Quanti libri compongono Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin? Dipende.
Dipende da qual è la nostra lingua di riferimento, e anche da qual è l’edizione di riferimento. Ho parlato già diverse volte della cosa, fra l’altro qui http://librolandia.wordpress.com/2011/05/05/le-cronache-del-ghiaccio-de-del-fuoco-volume-1-di-george-r-r-martin-occasione-mancata-per-mondadori/ e qui http://librolandia.wordpress.com/2012/02/11/le-cronache-del-ghiaccio-e-del-fuoco-volume-2-uno-nessuno-centomila-libri/.
Stavolta sarò breve. Martin ha scritto, per ora, cinque romanzi, diventati dodici volumi nella traduzione italiana a causa della suddivisione effettuata da Mondadori.
A Game of Thrones è diventato Il trono di spade e Il grande inverno;
A Clash of Kings è diventato Il regno dei lupi e La regina dei draghi;
A Storm of Swords è diventato Tempesta di spade, I fiumi della guerra e Il portale delle tenebre;
A Feast for Crows è diventato Il dominio della regina e L’ombra della profezia;
A Dance with Dragons è diventato I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria e La danza dei draghi.
Perché?
I lettori parlano da anni della cattiva Mondadori che specula alle loro spalle, e certo non fa piacere a nessuno spendere certe cifre e vedere che all’estero le cifre sono completamente diverse. Prendetevi cinque minuti di sfogo, andate a imprecare come e quanto volete e poi tornate qui che ne parliamo, magari con calma e senza azzuffarci.
È ovvio che qualsiasi spiegazione di Mondadori è di parte, la casa editrice vuole spiegare di non essere poi così perfida ma di avere avuto le sue ragioni per aver fatto quel che ha fatto, così come molti lettori più che alle spiegazioni sono interessati alla rissa.
Facciamo un po’ di mente locale. Lo ha chiesto l’editore a me e agli altri presenti all’incontro di lunedì scorso, e ora lo chiedo io a voi.
Il trono di spade è arrivato in Italia nell’autunno del 1999, settembre o ottobre, non ricordo il mese con precisione. Il che significa che le decisioni che lo riguardano, accordo per i diritti con l’autore, traduzione e modalità di pubblicazione risalgono al 1998. Qual era la situazione della fantasy all’epoca? Io ancora non lavoravo in libreria, sono stata assunta… in una Mondadori solo nel 2001, quindi i miei sono ricordi da lettrice. Nord era già in crisi, infatti non compravo praticamente più nulla pubblicato da loro. Fanucci stava venendo fuori con titoli interessanti, ma rimaneva un mercato di nicchia. Molto di nicchia.
Harry Potter e la pietra filosofale era stato pubblicato in Inghilterra nel 1997 e in Italia nel 1998, e ancora non era quel fenomeno commerciale e mediatico che tutti conosciamo. Harry Potter e la camera dei segreti è del 1998 in lingua originale e del 1999 in italiano, quindi siamo esattamente contemporanei con la traduzione di Martin. Io ricordo di aver sentito parlare di Harry Potter and the Globet of Fire e delle code iniziate il giorno prima davanti ai negozi pur di accaparrarsi il prima possibile l’ambita copia del romanzo, e mentre il telegiornale andava avanti con il suo servizio pensavo alle code notturne degli appassionati di tennis per i biglietti di Wimbledon. Era il 2000, in Italia Harry Potter e il calice di fuoco sarebbe arrivato l’anno dopo. Il fenomeno stava arrivando anche da noi, ma la pubblicazione della saga di Martin era già iniziata. Il primo film basato sui romanzi di J.K. Rowling è arrivato da noi nel dicembre del 2001, quando Mondadori era già arrivata al quarto volume delle Cronache, La regina dei draghi.
