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Sulle ginocchia di Joyce nella Russia di Putin

Creato il 29 ottobre 2012 da Matteo
La direttrice della "Straniera" [1]Ekaterina GENIEVA: "Nella nostra biblioteca i bambini giocano sulle ginocchia di Joyce"
29.10.2012
In questi giorni la VGBIL, la Vserossijskaja Gosudarstvennaja Biblioteka Inostrannoj Literatury imeni M.I. Rudomino [2], festeggia i propri 90 anni. E proprio ora per la sua direttrice sono giunti tempi difficili – nella biblioteca più moderna e in più dinamico sviluppo del paese si svolge una verifica dopo l'altra. Forse perché la "Straniera" suona quasi come "agente straniero" [3]. Il che è in parte vero – in tutti e nove i decenni della propria esistenza la biblioteca è stata quasi il più efficiente agente della cultura mondiale in URSS e in seguito in Russia.
Ekaterina Jur'evna Genieva mi ha regalato la nuova edizione del classico lavoro del maggior specialista della cultura russa, il direttore della Biblioteca del Congresso degli USA James Billington, "L'Icona e l'Ascia". E anche se il libro vide la luce nel 1966, l'immagine usata da Billington è molto consona al nuovo periodo della storia russa: la propaganda statale si arma di ascia e icona nella lotta alla fronda interna e al contagio occidentale.
Certo, Ekaterina Jur'evna, che ha visto nella sua epoca molte personalità del potere e con molte di loro ha trovato una lingua comune, sa difendersi e conversare con il potere in una lingua ad esso comprensibile. Come seppe fare anche la fondatrice della "Straniera" Margarita Ivanovna Rudomino ("I suoi enormi occhi azzurri aiutavano molto a convincere gli interlocutori", – dice Ekaterina Genieva ). Ma quando rimproverano alla direttrice, mettiamo, il fatto stesso della presenza nella biblioteca di un Centro Americano – cosa si può rispondere qui?
Peraltro il Centro Americano è uno dei quattordici in funzione nella "Straniera". L'ultimo tra quelli aperti è quello Iraniano. Ma questo si può – secondo le nuove regole ideologiche?
Il Centro Americano è uno spazio libero e, come tutti nella VGBIL, computerizzato con libri ad accesso libero. C'è un angolino per i bambini, dove Ekaterina Jur'evna durante la nostra passeggiata per la biblioteca si è stancata e si è seduta smarrita su una seggiola per bambini di plastica colorata. Comunque spera ancora di convincere il potere che i centri cultural-informativi, bibliotecari e di istruzione stranieri sono un bene per il paese Russia, la sua vera "forza morbida", sulla cui utilità recentemente ha parlato il primo ministro. "Noi cerchiamo amici, non nemici, – ragiona Genieva, – e cerchiamo di trasformare i nemici in amici. In qualche modo durante una delle innumerevoli verifiche chiesero: dice, da voi in questi centri non ci sono spie? E io onestamente ho risposto: forse ci sono pure. Solo che il mio lavoro non è evidenziarle, il mio lavoro è il dialogo interculturale".
"Non ci sono toni neri, ce ne sono di grigi"
Proprio questa frase Ekaterina Genieva, sedendo nel proprio troppo modesto gabinetto di lavoro, che un tempo occupò la stessa Margarita Rudomino, pronuncia caratterizzando il proprio primo capo, Ljudmila Gvišiani-Kosygin. E mentre cacciavano la leggendaria Rudomino dalla biblioteca in due ore, nei ricordi su Margarita Ivanovna c'è un episodio penetrante, quando la nuova direttrice le prese le chiavi della cassaforte, dichiarando l'armadio antincendio "patrimonio statale". Tra l'altro nella cassaforte restavano gli effetti personali della persona che per 52 anni aveva diretto la biblioteca."Ljudmila Alekseevna si agitava sempre molto per qualsiasi motivo, – negli occhi di Ekaterina Jur'evna compare un calore ironico, che, dev'essere così, fa terribilmente imbestialire i suoi attuali persecutori, – e io ero la prima che aveva assunto al lavoro. Il comitatino annesso le diceva: legga il modulo, legga! Mezza ebrea, una tesi su un qualche sospetto James Joyce… Ma quella Ljudmila Kosygina fece molto di buono, ottenne per la biblioteca, probabilmente grazie a una colazione con suo papà [4], uno status scientifico. E allora qui comparvero filologi di altissimo valore".
