Peccato che di stare un po’scialli i rappresentanti della maggioranza non abbiano proprio avuto voglia di stare. Il ministro Maroni per tre giorni (in vista del discorso pubblico di Berlusconi a Milano) non ha fatto che ripetere oscure frasi relative a un “clima irrespirabile” a “seminatori d’odio” e “rinnovate minacce terroristiche” accomunando il “tentato attentato” a Belpietro con l’allarme (ciclico) del Governo degli Stati Uniti per possibili attentati nei luoghi tutristici d’Europa, non si capisce se fatto dal Ministero degli interni per prevenire eventuali danni a cittadini americani in vacanza in caso di attentati di Al Queda o dal Ministero del turismo USA per convincere i cittadini americani a fare le vacanze in patria. Ci ha messo del suo anche il portavoce del PDL Gasparri tuonando contro Armando Spataro, magistrato simbolo della procura di Milano per le indagini contro il terrorismo, al quale sarebbe stato affidato il caso Belpietro, dicendo che è una vergogna che indagini così delicate vengano affidate a una (presunta) “toga rossa”. Non solo contro le sentenze si scagliano i Berluscoidi, adesso, ma anche contro le indagini. Il che, se non altro, rinfocola l’impressione che ci siano bufale in atto.
Se a questo si aggiungono l’ormai innegabile apertura della prossima campagna elettorale (si vota a gennaio o a marzo? questo è l’unico vero quesito), il fatto che a Berlusconi (mai così basso nei sondaggi di popolarità in 16 anni) evidentemente fa bene essere vittima di contestazioni violente (dopo la statuetta che, sempre a Milano, gli è arrivata sui denti lo scorso dicembre ha recuperato circa sei punti di popolarità di botto) il sospetto che il discorso di Milano di ieri potesse diventare l’occasione per inscentare un finto attentato quantomeno aleggiava.
Fantascienza? Tant’è che ieri Berlusca il discorso che doveva fare alle 16,30 non lo ha iniziato fino alle 17,15. Versione ufficiale: c’erano state minacce telefoniche di attentati tuttavia giudicate molto improbabili anche dalla Polizia, visto che il discorso Berlusca mica lo ha fatto in piazza, ma al Castello Sforzesco, per l’occasione ben più blindato di quando Ludovico il Moro si difendeva (inutilmente) dalle forze francesi cinque secoli fa.
Insomma, stavolta c’è andata bene. La minaccia era talmente poco credibile che nessuno ha provato a metterla in atto. Ci andrà altrettanto bene nei prossimi mesi? Ci aspetta un Natale rovente di polemiche e (noise, inutili, asfissianti) beghe politiche in vista del voto del 2011. La maggioranza ha molto da far dimenticare agli italiani, fra cui storiacce poco chiare come quella della P3. Speriamo solo che non voglia farlo rescuscitando spettri agghiaccianti di anni sfortunati, come quello delle piazze piene di P38…