La compagnia dell’anello, primo film della saga cinematografica di Peter Jackson ovviamente tratta dall’omonimo volume di J.R.R. Tolkien, è arrivato al cinema nel dicembre del 2001 negli Stati Uniti e nel gennaio del 2002 in Italia. In questo caso lavoravo già in libreria, e ho visto l’impennata verso l’alto che hanno fatto le vendite dei libri di Tolkien. Il signore degli anelli per primo, ma anche gli altri, e anche le versioni di lusso delle stesse storie.
Eragon di Christopher Paolini è del 2002, 2003 in Italia. Attenzione, stiamo parlando di due libri/saghe per ragazzi (Rowling e Paolini, anche se la prima è molto apprezzata pure dagli adulti) e del maestro per eccellenza della fantasy, quindi non è detto che le loro vendite possano influenzare il mercato dei romanzi fantasy per adulti. Ho visto una copia del Signore degli anelli in librerie insospettabili, in mezzo a serissimi libri di storia o di diritto, a romanzi d’avventura, classici, storie d’amore, orfano senza nessuna storia fantasy a fargli compagnia. Il signore degli anelli viene letto anche da coloro che non leggono il fantasy, quindi non è detto che quel che vale per lui valga anche per gli altri fantasy. E la narrativa per ragazzi è ben diversa dalla narrativa per adulti.
In più il successo di tutte queste opere (non il successo di Tolkien, ma ormai il libro fa parte dei classici e senza la trilogia di Jackson avrebbe continuato a vendere ma non sarebbe tornato fra i best sellers) è successivo rispetto alla pubblicazione italiana dei primi due romanzi di Martin.
Quindi cosa ha fatto Mondadori? Si è trovata fra le mani un libro molto lungo che poteva spaventare i potenziali lettori proprio per via della sua lunghezza, di un autore poco conosciuto. Io leggevo fantasy da una decina d’anni e fantascienza da ancor prima eppure il nome di Martin non mi diceva nulla. Quali erano le potenzialità di quel libro? Quanto avrebbe potuto guadagnarci sopra? O non si sarebbe forse trasformato in un boomerang, con una perdita invece che un guadagno?
A Fanucci avevano sconsigliato la pubblicazione, sapete. Un suo agente gli aveva detto che era una saga troppo lunga e che non si sapeva quando sarebbe finita. Me lo ha confidato Sergio in persona un bel po’ di anni fa. E anche Fanucci ha pubblicato le sue belle saghe chilometriche. Pensiamo a Terry Goodkind e alla Spada della verità, i cui primi quattro romanzi sono stati pubblicati nella prima edizione suddivisi a metà. Se volete conoscere la vicenda vi rimando a un mio vecchio articolo: http://www.fantasymagazine.it/rubriche/11424/terry-goodkind-la-spada-della-verita/. Quello che qui mi interessa è che nel 1998, un anno prima rispetto alla pubblicazione mondadoriana del Trono di spade, Fanucci pubblicava L’assedio delle tenebre, prima metà del romanzo Wizard’s First Rule che sarebbe stato concluso pochi mesi dopo con La profezia del mago. Nulla di nuovo, con buona pace dei lettori gli editori hanno l’abitudine di pubblicare i romanzi suddividendoli in due o più volumi. Non è la prassi, ma non è neanche nulla di sorprendente. Ne ho parlato qui: http://www.fantasymagazine.it/rubriche/17525/caro-editore-ti-odio-2/. Quando ho scritto questi articoli, Caro editore ti odio, volevo mostrare alcuni problemi davanti ai quali si può trovare il lettore a causa di alcune scelte errate dell’editore, e di questo si sono accorti tutti coloro che mi hanno letta. Però io volevo anche far vedere che a volte i lettori hanno pretese che per un editore sono semplicemente irragionevoli, e questo non è stato notato. Come sempre è più facile vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro che la trave nel proprio. Non sto dicendo di essere perfetta, anch’io ho le mie belle travi e non le vedo, ma forse non tutto quel che non ci piace è davvero colpa dell’editore.