Peraltro il monumento a Joyce, così come quelli a molti altri scrittori, sta nell'atrio della biblioteca, così come tutto qui – accessibile a tutti. Gli ennesimi verificatori, che vanno a frotte nella "Straniera", furono molto insoddisfatti della multiformità dei molti James qui in un solo posto. Sul tavolo della direttrice c'è il libro di un James (Billington, persona-leggenda, che inviò un video-saluto alla "Straniera", legando i suoi attuali successi esclusivamente al nome di Genieva), nell'atrio il monumento a un altro James (Joyce). "Il primo fu il monumento a Heine, che Lužkov [5] donò alla biblioteca – non sapeva dove ficcarlo, – racconta la direttrice, – Molti stabilirono che Heine era sepolto qui. A Pasqua giungevano persone con le uova [6]. Giunsero lettere di "nuovi russi" [7] con la richiesta di organizzare la sepoltura per loro". Genieva è molto orgogliosa dei monumenti, ritenendoli parte della noosfera comunicativa della biblioteca: "La gente dialoga con le ombre materializzate. Presso il busto di Wallenberg ci sono sempre fiori freschi – e non li depongono lì i lavoratori della biblioteca. I bambini giocano sulle ginocchia di Joyce".
Lo stesso, la spia, uno dei James… Peraltro, sui bambini. Uno degli ennesimi verificatori – del controllo valutario (infatti non può essere tutto pulito là, dove la direttrice aggiunge ai 6 milioni di dollari del budget statale 4 milioni di dollari extra-budget – i revisori erano abituati al fatto che questi soldi si rubano e diventano tangenti immediatamente) – chiedeva solo che gli mostrassero quello stesso Centro Americano. E non poteva credere in alcun modo che già si trovasse in esso. "E dov'è l'ufficio?" Ma non c'è un ufficio! Solo libri, solo cataloghi elettronici, solo lezioni in una parlata straniera (in quel momento, mentre vagavo con la direttrice per la biblioteca, là in una sala piena, all'ora in cui tutto il popolo russo in un unico slancio si incollava alle notizie dei canali federali, si teneva una lezione in lingua inglese sull'… ecologia! Beh, si può credere a una cosa del genere?!). Ecco così che, mentre il verificatore continuava ad interrogare la direttrice, nella sala di lettura del Centro Americano entrò a passo di marcia un gruppo di lindi allievi della scuola "Suvorov" [8]. Il revisore ebbe una dissonanza cognitiva. Cosa fanno questi qui? Leggono! "Qui può venire chiunque", – gli fece comprendere Genieva. "E che, posso venire qui con la mia nipotina?" – "Certo, se ha già tre anni".
…Una volta, a un'ora molto tarda, la direttrice scoprì in una delle sale della biblioteca un bambino sui sei anni che malinconicamente picchiava con un dito su un computer, alla VGBIL ci sono ad ogni passo. "Io, certo, stabilii che si era perso e mi proposi di mostrargli la strada, – ricorda Ekaterina Jur'evna. – Ma questi molto irritato mi rispose: "Che mi dice qui – io lavoro qui già da dieci anni".
Proprio dieci anni (sui suoi sei), e proprio "lavoro".
