Sulla “velata” critica di Vittorio Messori a Papa Francesco.

Creato il 26 dicembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. La prima considerazione che mi viene in mente leggendo “la riflessione personale” di Vittorio Messori pubblicata quest’oggi dal Corriere.it e titolata “I dubbi sulla svolta di Papa Francesco” è il desiderio di sapere chi gliel’abbia commissionata, dato che è lo stesso autore del pezzo in questione a dire che l’avrebbe “rimandata” se non fosse che gliel’avevano espressamente richiesta: ghiribizzi e furbate leccaculeggianti del giornalismo italico!

Detto questo e tornando alla “riflessione personale” – nonché riconoscendo l’indubbia validità dello spirito che l’ha scritta – colpisce nella stessa il tanto detto per non dire. Di fatto l’articolo è un raro quadro di politichese d’antan applicato alle cose della religione cattolica che – più di tanti altri esempi – dà chiara evidenza di quanto debba essere difficile il cammino di cambiamento intrapreso da Papa Francesco. Detto altrimenti la critica “velata” di Messori non è neppure troppo velata: prende atto del carattere imprevedibile del pontificato di questo papa argentino, una “imprevedibilità” che turberebbe il “cattolico medio, abituato a fare a meno di pensare in proprio, quanto a fede e costumi, ed esortato a limitarsi a «seguire il Papa»”; peccato che non venga data chiara spiegazione di cosa si intenda per cattolico “medio” (mediamente acculturato? Mediamente interessato? Mediamente capace di intervenire nelle dinamiche dirigenziali ecclesiastiche? Etc etc)…. lo faccio notare perché a mio parere l’imprevedibilità di questo straordinario-Papa turba molto di più le coscienze delle alte gerarchie cattoliche piuttosto che i sogni della lay-community per dirla con gli ispirati script-writers di Father Ted.

Colpiscono poi, nel proseguo del discorso, anche le neppur-troppo-velate critiche al Francesco che telefona a Marco Pannella e gli augura “Buon lavoro”, la velata critica al Francesco che si intrattiene con l’intellettuale-ateo Scalfari, al Francesco amico di una classe dirigente sudamericana che starebbe trasformando quel continuente in un continente ex-cattolico. Colpisce insomma questa sorta di j’accuse mediaticamente italico, all’insegna dell’avita “nobile” pratica sottolineo i tuoi “peccati” urbi-et-orbi, ma ad un tempo me ne dissocio e se questo non bastasse dico chiaro e tondo che “ho scelto , per quanto mi riguarda, di osservare, ascoltare, riflettere senza azzardarmi in pareri intempestivi se non addirittura temerari”. Del resto me ne lavo le mani, intellettualmente parlando, e il giudizio finale lo rimetto nelle mani di Dio così come dovrebbe fare la comunità cattolica tutta: Dio non può sbagliare!

Se questi sono i pensieri degli “amici” – e nello specifico di un giornalista come Messori, di norma abbastanza pacato, ma anche dotato di quella che sembrerebbe essere una qualità laica di visione dentro un pensiero fortemente indottrinato – chi sa cosa ne pensano i “nemici” dell’operato di questo straordinario Papa argentino. Nel 2013 è stato proprio Jorge Mario Bergoglio a dire: “La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui”: grande coscienza teologica delle cose, forte pragmatismo o indiscutibile segno di chiaroveggenza? Qualsiasi sia la verità che quel Cristo che tanto ammira possa dargli subito una mano, sembrerebbe ne abbbia davvero bisogno!

Featured image, locandina allo straordinario Father Ted di Arthur Mathews and Graham Linehan

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