E’ inutile girarci troppo attorno: i 300mila voti che separano il vittorioso Maduro dal perdente Capriles sono una grossa delusione che consegna al PSUV una dannunziana “vittoria mutilata”. Tutti s’aspettavano, stando almeno ai pronostici, almeno dieci punti di distacco.
L’opposizione venezuelana ha investito in queste elezioni milioni, per non dire miliardi, ricevuti quasi tutti dall’estero ovvero dagli Stati Uniti, ed ha approfittato della lunga assenza per malattia dell’agonizzante Chavez per iniziare la campagna elettorale già da dicembre. Il paese è stato così congelato in una campagna elettorale durata ben cinque mesi. Tutto questo mentre il PSUV ancora festeggiava la rielezione di Chavez di ottobre prima e gli sviluppi della sua morte poi, fino al tragico epilogo di un mese fa.
La morte di Hugo Chavez non ha rappresentato per il PSUV ed il suo candidato Maduro un formidabile strumento elettorale, come suggerito dai media mainstream, ma al contrario ha seminato il dubbio presso la base chavista su cui hanno così fatto con successo effetto i veleni sparsi dall’opposizione. Molti si sono scoraggiati, pensando che Maduro non sarebbe stato all’altezza del suo grande predecessore, e il paese raccolto nel compiangere il defunto presidente non ha dedicato al “delfino”, come lo chiamano i nostri media, quell’attenzione e quell’approfondimento di cui avrebbe invece avuto bisogno. Vissuto quasi sempre all’ombra di Chavez, Maduro ha infatti dimostrato d’avere un carisma ancora tutto da scoprire e da costruire.
Il magro successo elettorale di Maduro, che certamente potrà essere superato con l’operato che egli svolgerà in questo nuovo mandato (con la beneaugurante ipotesi che ciò gli attribuisca un maggior successo elettorale alla prossima tornata elettorale), offre così alla stampa e alle televisioni occidentali così come alle loro omologhe venezuelane in mano all’opposizione tutti gli strumenti per poter parlare di brogli, innescando polemiche volte a delegittimare politicamente il nuovo presidente. E’ il prezzo che Maduro deve pagare per questa sua “vittoria mutilata”.
Purtroppo è il gioco della democrazia formale: si partecipa alle elezioni e non sempre le si vince con ampi margini di successo. Anzi, vi è pure la possibilità di perderle. Nell’ambito latinoamericano, non sarebbe neppure la prima volta: come non ricordare la sconfitta dei sandinisti in Nicaragua nel 1987, malgrado gli incontestabili successi della Rivoluzione che pure avevano dato ad Ortega una grande popolarità? La democrazia può funzionare solo in assenza di turbative dall’esterno. Tanto in Nicaragua nel 1987 quanto in Venezuela quest’anno (ma anche nelle tornate elettorali precedenti) abbiamo invece assistito a forti ingerenze esterne che hanno turbato l’esito elettorale, con opposizioni fortemente foraggiate e sostenute dagli Stati Uniti a suon di dollari ed esperti di comunicazione.
Maduro dovrà ora portare avanti il disegno di Chavez di sviluppare in Venezuela un’autentica democrazia e società socialiste, in grado di mettere definitivamente l’opposizione golpista con le spalle al muro. Sarà un’opera molto ardua, perchè lo stesso Chavez con tutto il suo carisma e la sua popolarità non v’è riuscito che parzialmente. Eppure Maduro, rispetto a Chavez, ha fama d’essere “un duro”, un politico meno timoroso di Chavez nel portare avanti quelle misure di cui il Venezuela ha tanto bisogno. Lo ha dimostrato, per esempio, con i provvedimenti contro il crimine organizzato e gli speculatori economici. Il tempo ci dirà se Maduro riuscirà in questa ardua impresa. Noi ovviamente facciamo il tifo per lui.
Filippo Bovo - http://www.statopotenza.eu/6902/sulle-elezioni-in-venezuela
Vedi pure: http://informazionescorretta.altervista.org/blog/venezuela-maduro-vince-democraticamente-i-complimenti-di-morales