"Il tempo Le sarà testimone"
Qui giungono bambini che ancora non sanno leggere. E dove finiscono? Finiscono, come si esprime la direttrice, "nello spazio dove ci sono punti di stupore": una moltitudine di libri e persone che leggono. Nelle sale di lettura può non esserci troppa gente, ma nella biblioteca ci sono tante iniziative quanti giorni in un anno. Alle mostre, alle lezioni, nei centri di istruzione una mela non avrebbe dove cadere. "Cos'è la nostra biblioteca? Il mondo intero in uno spazio informativo-culturale. Chi siamo noi? Siamo creati dai libri che abbiamo letto", – ragiona Ekaterina Jur'evna. "Secondo me, questa è un'importante missione statale – sostenere tali biblioteche", – dice di nuovo un po' smarrita, come se qualcuno dall'alto gabinetto le avesse appena detto letteralmente che la Terra sta su tre balene [9] e non è tonda. Ma secondo me, proprio questo spaventa anche l'attuale stato. Lo spaventano le persone che leggono libri. Peggio, libri intelligenti. Peggio ancora – libri in lingue straniere.
Ora la discussione si volge sul fatto se la gente con il hijāb violi il carattere laico dello stato. (La gente in camicia nera e i cosacchi bardati, probabilmente, non violano il carattere laico dello stato.) Ma nella Biblioteca di Letteratura Straniera leggono libri ragazze con il hijāb e ragazze con i fazzoletti da testa – quelli con cui vanno nelle chiese ortodosse.
Peraltro, Ekaterina Genieva diventò direttrice grazie a padre Aleksandr Men' [10], il cui ritratto e la cui fotografia stanno nel suo gabinetto. Non nel senso che le dette protezione. Aleksandr Men' la convinse ad accettare questa carica. "Non ho tempo per un lavoro amministrativo", – respinse Ekaterina Jur'evna. "Perché?" – precisò Men'. "Sono una filologa, scrivo". – "Chi è Lei, Lev Tolstoj?" 
E poi aggiunse: "Il tempo le sarà testimone".
Nel 1991, su iniziativa di Ekaterina Genieva il luogo di culto dedicato ai santi Cosma e Damiano, appartenente alla VGBIL, fu restituito alla chiesa. Questo testimonia una targhetta: "Il libro salvò il luogo di culto". I sacerdoti hanno approfondito le proprie conoscenze di slavo antico nella Biblioteca di Letterature Straniere.
Genieva è stata inviata per più di due decenni. O comunque di più?
"Una biblioteca esiste in eterno"
Sì, certo, le citazioni di Jorge Luis Borges, grande bibliotecario, sono consumate fino a farci dei buchi. Ma per questo sono precise. Questi definì la biblioteca un paradiso e un universo. "L'Universo – alcuni lo chiamano biblioteca…»; "Una biblioteca esiste ab aeterno». Cioè in eterno.
In eterno? In Russia in qualsiasi struttura lavorativa tutto è troppo fortemente legato al carisma, all'energia, all'intelligenza della prima personalità. La "Straniera" dopo Margarita Rudomino è diventata un'altra, ma è sopravvissuta. La "Straniera", quando già dopo Kosygina le inviarono un nuovo direttore, che non voleva un collettivo, dichiarò uno sciopero, una delle ispiratrici del quale fu Ekaterina Genieva, presidente del Consiglio del Collettivo di Lavoro. Erano i tempi della democrazia gorbacioviana e il collettivo ottenne il diritto di scegliere il direttore. Il 30 ottobre 1989 fu eletto direttore Vjačeslav Vsevolodovič Ivanov [11].
L'89enne Margarita Ivanovna Rudomino quello stesso giorno mandò una lettera al collettivo: "Ho voglia di vedere la nostra Biblioteca come una biblioteca autonoma, una forte biblioteca scientifica, come un autentico centro di conoscenza della cultura mondiale e della scienza, (…) fornita di computer, catalogo automatizzato e altri nuovi mezzi tecnici".
