Magazine Cultura

"sulle orme del gambero": alla ricerca dello sbaglio

Creato il 12 dicembre 2013 da Alessandro @AleTrasforini
"Il 19 aprile 2013 è la data che ha segnato il collasso della classe dirigente di CentroSinistra in occasione delle elezioni per il Presidente della Repubblica. [...] una storia al contrario, sulle orme del gambero, per cercare nel passato vicino e lontano le ragioni degli affanni di oggi. Con l'obiettivo di trovare nuove energie nella lotta. Con la volontà di tornare a vincere.  Lo sguardo sulla vicenda della sinistra italiana è severo e autocritico: la speranza è che i giovani militanti [...] sappiano fare meglio della generazione che ancora si trova nelle postazioni di comando, pur avendo subito pesanti sconfitte.  Di queste si cerca la radice nelle [...] tradizioni culturali della sinistra italiana e in particolare in quella comunista [...]. Non aver superato criticamente tutte le tradizioni, non aver saputo prendere il meglio lasciando cadere le zavorre, ha appesantito il bagaglio. [...]  non si è saputo impedire che un personaggio inaudito prendesse la guida del Paese portandolo fuori strada.  E tuttavia non sono stati solo limiti soggettivi.  Si è dovuto combattere [...] contro un ciclo della storia mondiale che ha conosciuto il grande inganno del [...] 'trentennio liberista'; e l'Inganno è destinato a durare [...] fino a quando non sorgerà un'alternativa politica, un nuovo pensiero, una positiva critica di civiltà."
E' questa l'introduzione al libro "Sulle orme del gambero", scritto da Walter Tocci e pubblicato da Donzelli Editore.  Si tratta di un libro dedicato a tutti coloro che vogliano provare ad approfondire le ragioni di troppi mancati successi, a coloro che cercano una serie di risposte fondate alla supponenza di una (certa, non tutta) classe dirigente che con l'invecchiamento sembra aver aumentato la propria dose di incompetenza ed incapacità di decifrare i cambiamenti di una società. Il tutto a discapito dell'esperienza (solo teoricamente) accumulabile, purtroppo. Tale opera cerca di contribuire all'analisi necessariamente da compiere a posteriori dell'ennesima occasione sprecata, dell'ennesima "prova provata" di una mancata svolta per l'intera società italiana.  L'opera di analisi e studio degli errori commessi è un'attività da svolgere con attenzione e competenza, senza incorrere in superflue ed inutili generalizzazioni certamente non adatte alla complessità del momento storico ed economico. Come poter svolgere questo "passaggio" cruciale e determinante per poter meglio (aver qualche speranza in più di) riorganizzare il futuro di uno schema ideologico e l'avvenire di uno Stato?  La sola strada possibile è quella di tornare con gli sguardi all'indietro, al fine di poter meglio "controllare" tutto ciò che non è stato fatto a regola d'arte: 
"[...] La sinistra poteva cambiare il Paese e non c'è riuscita.  Abbiamo avuto la grande occasione della nostra vita politica e l'abbiamo mancata.  Bisogna raccontare la storia a ritroso per capire le cause vicine e lontane dell'insuccesso della nostra generazione. Bisogna andare indietro sulle orme del gambero per scovare sotto le pietre le cause delle sconfitte. Solo così si prendono le decisioni che ribaltano le pietre. [...]"
La necessità di raccontare questa "storia a ritroso" deve forzatamente implicare la possibilità di ragionare attorno alla necessità di rielaborare nuovi piani e rinnovate logiche per costruire un futuro che dovrà essere per forza di cause migliore: fare peggio rischia di essere davvero difficile.  In un contesto economico e sociale nel quale una forma "generalmente diffusa" di crisi sembra aver minato credibilità e dignità della parola "politica", l'autore dell'opera ci ricorda la ragione più grande che dovrebbe essere riabilitata per (ri)costruire davvero questo fondamentale "spazio" di discussione ed azione per restituire lo slancio ad un Paese (dis)perso. Tale (ultima?) possibilità è rievocata e racchiusa nell'Articolo 49 della Costituzione Italiana, laddove si riconosce il diritto dei cittadini di "associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".  Il fine primario della "politica" dovrebbe essere infatti quello di costruire qualcosa per il bene comune, senza tutelare personalismi e/o interessi di parte. Condizionale d'obbligo, visti i tempi e certe (oscene) notizie.  L'autore, ricordando questa che dovrebbe essere una suprema necessità, riconduce tale problema ad un'esperienza personale percepita come ormai troppo lontana: 
"[...] Nel mondo antico da cui provengo la disciplina non era un vincolo regolamentare, ma un atto spirituale: il senso nobile di sacrificare il proprio punto di vista a favore di un pensiero collettivo che si fa azione; anzi di più, una terapia antinarcisistica che regala la forza di trovarsi insieme agli altri a cambiare il mondo. [...]"
