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Sulla strada per marti

Creato il 09 aprile 2011 da Renzomazzetti
ALVARO FANTOZZI.

ALVARO FANTOZZI.

 

Il due aprile 1922 Alvaro Fantozzi, segretario della Camera del Lavoro della vicina Pontedera, si doveva recare a Marti per una riunione della Lega Mista Operai quando nei pressi di Casteldelbosco venne ucciso dai fascisti. Tre individui lo avevano aspettato in un luogo isolato. Uno di questi aveva fermato il calesse, aveva chiesto se fosse lui il Fantozzi, e lo aveva freddato a colpi di rivoltella. Il giorno dei funerali, il prefetto di Pisa autorizzò a Pontedera un grosso concentramento di fascisti che dimostrava ancora una volta la connivenza delle autorità militari con lo squadrismo. A parte rari cosi come quello di Sarzana, le forze dell’ordine assecondavano ed appoggiavano le azioni squadriste. Al contrario, erano leste a reprimere chi si opponeva fermamente e fisicamente alle squadracce. La violenza fascista si propagava così nelle campagne e proliferavano di conseguenza le nascenti sezioni dei fasci. Le leghe contadine e operaie, le cooperative, i circoli ricreativi erano invece sopraffatti dagli assalti delle camice nere che vigliaccamente si nascondevano dietro i paraventi della forza pubblica. A Sarzana, il 21 luglio 1921, fu invece uno dei pochi casi in cui la forza di polizia intervenne: circa trecento fascisti, che volevano liberare dal carcere Renato Ricci, si dettero alla fuga gambe in spalla perché si trovarono davanti una decina di poliziotti. Alvaro Fantozzi non fu il solo a cadere sotto i colpi dei fascisti. La prima vittima della provincia di Pisa fu il comunista Enrico Ciampi. Dopo di lui ne furono assassinati altri. Come Carlo Cammeo, segretario della federazione socialista, trucidato davanti ai suoi alunni a scuola. Come il maestro d’arte anarchico, Comasco Comaschi di Cascina, assassinato per aver difeso i suoi allievi che erano stati minacciati perché aderissero al fascismo. Come l’oste Luigi Benvenuti detto “Lo Stacciano” che perse la vita affrontando le camice nere ed i cui figli, di 11 e 9 anni, furono intimati e costretti dai fascisti a gettarsi dalla finestra per rappresaglia. Sono solo alcuni nomi di una lunga lista di vittime antemarcia, relativa alla provincia di Pisa, che non si ferma con il 1922, ma che continua anche negli anni successivi. Fotografie sbiadite di un periodo triste della nostra storia, il cui ricordo dovrebbe rimanere indelebile nella memoria collettiva. A maggior ragione in un periodo come il nostro in cui l’antifascismo e la Resistenza sono soggetti ad interventi revisionistici. Ricordare queste vittime significa non far cadere nell’oblio l’essenza del fascismo, foraggiato dai poteri forti contro il movimento operaio e contadino. Dal 2009 il comune di Montopoli ha intitolato una piazza di Marti alla figura di Fantozzi. In precedenza era la Casa del Popolo di Marti ad essergli dedicata, prima che la reintitolassero a Tom Benetollo, presidente nazionale dell’Arci morto nel 2004. La stessa Casa del Popolo che ospitava, e che ospita tuttora, la bandiera della Lega Mista Operai, che nei primi anni venti venne nascosta dai soci per non farla cadere nelle grinfie dei fascisti. Quel vessillo operaio raffigurava su uno sfondo rosso un Prometeo liberato che, a cavalcioni sul mondo, scolpisce con martello e scalpello il nome della Confederazione Generale del Lavoro. Il titano Prometeo che fu incatenato per aver rubato il fuoco a Zeus e averlo ridonato all’umanità, ma anche per aver elargito agli uomini l’intelligenza e la memoria. -Lorenzo Leoni: Alvaro Fantozzi ammazzato sulla strada per Marti, L’Aurora de Lo Spettro, Periodico anomalo contro l’informazione fantasma, Direttore Riccardo Cardellicchio, marzo 2011.

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IGNOMINIA

Lo straniero non sapeva tutto

di quei monti e di quelle colline

non sapeva tutto di quelle pianure.

Lo straniero si smarriva

nei labirinti dei centri antichi

non trovava gli sperduti paesini.

Lo straniero non conosceva quel sentiero

né il sicuro nascondiglio

dove bambini giocarono e ragazzi si uccisero.

Il fascio littorio

Salò e le camicie nere

furono barbarie e distruzione.

Antigone salvò quei neri cadaveri

dalla furia dei perseguitati assassinati

nell’aldilà dove non si perdona.

L’eterna oscurità detenga le spie

e i servitori dei tiranni dannati

nell’infernale pozzo dei traditori.

Nessun civile perdono sia concesso

al morto non uguale al morto

solo rigoroso ricordo.

Ancora sanguinano innocenti ferite

e cumuli di coscienze tremanti

testimonianze perenni

per non ricadere nell’ignominia.

-Renzo Mazzetti-

 


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