Nel biennio 1998-1999 la fantasy era un genere minore. Non la si trovava negli scaffali dei supermercati e non entrava nelle classifiche di vendita. Per un editore pubblicare un romanzo fantasy era un rischio. Teniamo presente anche che gli standard di Mondadori sono diversi da quelli di Fanucci o Armenia, quello che per i due editori specializzati può essere un grande successo per la casa di Segrate può essere un libro come tanti.
Mondadori ha fatto quello che avevano già fatto altri editori in precedenza, ha diviso il romanzo in due parti. Lo ha fatto con il consenso di Martin, come ci hanno detto in riunione e come spiega anche Martin nel suo sito: http://georgerrmartin.com/faq.html. Per chi non conosce l’inglese traduco rapidamente la risposta alla prima domanda:
Nel mio Paese i tuoi romanzi sono stati suddivisi in più parti, e pubblicati in volumi diversi. Perché lo hai fatto?
Non l’ho fatto io. Lo hanno fatto i miei editori. In Francia, Italia, Germania, Repubblica Ceca, Corea, Cina, Giappone, e in diversi altri Paesi i romanzi sono stati pubblicati in due (o in qualche caso tre o quattro) libri. Da quel che ho capito si tratta principalmente di un problema economico. Questi sono romanzi lunghi in inglese, e in molti casi il processo di traduzione può trasformarli in libri ancora più lunghi. E ogni editore presumibilmente conosce il suo proprio mercato e cosa i lettori accetteranno o non accetteranno in termini di dimensioni del libro e di prezzo dello stesso. Anche alcuni degli editori che avrebbero preferito pubblicare ogni romanzo in un singolo volume – quello inglese, quello tedesco e quello ebraico, per esempio – si sono trovati impossibilitati a farlo nel caso di A Storm of Swords, con la semplice dimensione del libro che lo avrebbe reso costoso in modo proibitivo da produrre per il loro mercato. So che deve essere una scocciatura avere la storia spezzata in due o tre o quattro parti, ma in alcuni Stati la scelta è stata fra una pubblicazione di questo tipo o nessuna pubblicazione. Se non altro sono in buona compagnia. Anche Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien è stato scritto come un unico romanzo. È stato il suo editore a decidere di pubblicarlo sotto forma di una trilogia esclusivamente per motivi commerciali.
Noi ora vediamo Martin ai vertici delle classifiche di vendita. Ci hanno detto che nel 2012 è stato l’autore più importante del settore tascabile. La cosa mi ha sorpresa ma, ripensandoci, non avrebbe dovuto. In fondo ho pubblicato per tutto l’anno, una volta la settimana, le classifiche di vendita, e Martin era sempre lì nella top 100 con più di un titolo. Libreriauniversitaria.it ha ancora ben visibile la classifica dei successi dello scorso anno: http://www.libreriauniversitaria.it/page_top_libri_2012.htm. Se guardiamo gli Oscar vediamo al 22° posto Il linguaggio segreto dei neonati di Tracy Hogg, autrice (almeno in Italia, all’estero non so) di due soli libri. E poi abbiamo Martin 39°, 46° 50°, 54°, 62°, 63° e 80°, con come soli altri inserimenti quelli di Margaret Mazzantini 42a e George Orwell 85°.
In Mondadori hanno ritenuto, con validi motivi, che la pubblicazione di A Game of Thrones fosse un rischio, perciò lo hanno ridotto suddividendo il romanzo in due parti. Non mi piace ma li capisco, e non credo sia giusto continuare a sparlare dell’editore, come fanno in molti, per questa decisione. Giusta anche la divisione in due di A Clash of Kings. Poi però siamo arrivati ad A Storm of Swords, romanzo che è stato diviso in tre parti. Ci hanno spiegato che all’origine avevano deciso di fare parti sostanzialmente equivalenti come dimensioni, e che si sono attenuti al progetto originario. Sarà, ma qui mi convincono meno. Mondadori ha venduto in questo modo tre libri di 400 pagine l’uno, visto che gli appendici contano solo in quanto sono carta consumata (e spesa per loro) e ingombro (necessario) in libreria per noi.
