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Sulla strada per Aragent

Da Arkavarez

 Sulla strada per Aragent di Daniele Imbornone
Era una mattinata tranquilla e soleggiata a Salmer, grande città a sud del vasto continente di Lurx.
Nonostante fosse piena estate, la brezza fresca che spirava da nord e che filtrava attraverso gli immensi anfratti del monte Kor, rendeva tutto piacevole e rilassante. La grande piazza era affollata; era giorno di mercato a Salmer dopo tutto … e gli artigiani, contadini e mercanti, facevano a gara per accaparrarsi clienti, cosicché le urla, gli spintoni fuori programma e gli incitamenti a lavorare, non mancavano di certo.
L’allegria era di casa e Elenoir, benché distratta dallo studio del voluminoso libro che teneva ancorato sotto il naso, non si perdeva nemmeno uno dei sorrisi di quei bambini che correvano da ogni parte.
Era di passaggio, diretta in vero alla grande accademia di magia di Aragent con solo poche provviste, il libro di incantesimi letto e riletto fino allo sfinimento, e un bastone magico da viaggio consegnatogli dal suo maestro in persona, consigliere del concilio dei maghi dell’intero continente.
A vederla non le si dava più di quattordici anni; capelli lunghi fino ai gomiti racchiusi in una magnifica treccia abbellita da fiori e pelle chiara priva di imperfezioni, un po’ bassina in verità, ma con molta voglia di imparare e seguire le orme del suo mentore di cui non voleva tradire le aspettative.
Ma torniamo a noi … La giovane, stanca del troppo studio, vide un chiosco e decise di fermarsi per riposare la vista mentre sorseggiava qualcosa di fresco. Trovò un tavolino di legno vuoto e decise di fermarsi chiudendo finalmente il vecchio e pesante macigno di pagine giallastre. Socchiuse gli occhi abbandonandosi ai ricordi e alla brezza estiva, e lì, così … passarono i minuti. Ad ogni modo … quando i magnifici occhi verdi della ragazza si riaprirono, Elenoir ebbe una terribile sorpresa … il libro d’incantesimi non era più nell’angolino in cui lo aveva lasciato! Si alzò d’istinto con uno scatto.
Controllò nella borsa da viaggio, sotto il tavolo, all’interno di ogni anfratto della sua tunica rossa, ma niente! “Sono stata derubata!” esclamò infine. Digrignando i denti cominciò a cercare con avidità un volto sospetto a cui affibbiare la colpa del misfatto, solo che attorno a lei c’erano solo bambini e anziani …
Ad un tratto però, la giovane avvistò una figura incappucciata vestita con un lungo mantello nero invaso da fregi che lei conosceva assai bene … “Rune! Sei tu allora il ladro!”
Il personaggio si voltò verso Elenoir ed esponendo un sorriso enigmatico scattò in direzione delle mura di Salmer. “Fermati farabutto!” urlò l’altra urtando la sedia del bar e facendola cadere all’indietro.
Corse verso il soggetto, ma dopo due minuti di estenuante corsa, si rese conto di averlo perso … era incredibilmente veloce. “Il mio libro non si tocca! È del mio maestro!” gridò alterata sbattendo a terra il bastone. Chiuse gli occhi e si concentrò. Recitò una formula magica nella mente e sbatté nuovamente il bastone. Si creò un cerchio alchemico grande un metro quadrato circa ricoperto di fregi e segni in una lingua morta. “Alkias! Mostrati!” un falco dalla meravigliosa livrea grande come un cinghiale adulto si librò in volo emettendo un sordo grido di battaglia. “Alkias! Trovalo!” Come se il volatile avesse capito l’ordine, si fiondò verso l’alto sormontando con un solo battito d’ali la guglia più alta della cattedrale cittadina.
Elenoir socchiuse gli occhi, e magicamente al posto delle mura e dei tetti di Salmer, ora gli si apriva la volta celeste. Era una formula semplice e di grande utilità. Per lei che studiava la sacra arte dell’invocazione era una bazzecola … e vedere ciò che i suoi spiriti osservavano era normale routine.
Dopo un minuto di rabbiosa ricerca lo vide. Stava saltando da un tetto all’altro e da un balcone o staccionata ad un altro come un grillo in direzione della grande porta; se la avesse oltrepassata … sarebbe stata la fine. Aprì gli occhi e scattò nella direzione indicatagli dal falco. Ma quando lo fece, cadde violentemente a terra sospinta indietro da un muro di ferro. “Ma … cosa?!?” si toccò la testa e i capelli ora disordinati mentre cercava di rialzarsi dalla polvere. “Stai a tenta ragazzina!” gridò una voce molto vicina con accento straniero e grave. “Guarda dove diamine cammini la prossima volta!” Era un uomo immenso, portava una pesante corazza nera e oro e un elmo che gli copriva per metà il volto, ma la cosa che più gli colpì l’occhio, fu la vista della grande e voluminosa spada che si portava a tracolla legata da una copiosa imbragatura di cuoio. “Un guerriero dell’ordine?” pensò. “Che ci farà qui?”
