetto agli altri casi con cui possiamo confrontare”.
Esagono dall’altro lato annuisce: “E’ chiaro che Weber deve imparare a contenersi, e a non scegliere di studiare ciò che vuole in base a criteri suoi, personalissimi” – (“Leggi: se ti stima o meno”, pensa la ‘povna; ma poi di nuovo sta zitta) – “però mi pare che la sua intelligenza, e i risultati di questa pagella dimostrino che ce la può fare”.
Si arriva a un punto morto: “E allora votiamo e basta” – la ‘povna lo dice, ma dentro di sé frigge. Perché i voti consapevoli a confronto si stallano su una parità perfetta, e molto dipenderà da che cosa decidono di fare i colleghi che suppliscono gli assenti; e poi c’è Cincinnato. Lui non è un cattivo insegnante, peraltro, ma cambia idea a ogni soffio di vento, la ‘povna lo ha visto supportare vigorosamente, in discussioni sui Merry Men, ora lei, ora Ottusa, senza soluzione di mobilità di collo. Si tratta dunque di riuscire a intercettare la sua mente al punto esatto in cui dovrà votare.
“Chiamiamo Byker e Mickey Mouse”, che sono nell’altra classe. Arrivano, l’Ingegnera Tosta spiega, chiedono chiarimenti. E poi, in una di quelle strane pause di silenzio che ogni tanto capitano senza una scelta consapevole, la ‘povna coglie l’occasione al volo (“ora è il momento”):
“Quanti di noi rimaniamo più con questa classe, l’anno prossimo?”.
Ed è ancora silenzio. Le risposte imbarazzate dei colleghi, i visi rossi, la ‘povna le butta a priori nel retro della testa, ma fa in tempo a registrare lo scintillio negli occhi dell’Ingegnera Tosta, così come il sorrisetto ironico di Esagono.
“Votiamo, allora” – fa lui, senza dire altro.
“Chi è per…” – l’Ingegnera Tosta ha preso la parola, ma il momento è troppo importante per rischiare, e la ‘povna le si cala sulla voce, con apparente noncuranza:
“… per la bocciatura?”.
La mano di Ottusa scatta, tesa, militare, subito. La segue quella di Voglio-la-mamma; Patty Albione è già pentita, la alza buona ultima, borbottando un “Per coerenza”.
Tutto il resto è promozione e storia.
Due ore più tardi, fingendo di andare in bagno, nello scrutinio degli Anatri (durante il quale dovrà effettivamente segretariare pure Voglio-la-mamma), la ‘povna si concede uno scambio di battute in corridoio con Esagono:
“Spero che non sia pentito della scelta” – e lo spera veramente.
“No che non lo sono, ‘povna, stai tranquilla. Anche se…”.
Pausa.
Pausa.
“… anche se?” – fa lei con aria innocente.
“Anche se sei stata abilissima, e un po’ perfida” – allude lui.
La ‘povna ride: “E’ vero, hai ragione, d’altra parte…”.
“D’altra parte…”.
E i giorni passati in estate a lavorare sulla commissione tosta, e i messaggi al provveditorato, i conti, le caselle assumono, improvvisamente, un’aura di pedagogia irreale.


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