Tempesta di spade è del maggio del 2002. Siamo in pieno boom fantasy, anche se va ricordato che tutte le decisioni sui volumi risalgono ad almeno un anno prima. Erano comunque già usciti il primo film basato sulle opere della Rowling e il primo sul romanzo di Tolkien, e in Mondadori avevano avuto modo di vedere che i romanzi di Martin vendevano. Probabilmente ancora non tanto quanto Terry Brooks (ora ovviamente le proporzioni si sono ribaltate) ma abbastanza da sapere che con l’autore avevano un guadagno assicurato e non una perdita. La pubblicazione di A Storm of Swords in tre parti, Tempesta di spade, I fiumi della guerra e Il portale delle tenebre, è legata a una comprensibile voglia dell’editore di guadagnare di più senza però essere davvero giustificata da esigenze di mercato. Due parti secondo me avrebbero avuto senso, tre sono speculazione.
Con A Feast for Crows siamo ovviamente ritornati a due metà visto che il romanzo è di dimensioni molto simili ad A Game of Thrones. E nuova divisione in tre con A Dance with Dragons, quando ormai sapevano che Martin era un autore molto importante. Speculazione anche qui, ma attenzione, non tanto quanto potreste pensare. Facciamo ancora una volta attenzione alle date.
Aprile 2011, HBO trasmette la prima stagione di Game of Thrones. Subito dopo l’inizio della trasmissione Mondadori fa arrivare in libreria un mattone di 1.600 pagine contenente A Game of Thrones (Il trono di spade e Il grande inverno) e A Clash of Kings (Il regno dei lupi e La regina dei draghi). Se andate a vedere il primo link di quest’articolo all’epoca parlavo dell’invasione dei reparti fantasy delle librerie da parte di Mondadori con i suoi autori di punta. Erano uscite, o stavano per uscire, novità di Brooks e Licia Troisi, ma Martin non aveva nulla in programma. Quando Mondadori aveva deciso di pubblicare il mattonazzo ancora non sapeva che A Dance with Dragons sarebbe stato pubblicato in luglio, e visti i tempi di Martin nessuno può scommettere sull’arrivo di un suo romanzo in libreria fino a quando lui non dichiara di averlo terminato. Nessuna novità per Martin? Benissimo, ripubblichiamo qualcosa di vecchio.
Anche se Le cronache del ghiaccio e del fuoco volume 1 appartiene alla collana Omnibus, la stessa di cui fanno parte il recente Il ciclo del viaggio della Jerle Shannara e Il ciclo degli eredi di Shannara (2011, mentre Il ciclo di Shannara, edito nel 2007, fa parte dei Massimi della fantascienza) il formato (copertina morbida con alette) è uguale a quello di molte raccolte della collana Chrysalide. I primi due volumi di quel tipo risalgono al 2006, le Cronache del Mondo Emerso. La trilogia completa della Troisi e La leggenda di Otori: La leggenda di Otori-Il viaggio di Takeo-L’ultima luna di Lian Hearn. Dopo un anno di pausa nel 2008 è arrivato Le guerre del Mondo Emerso. La trilogia completa, nel 2010 è stata la volta dei Guardiani della notte. La trilogia di Sergej Luk’janenko. Nel 2005, in concomitanza con il film Il leone, la strega e l’armadio, Mondadori aveva pubblicato in quel formato Le cronache di Narnia di C.S. Lewis, un volume comprendente i sette romanzi. Nuova edizione per il volume nella collana I grandi nel 2008, evidentemente non all’epoca non avevano ancora deciso come catalogare i volumi. Quando qualcosa cambia serve un po’ di tempo per assestarsi, e se aumentano le vendite di un determinato genere di libri agli editori serve un po’ di tempo per aggiustare il tiro. Da qui il balletto delle