Tutto questo adesso c'è, si capisce. Ma ecco cos'è importante. Nell'articolo su Rudomino Genieva scriveva: "…era destinata ad inventare un modello di biblioteca che si sviluppa da sola". Infatti dalla "Straniera" all'epoca di Margarita Rudomino si svilupparono la casa editrice "Progress" [12], l'Istituto "Maurice Thorez", la rivista "Inostrannaja literatura" [13]. E Ekaterina Genieva si tiene a quella concezione dei punti di crescita che attirano a se ciò che gli economisti chiamano "effetto moltiplicativo". Per esempio, da un atto coraggioso – l'"ordine" da Parigi nel 1989 di un camion con letteratura della casa editrice YMCA-Press (10 anni di reclusione) – nacque il Centro Culturale Francese. La logica dell'auto-sviluppo ha portato alla comparsa di quegli stessi centri di cultura e libri di paesi e nazioni. 5 milioni di unità conservate, libri in 144 lingue, collaboratori che parlano 57 lingue e ricevono stipendi non tanto piccoli – in media 30 mila rubli [14] (ma adesso il Ministero della Cultura ha promesso perfino il loro aumento). 250 mila lettori vivi all'anno, che toccano i libri con le mani.
In qualche modo Hugo Chávez aprì personalmente il Centro Latino-americano nella biblioteca. "Ma Lei sa che accanto al vostro centro c'è il Centro Americano?» Chávez guardò attentamente la direttrice e rispose alla domanda con una domanda: "Ebbene?" Per lui "ebbene", ma per i nostri capi e revisori non è affatto "ebbene"…
…Auto-sviluppo in tutto. Ecco che se solo si ferma il lavoro, i punti di crescita possono trasformarsi in punti di decadenza e di degrado. Sopprimi questi centri oggi, svergognali come "agenti stranieri" dentro la "Straniera" – e che sarà della biblioteca? Ed ecco che cessa di essere il luogo di ciò che nella tesi di dottorato di Genieva si chiamavano "comunicazioni interculturali", la si priva di uno status oggi tanto organico di social network non anonimo e non virtuale, dove giungono a tenere un dialogo e a leggere.
Molti ricordano ancora la sala per fumatori alla Leninka [15] come la loro seconda università. Perché la sala per fumatori era uno spazio di dialogo. Nell'attuale "Straniera" neanche fumare, seguendo gli insegnamenti di Dmitrij Medvedev, è obbligatorio. Perché il dialogo si può tenere in ogni metro quadrato di questo edificio, che un tempo sembrava ai precedenti frequentatori assidui della "Straniera", per esempio Vladimir Pozner [16], troppo grande e scomodo. Ma oggi questo è un luogo già "venerato" da alcune generazioni di lettori e perciò fuori moda in senso buono e perfino il colosso staliniano sulla Kotel'ničeskaja [17], vicino alla biblioteca, sembra addomesticato e non terribile.
"La biblioteca è una struttura di dialogo, – ragiona Ekaterina Genieva, – un luogo dove si svolge un dialogo interculturale, interconfessionale, interetnico. La biblioteca non è schede di catalogo o firme elettroniche. E non è neanche semplicemente un deposito di libri. Borges diceva che il libro è morto finché non lo tocca il calore di una mano umana. Ma l'epoca di Gutenberg, ammettiamolo tra noi, sta finendo, Internet diventa un'altra forma di esistenza del libro. E la biblioteca cessa di essere un deposito di "tavolette d'argilla". Qui se giungono per qualcosa, è per il dialogo socio-culturale, per la navigazione umana. E il bibliotecario diventa qualcosa a metà tra un attore, uno psicologo, un insegnante e un illuminista". "Un venditore", – suggerisco. In questo, forse, sta la principale innovazione della VGBIL, che adesso sta diventando lo standard per tutte le biblioteche.
"Peraltro, – continua Genieva, – delle piccole biblioteche, se vogliono sopravvivere, ciò le riguarda in maggior grado. Devono diventare centri di dialogo umano".