Davanti ad un'Italia distrutta e ad una folta schiera di italiani delusi e/o (dis)illusi, purtroppo giustificabilmente, qualsiasi "senso nobile" sembra essersi quasi completamente estinto dalle fibre della Sinistra.  Parte del (de)merito di tale vicenda è forse anche imputabile a quel già citato "grande Inganno", in base al quale per il futuro che ci attende rischiano di essere irrealizzabili e non concretizzabili tutti i progetti riconducibili ad un'etica di "Sinistra". Il linguaggio sovversivo della verità con cui cercare di informare e sensibilizzare adeguatamente elettori e/o simpatizzanti rischia di esser stato, su questo fronte ma non solo, tremendamente silenziato e/o enormemente silenzioso.  Lo spazio per "politiche di Sinistra" a seguito della crisi e di certe discutibili azioni promosse per "calmare" i cosiddetti "mercati" rischia di essersi fortemente ridotto: quante risorse è possibile smobilitare ed immettere nel sistema per minimizzare le disuguaglianze e/o per concretizzare ideali di equità e giustizia sociale?  A domande come queste una "Sinistra" dovrebbe rispondere senza demagogia, illusione o semplificazione; a tali domande una "Sinistra" potrebbe rispondere provando anche a fare una dettagliata analisi dei propri errori (fatali e) fatalmente sottovalutati.  La necessità di procedere sulle "orme del gambero" presuppone anche la necessità di procedere con cautela nell'analisi del passato, al fine di poter meglio comprendere ciò che non è andato come avrebbe potuto.  Per questo motivo, infatti, l'autore e Senatore della Repubblica ha ritenuto essenziale "dislocare" i ragionamenti su qualche punto di dignotoso approfondimento: 
  1. Una storia a ritroso: partendo dal bilancio di una generazione capace di collezionare sconfitte senza (apparentemente) trarne esperienze ed insegnamenti (utili), emerge la necessità di indagare approfonditamente nel passato per provare a costruire un nuovo modello di sviluppo ed una forma di "partito nuovo" soddisfacenti per affrontare le complessità del futuro che ci attende;
  2. La divagazione della Seconda Repubblica: con "umità costituzionale" e con spirito critico (o criticamente disilluso) deve essere possibile adoperarsi per apprendere al meglio gli sbagli che hanno condotto ad una superflua ricerca del consenso, ad un "immobilismo riformista" capace di consegnare Italia ed italiani ad un attendismo poi degenerato in "paralisi socio-economica";
  3. Teoria e pratica dell'Inganno: con consapevolezza derivante da un "senno di poi" provato con l'esperienza diretta, è possibile indagare sul destino che attende il pianeta e l'Italia, al fine di comprendere se sia ancora possibile adoperarsi per dare avvio ad una svolta che permetta di (ri)costruire un Paese totalmente devastato;
  4. Alla rovescia del mondo: fra paesaggi italiani, utopie e piazze è necessario adoperarsi per ricercare rinnovate forme capaci di creare lavoro e rinnovare le fibre di un tessuto economico"lancinato"ed ancora lancinante, quasi fosse ancora possibile salvare merito, Istituzioni, giustizia sociale ed uguaglianza collettiva;
  5. Sulla dignità del Politico: l'analisi di questo concetto presuppone, in virtù dello status quo imperante, la possibilità di comprendere le ragioni che hanno condotto (giustificabilmente) la credibilità del fare politica ai minimi pensabili.
E' davvero possibile per una certa classe politica riconquistare la dignità e la credibilità perdute? A questa domanda si potrebbe rispondere cercando di sfruttare le spinte (costruttive) fornite dallo sdegno e dall'indignazione collettiva e tremendamente percepibile. Nel caos e nella complessità contemporanei, purtroppo, i primari significati di questi concetti sembrano essere andati dispersi: 
"[...] Il successo ha portato la parola 'in-dignazione' a esagerare e a perdere la modestia delle distinzioni.  Si è confusa con la parola 's-degno' che, pur assomigliandole per via della comune radice della dignità, rappresenta il contrario.  L'indignazione esprime la passione di una parte in lotta contro un'altra.  Lo sdegno, invece, è il rifiuto totale di un mondo indifferenziato. Entrambe esprimono un'insofferenza verso lo stato di cose esistente ed aspirano a superarlo in una dimensione altra, ma attraverso modi [...] differenti. L'indignazione è lo stato d'animo propedeutico ad un'azione politica, non solo radicale ma anche riformatrice, poichè rappresenta i problemi della società come divisi in conflitti di interessi e di valori.  Anzi, la debolezza della sinistra dipende dall'aver smesso di indignarsi, accettando le verità dell'estabilishment.  Al contrario la forza della destra è stata proprio nelle sue indignazioni - certo regressive ma potenti - contro le tasse, gli stranieri e perfino contro i comunisti inesistenti.  Lo sdegno [...] è l'unico grido che si ode quando cala il silenzio della spoliticizzazione, quando non c'è più da prendere parte, ma solo da rifiutare la politica. Così oscura le differenze, rimuove la complessità dei problemi, saltando a piè pari i conflitti delle diverse visioni del mondo e suscitando nei cittadini l'immedesimazione con 'uno come noi' oppoure con 'uno più bravo di noi', cioè con un comico oppure con un tecnico. [...]"
In un momento complesso, purtroppo, anche la Sinistra ha colpe complesse e non facilmente identificabili; chi pretende di risolvere la questione quasi come se i drammi ed i (de)meriti di una classe dirigente fossero un nodo gordiano di facile rottura rischia di essere un interprete inadeguato a raccogliere le difficoltà imperanti che sembrano attendere Italia ed italiani.  La semplicità deve infatti essere nitidezza di visione e non semplificazione estrema, la difficoltà deve diventare ammaestrabile anche se (all'apparenza) insormontabile.  In un momento storico-politico nel quale recenti elezioni primarie sembrano aver impresso una svolta (non necessariamente positiva e migliore, ma comunque svolta) ad un Partito (che ambisce a definirsi) di "(Centro)Sinistra", certe capacità di lenta analisi non dovrebbero mai venire meno.  Condizionale d'obbligo, ovviamente. A posteri ed elettori le ardue sentenze.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :