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Sulle onde di un sogno

Creato il 24 novembre 2011 da Postscriptum

Sulle onde di un sogno

Cosa può passare per la mente di un artista quando decide di mettersi all’opera? Secondo me la non-decisione. Il segreto sta proprio in questo: lasciarsi trasportare da quelle sensazioni, da quelle passioni, da quegli aspetti esistenziali che più di altri hanno lasciato un segno dentro noi stessi.

E’ un modo per cercare di far sì che quel segno rimanga indelebile ed in un certo senso si traduca in un’emozione tangibile, non solo per lo stesso artista che lo ha vissuto in prima persona, ma anche per coloro che a quell’opera si avvicinano.

Ludovico Einaudi è uno di quei musicisti che sa condurre per mano verso un mondo intimista, sa guidare in un’atmosfera ricca di sentimenti, in cui tristezza e gioia riescono a fondersi, diventando come due pietre che arricchiscono lo stesso gioiello.

Le sue dita – tramite il pianoforte – danno vita a melodie che sembrano lineari e semplici, ma in realtà racchiudono, come un prezioso scrigno, una vastità di complessi stati d’animo.

Non è facile riuscire a definire il genere cui appartiene la sua musica; si può dire che ci sia un giusto intreccio tra la preponderante musica classica e il genere pop e contemporaneo.

Apprezzato per le composizioni da camera e orchestrali, ha avuto nella sua carriera il privilegio di eseguirle al Teatro Alla Scala, alla Queen Elisabeth Hall, al Lincoln Center di New York, ecc.

Molto conosciuto anche per la sua collaborazione con il mondo del cinema, ha scritto ed eseguito varie colonne sonore di film (tra i tanti, il noto “Doctor Zhivago” e “This is England” ).

Mentre Nanni Moretti, per il suo film “Aprile”, sceglie alcuni brani tratti da “Le onde” del 1996. Per questo lavoro, Einaudi, si ispira a “The Waves” di Virginia Woolf. Romanzo fondato sulla tecnica dello Stream of Consciousness (le coscienze dei personaggi, ovviamente), attraverso cui la scrittrice narra i fatti, pur tralasciando volutamente le azioni materiali. È un Flusso che ricorda, per l’appunto, l’intreccio delle onde, evanescenti e fuggitive.

Già dal titolo il cd evoca grandi spazi aperti in cui si delineano all’orizzonte malinconiche atmosfere di acusticità classica. Dà l’idea di evoluzione costante, in cui non si ritorna mai al punto di partenza, come un susseguirsi di movimenti in cui uno non è mai uguale all’altro. Il viaggio che intraprendiamo, è un percorso che si compie dentro di noi, un viaggio che non si sa bene dove condurrà e che può essere accompagnato dalle magiche note che da un pianoforte si sprigionano.

Lo stile è sempre garbato e sobrio, non solo in questo cd ma in ogni suo lavoro. Ogni traccia composta dà un senso di apertura e di respiro. Mi riferisco soprattutto al secondo pezzo (link) che si intitola come il cd e la cui melodia rispecchia il continuo rincorrersi del mare che insegue se stesso, questo incessante ricercarsi, riprendersi, incontrarsi e lasciarsi per poi riprendersi nuovamente. Un turbinio di movimenti, attimi e pensieri che si legano a questi suoni. O ancora “Questa Notte”(link), un modo per accompagnarci tra sogni e incubi, con un suono che spazia tra la definizione e la profondità.

Poi “Tracce”(link) è una continua evoluzione, dall’inizio inquietante che poi piano piano diventa più dolce… una sorta di metafora del rinascere.

Il malinconico romanticismo pianistico ben si delinea in “Ombre (link)”  e  ”La Linea Scura”(link) che – con il pianoforte che procede nella sua incalzante e crescente armonia – sembra rimandare all’avanzare di una fredda giornata invernale.

Mentre “Dietro l’Incanto”(link) cela tutta l’amarezza di un’illusione svanita.


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