Ciò riguarda anche la stessa professione di bibliotecario. Uno dei problemi è l'età media dei lavoratori della biblioteca. Quello che nella lingua dei sociologi si chiama "50+". Garri Bardin, che ha partecipato alla discussione giubilare alla "Straniera", rivolgendosi all'enorme pubblico della Sala Grande, con la sua profonda voce baritonale che è un marchio ha proferito: "Sembrate più giovani". E non li ha offesi, ma li ha fatti ridere. Onorando la VGBIL e Genieva, il direttore della Biblioteca Storica Michail Afanas'ev ha detto che è orribile quando la stessa parola "bibliotecario" si associa all'epiteto "modesto". "Non voglio che dei bibliotecari dicano: eroi e santi. Voglio che siano normali, preferibilmente giovani, uomini e donne, che hanno la possibilità di vivere e guadagnare degnamente. E in questo senso dev'essere la volontà politica dello stato", – ragiona Ekaterina Genieva. Ecco allora che la biblioteca – nel senso ampio della parola – esisterà secondo la formulazione di Borges, ab aeterno, in eterno.
…Forse divulgo un qualche segreto, ma Ekaterina Jur'evna Genieva ha da lottare duramente con la volontà politica dello stato, che non di rado è indirizzata non in favore della biblioteca,ma contro di essa. Tener botta per due decenni, essendo una fragile donna-filologo e non un ferreo commissario del popolo staliniano, in altri casi sarebbe un motivo per cedere la posizione… Ma: le persone – non obbligatoriamente solo i capi – si saldano alla biblioteca. Ma: l'odore della biblioteca, che ha attratto alcune generazione, tra cui anche la mia, che negli anni '80 pascolava nello spazio tra il cinema "Illjuzion" e la VGBIL. Ma: i libri, vivi perché li toccano con le mani. "Аha, anche per Lei è importante questo contatto tattile…" – mi acchiappa la direttrice mentre carezzo le costole di vecchie enciclopedie.
In mia presenza nella posta elettronica di Genieva è giunta una lettera di Ljudmila Ulickaja [18]. Di auguri – in generale la "Straniera" ha 90 anni. La lettera iniziava con le parole "Cara mia!". Con l'ironia aristocratico-trattenuta propria di Ekaterina Jur'evna dice: "Inizialmente pensavo che fosse per me". No, con questo grado di intimità Ulickaja si rivolgeva alla "Straniera": "Sono grata a te e a tutti i tuoi collaboratori – dal direttore alla donna delle pulizie – per quell'atmosfera che si respira tra le tue mura. E' l'atmosfera della cultura. Viviamo in un tempo difficile e sappiamo da molto che la scienza si può usare nei modi più schifosi, ma con la cultura questo non succede: se la si indirizza a scopi anti-umani, cessa di essere cultura e muore".
Andrej Kolesnikov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/55145.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Nome colloquiale della Biblioteca Statale Panrussa di Letteratura Straniera, di cui poi.
[2] Biblioteca Statale Panrussa di Letteratura Straniera "M.I. Rudomino" (il corsivo è mio).
[3] "Agenti stranieri" sono definite da una recente legge tutte le organizzazioni russe finanziate dall'estero.
[4] Aleksej Nikolaevič Kosygin, primo ministro dell'URSS dal 1964 al 1980.
[5] Jurij Michajlovič Lužkov, sindaco di Mosca dal 1992 al 2010.
[6] Uova di gallina benedette, che vengono lasciate sulle tombe per far partecipi i morti del pranzo pasquale.
[7] I russi arricchitisi dopo il crollo dell'URSS, tanto facoltosi quanto cafoni.
[8] Scuola militare dedicata al generale del XVIII secolo Aleksandr Vasil'evič Suvorov.
[9] Antica leggenda russa.
[10] Aleksandr Vladimirovič Men', sacerdote ortodosso, grande figura spirituale e culturale della fine dell'epoca sovietica.
[11] Filologo e traduttore, figlio dello scrittore sovietico Vsevolod Vjačeslavovič Ivanov.
[12] "Progresso".
[13] "Letteratura Straniera".
[14] Circa 740 euro.
[15] Nome colloquiale della Biblioteca Statale "V.I. Lenin" di Mosca.
[16] Vladimir Vladimirovič Pozner, giornalista televisivo.
[17] Lungofiume del centro di Mosca, in una zona che era anticamente una borgata di calderai.
[18] Ljudmila Evgen'evna Ulickaja, scrittrice russa contemporanea.

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