“Mi scusi moltissimo signore, ma non ho tempo! Sono molto impegnata!” detto questo, senza nemmeno salutare, Elenoir riprese la sua corsa. Il guerriero dal canto suo ne fu molto irritato … una tale mancanza di rispetto era un’offesa grave … così, decise di inseguirla per darle una lezione.
“Manca poco!” Riusciva ora a vederlo chiaramente, correva veloce verso la salvezza, ma la ragazza era intenzionata a non dargliela vinta, così … “Fenrir! Prendilo!” altra invocazione, questa volta un lupo d’argento con alle zampe lunghi ceppi di catene. L’essere etereo ruggendo ferocemente volò in direzione del ladro scavalcando ostacoli su ostacoli con balzi e salti, e così facendo, riuscì ad andare vicinissimo al suo target, nonostante la calca del mercato vicino. Fenrir spalancò le fauci e sferrò un morso.
L’uomo però saltò verso l’alto con una capriola incredibile e l’unica cosa in cui i denti del lupo si affondarono, fu la veste del ladro che poi venne un secondo dopo abbandonata dallo stesso.
L’ampia veste si posò sopra il lupo e lo ricoprì per intero come una coperta. Elenoir arrivò ansimante un attimo dopo e i due si squadrarono attentamente. Era un uomo alto e molte cicatrici gli ornavano il viso; sotto la veste ora abbandonata, una tenuta blu molto aderente e ai fianchi due lunghi pugnali ricurvi.
“Certe bestie sono pericolose in città … qualcuno potrebbe farsi male.” Asserì ridendo di gusto. Tirò un violento calcio alla bestia intrappolata e questa, dopo un lieve ululato sparì in una nuvola azzurra; l’invocazione era stata spezzata. “Ridammi il libro!” urlò Elenoir sprezzante. “Oh, questo intendi?” Intimò l’altro tirando fuori l’oggetto del misfatto. “Sì, è del mio maestro! Ridammelo!”
“No, sarà molto utile al mio signore; un perfetto regalo per l’inizio della battaglia.” Ammise ghignando maggiormente. “Ci vediamo piccola.” La porta della città era ora alla sua mercé, e solo pochi passi separavano il vile borseggiatore dalla libertà: Quando all’improvviso …
Un turbine rosso proveniente da dietro si abbatté verso il nemico. Questo si abbassò come una volpe selvatica ed evitò il colpo micidiale, ma questo non si fermò lì, ma si spense solo dopo aver tranciato la pesante catena che reggeva la grata di ferro custode dell’arcata, provocando un colossale danno alle mura.
“Non te la caverai, Salum.” Elenoir abbassò la soglia d’attenzione solo per un secondo, ma troppo a lungo per non accorgersi del sopraggiungere del guerriero incontrato al mercato. Combatteva contro il ladro con valore utilizzando la spada estratta in un attimo dal muro. Era molto forte, ma il ladro schivava con facilità ogni offensiva, fino a quando … il primo fu sul punto di prevalere con un colpo fatale. “Mio …” pensò con una scintilla negli occhi. Ma ad un tratto, la preda venne investita da un bagliore scuro e si dissolse letteralmente sotto gli occhi allibiti di tutti. Comparve però istantaneamente sul cornicione più alto delle mura con braccia conserte mentre sorrideva divertito. “Mi dispiace battere in ritirata proprio quando il bello arrivava, ma non ho tempo per voi e la missione l’ho compiuta, quindi … alla prossima amici cari!” detto questo, il misterioso personaggio scomparve oltre la vista dei presenti. Era finita … ma per Elenoir, era una sconfitta in tutti i sensi. “Il mio libro …” Disse singhiozzando.
“Prendi …” Asserì il guerriero di sbiego allungandogli incredibilmente il volume.
“Sono riuscito a prenderlo prima che sparisse.”
“G - grazie …” Disse lei. “Mi dispiace per prima.” Continuò dispiaciuta. “Non importa, anzi, menomale che ti ho seguita per avere delle scuse decenti, altrimenti non avrei mai trovato quel farabutto di Salum.”
“Lo conoscete?” chiese. “E` servitore di Nero, il conquistatore occidentale che minaccia il continente con le sue orde di mostri.” Ne aveva sentito parlare, ma mai così di persona. Era terribile, spietato e assetato di terre. Solo questo. “Meglio che vada ora … prima arrivo a Aragent meglio è.”
“Accedamia di magia?” asserì il guerriero. “Esatto.” Convenne. “Sono diretto lì anche io, per la grande adunata prima della guerra, se ti fa piacere potrei accompagnarti … non si sa mai. Magari Salum potrebbe tornare quando scoprirà che il libro non è più con lui. Il mio nome è Pargament, piacere.”
Si salutarono imbarazzati con una stretta di mano, e raccattati armi e bagagli, i due nuovi improvvisati avventurieri lasciarono Salmer verso Aragent, con più fiducia e un sorriso nuovo sul volto.
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