collane. Quello che è sempre presente è la volontà di riunire le saghe di più volumi in questi tomoni giganti. Nel 2008 per I Grandi è uscito Spiderwick. Le cronache di Tony DiTerlizzi e Holly Black, nel 2010 La guerra degli elfi. La saga completa di Herbie Brennan, La leggenda dei guardiani. Il regno di Ga’Hoole di Kathryn Lasky, L’inizio della leggenda. Artemis Fowl di Eoin Colfer e Aiuto vampiro di Darren Shan (libro ormai fuori catalogo). Del 2011 è La saga del lupo. Cronache dell’era oscura di Michelle Paver, Il genio del crimine. Artemis Fowl di Colfer, La grande battaglia. Il regno di Ga’Hoole della Lasky e Il cammino del lupo. Cronache dell’era oscura della Paver. Infine sono arrivati nel 2012 La grande avventura nell’universo: La chiave segreta per l’universo-Caccia al tesoro dell’universo-Missione all’origine dell’universo di Lucy e Stephen Hawking (l’unica racconta non fantasy), e, nel 2013, La saga di Terramare di Ursula K. Le Guin. Tutto questo non per far vedere quanti libri conosco ma per dire che la raccolta di Martin si inseriva in un ampio programma di riproposizione di singoli romanzi in volumi dalle notevoli dimensioni, l’aspetto simile, e che consentivano di leggere tutta una saga o almeno una grossa parte di una saga, in un unico tomo.
Per loro l’idea aveva senso, peccato abbiano trascurato alcuni dettagli. Martin è l’unico autore – Brooks a parte – per adulti. Il libro, nato come semplice accostamento di volumi diversi senza una vera cura editoriale, ha difetti notevoli nell’assenza delle cartine e soprattutto nella presenza di spoiler dovuta alla pubblicazione di un unico appendice. In più fin da subito c’erano dubbi su come proseguire la pubblicazione, visto che A Storm of Swords era troppo lungo per poter essere pubblicato nello stesso volume con A Feast for Crows. Quando, a luglio 2011, è arrivato in libreria A Dance with Dragons, si è visto che pure questo volume era troppo lungo, e quindi A Feast for Crows, compresso fra due volumi giganti, avrebbe per forza dovuto essere pubblicato da solo, rendendo priva di senso una serie di questo tipo, con due romanzi accorpati e tutti gli altri autonomi.
Ultimo “problema”: la serie televisiva. L’hanno sottovalutata. Sapevano, sapevamo tutti, che la serie televisiva avrebbe rilanciato le vendite dei romanzi. Succede sempre così, quindi è una cosa che si può dare per certa prima ancora di vederla. Ma quanto li avrebbe rilanciati? Quando la serie è stata diffusa negli Stati Uniti credo che le vendite italiane siano raddoppiate. Bisognava essere capaci di piratare i video, essere così curiosi da avere voglia di farlo e conoscere l’inglese. Quando la serie è arrivata in Italia le cifre si sono ulteriormente moltiplicate per dieci. Ma a quel punto in Mondadori avevano visto benissimo che aria tirava.
Visto l’aumento di vendite primaverile hanno capito cosa sarebbe successo in autunno e si sono mossi di conseguenza, pubblicando il volume della serie televisiva. È una storia che molti di noi conoscevano da anni, ma vedere in libreria un volume con Sean Bean seduto sul trono di spade ha aiutato di molto le vendite. Commercialmente parlando è stata una mossa azzeccatissima. Ovvio che poi si sono trovati a dover decidere cosa fare con tutte queste edizioni, Oscar bestseller, Oscar grandi bestsellers e mattone. Io ho smesso di rifornire il blocco di carta più scomodo, e suppongo di non essere stata l’unica a farlo. Loro hanno valutato le vendite, ma anche le impressioni dei lettori.
Se io e altre… quante? cinque? persone siamo state invitate all’incontro di settimana scorsa è perché hanno visto l’influenza di internet sui lettori e hanno capito che un dialogo può solo fare bene. Internet – fra cui anch’io – ha criticato quel volume, quindi quel volume è stato soppresso. Nessuna libreria tiene troppe edizioni dello stesso romanzo, non ha spazio per farlo, e quindi dovendo scegliere cosa cancellare si è ascoltato il parere dei lettori.
Ora l’intenzione è di adeguarsi all’edizione originale. Quella americana, quindi arriveremo ad avere cinque volumi per i cinque romanzi già pubblicati. Lo hanno fatto solo ora perché ormai le vendite di Martin sono talmente alte che lui è comunque un guadagno, e anche perché le grida di protesta dei fan erano pure più alte delle cifre di vendita. Lo hanno fatto un po’ tardi per i miei gusti, ma meglio tardi che mai. I fuochi di Valyria e La danza dei draghi verranno comunque pubblicati in edizione Oscar bestseller per quei lettori che stanno acquistando quella collana e vogliono rimanere fedeli al formato che già hanno. Scelta giusta anche secondo me, anche se magari qualcuno potrà dire che lo fanno per guadagnare sulle tasche di chi non riesce ad aspettare. E io non capisco l’impazienza: non è una medicina che va presa in determinati orari. Se un libro non si può leggere subito si aspetta, tanto c’è altro da leggere. E non dite che per me l’attesa è facile tanto ho letto il libro in inglese, io ho aspettato cinque anni per passare da L’ombra della profezia ad A Dance with Dragons. Fra i due romanzi di anni ne sono trascorsi sei, ma ho letto il quarto in italiano e il quinto in inglese, e questo va considerato. In quest’arco di tempo non mi sono mai lamentata per l’attesa. Che non è neppure la più lunga, ho aspettato nove anni per passare da Il Drago rinato a L’ascesa dell’Ombra di Robert Jordan.
Mondadori pubblica i Grandi Bestsellers a distanza di un anno l’uno dall’altro, quindi A Storm of Swords in aprile, A Feast for Crows nel 2014 e A Dance with Dragons nel 2015. L’edizione deluxe vedrà il secondo volume uscire in aprile e il terzo prima di Natale, in modo da allinearsi con l’altra la prossima primavera. La linea editoriale attuale è di riunire quel che prima è stato diviso, quindi è solo questione di tempo per avere il romanzo americano corrispondente a quello italiano. Io ho chiesto che nei volumi venisse indicato chiaramente l’ordine di lettura e la mia richiesta è stata accolta. Vedremo cosa scriveranno, ma intanto in casa editrice hanno capito la necessità di fare chiarezza e di aiutare i lettori ad acquistare i volumi giusti nell’ordine giusto.
Ricordate che per un editore pubblicare troppi libri contemporaneamente dello stesso autore può essere un danno. Il lettore, sommerso da troppi testi, può orientarsi su altro. Quanto ai tempi di attesa fra I guerrieri del ghiaccio e I fuochi di Valyria, e fra I fuochi di Valyria e La danza dei draghi, bisogna pur dare al traduttore il tempo di lavorare. La traduzione italiana è stata una delle più veloci a livello mondiale, quindi evitiamola di prendercela con l’editore per sciocchezze, come ho visto fare da qualche parte. A volte i commenti che faccio qui sono in risposta a cose che ho letto altrove, anche se voi questo non potete saperlo. Ma, conoscendo alcune lamentele, chiarisco tutto in anticipo. Ed evitate qui i commenti sulla traduzione, tornerò ancora sull’argomento (quando ci riuscirò, mi sto spaventando da sola per quanto sto scrivendo) e ne parleremo lì.
E per il futuro? Ecco, questo non lo abbiamo chiesto. Mi era venuto in mente in un momento in cui un’altra persona stava parlando e non potevo interromperla, poi il discorso ha preso un’altra direzione e io me ne sono dimenticata. Quando Martin pubblicherà The Winds of Winter, come arriverà in Italia? Avremo un volume solo, due oppure tre? A questo solo Mondadori può rispondere.