Sulle saghe interrotte e i libri mai tradotti

Creato il 11 giugno 2014 da Martinaframmartino

il libro è davvero bellissimo, da leggre per chi ama il fantasy atipico ma molto accattivante.
Unica nota dolente: ho scritto alla casa Editrice NORD delucidazioni riguardo il seguito (I pirati dell'oceano rosso; introvabile) e su eventuali nuovi libri. Mi hanno risposto che non è nei loro piani ristampare il secondo libro nè proseguire con la serie pubblicando i futuri libri perchè hanno avuto una bassa accoglienza.
Colgo l'occasione per dire che è una vergogna che in Italia si pensi solo al profitto e non a fidelizzare la clientela. Mi sono appassionato molto alla serie e grazie a questi incompetenti ora so che non riuscirò mai a leggerne la fine. Siccome non è la prima volta che mi succede una cosa del genere ho deciso di boicottare la NORD finchè non avranno più rispetto per i clienti.

Commento firmato V.F. pubblicato il 2 settembre 2013 nello spazio riservato alle impressioni dei lettori di amazon.it del romanzo Gli inganni di Locke Lamora di Scott Lynch: http://www.amazon.it/product-reviews/8842914827/ref=cm_cr_dp_see_all_btm?ie=UTF8&showViewpoints=1&sortBy=bySubmissionDateDescending
Onestamente mi prudono le dita dal desiderio di correggere gli accenti e togliere il refuso, ma se cito qualcuno mi sento in dovere di citare il testo così come l'ha scritto, e questo vale anche per i commenti successivi. Almeno al momento il romanzo non l'ho letto, mi sono imbattuta in queste righe mentre cercavo di decidere se leggerlo o no.

In un paese civile l'Armenia in questo momento sarebbe nel mezzo di un uragano mediatico da fine del mondo.
Italia: se cerchi bene bene su google trovi un paio di discussioni in qualche forum di appassionati.
Una casa editrice che tratta in questo modo i propri lettori (come se la qualità delle loro pubblicazioni non fosse già un insulto di per se) MERITA il fallimento... il problema è che non essendoci competizione nel settore chi si vuol leggere Malazan/Dragonlance/altro in Italiano è costretto a rivolgersi a 'sti buffoni (si, buffoni).
Se una casetta indipendente acquistasse i diritti delle loro serie e le pubblicasse in paperback economico con copertina in carta straccia monocolore e una traduzione semidecente l'Armenia si troverebbe nell'abisso del fallimento nel giro di due mesi.
Invece no, ci son solo loro quindi possono permettersi di fare ste porcate, di dividere tutto, di far pagare prezzi ridicoli e quant'altro perchè tanto quando finalmente si degneranno di tirar fuori l'ennesimo mezzo hardback maltradotto con due o tre anni di ritardo rispetto al resto del mondo i lettori italiani, non avendo alternative, lo compreranno.
Odio.
Puro.

Questo invece è un commento in cui mi sono imbattuta mentre cercavo informazioni relative al fallimento dell'editore Armenia, cosa di cui ancora non sono certa. Il messaggio è datato 23 dicembre 2013, firmato da Tehol e il link è questo: http://malazan-italia.forumfree.it/?t=67474052&st=30

Sognalettori, questo è un post che non poteva mancare su Atelier dei Libri. Giusto qualche giorno fa avevo parlato di un paio di petizioni contro l'interruzione di due serie che io adoro e, proprio in seguito all'annuncio di tali interruzioni, i lit-blog si sono uniti per far sentire nel web la voce dei lettori. E non è una voce felice, quella che stiamo amplificando nei nostri spazi virtuali. E' una voce rabbiosa, che gronda delusione. E' la voce dei lettori traditi.
Potrebbero sembrare parole forti, le mie, eppure sono quanto mai vere. Da lettrice è così che mi sento quando una Casa Editrice decide, per motivi aziendali, di interrompere una serie: tradita.
Iniziare una serie letteraria equivale a mettere la propria fantasia e i propri sogni, tra le pagine di un libro, iniziare un viaggio avventuroso che possa condurci verso lidi sconosciuti. Ma, sempre più spesso, questo viaggio non vede la fine. Perché? Be', perché non siamo stati fortunati abbastanza da scegliere di iniziare una serie di successo! E che succede quando una serie non vende? Viene interrotta o sospesa a tempo indeterminato.
E sì, miei cari, il precariato colpisce anche le serie libresche, in particolare quelle di genere "paranormal romance", "urban fantasy" e "romace". Noi, lettori precari, siamo in balia delle decisioni delle Case Editrici, che fanno il bello e il cattivo tempo. Se da una parte sembrano volerci accontentare iniziando sempre nuove e interessanti saghe, dall'altra ci infliggono colpi bassi, interrompendo le serie a cui già ci eravamo affezionati!
#ODIOLESERIEINTERROTTE vuole far luce sull'assurdità della situazione in cui i lettori italiani devono muoversi. La lista delle serie interrotte è così lunga da non poter essere contenuta in un intero Rotolone Regina, ed è destinata ad allungarsi ulteriormente. Perché? Ma perché, a quanto pare, alcune Case Editrici italiane preferiscono tentare la fortuna iniziando serie tutte nuove, piuttosto che fidelizzare i propri lettori portando a termine ciò che hanno iniziato.

Questo invece è un articolo del blog atelier dei libri, in cui mi sono imbattuta seguendo un link da un altro link con una serie di articoli che mi interessavano. Quando si parla di editoria in modo serio io divento sempre attenta, anche se magari non condivido le opinioni del mio interlocutore (o di chi ha scritto il testo). Il messaggio è datato 25 novembre 2013, è firmato da Glinda Izabel e lo potete trovare a questo link: http://www.atelierdeilibri.com/2013/11/odioleserieinterrotte.html. Dopo il brano che ho incollato seguono le loro proposte, di cui parlerò più avanti, e una lista, la cui lunghezza è impressionante, di saghe interrotte.
E poi c'è un articolo a doppia firma di cui avevo deliberatamente evitato di parlare perché condivido la seconda parte ma non la prima, e visto che la prima è stata scritta da una persona con cui ho avuto uno scambio di opinioni non proprio tranquillo in privato volevo evitare di parlarne. In fondo se due persone non vanno d'accordo non sono mica obbligate a frequentarsi, ci si può ignorare a vicenda, e io sono sempre stata un'amante del "vivi e lascia vivere". Se in questo caso faccio un'eccezione è perché quello che ha scritto Emanuele Manco è importante, e non posso linkare lui e fare finta che le parole di Mirco Tondi non esistano. Non le commento, come detto ci si può ignorare a vicenda, e mi limito a dire che la penso in tutt'altro modo. L'articolo è questo: http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/20890/sui-prezzi-dei-libri-punti-di-vista-a-confronto/.

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Ricapitoliamo le opinioni dei lettori. Per V.F. " è una vergogna che in Italia si pensi solo al profitto e non a fidelizzare la clientela ". Io trovo molto più vergognose altre cose tipo gente che ammazza la gente a picconate per le vie della città e non gli si dà il massimo della pena perché al tizio viene riconosciuta l'incapacità di intendere e di volere, ragazzine stuprate a cui viene additata parte della responsabilità perché se lo dovevano aspettare che sarebbe potuta accadere una cosa del genere, politici che dichiarano che non sapevano che qualcuno gli aveva pagato la casa che riescono a farsi assolvere dai giudici, pirati della strada che passano col rosso e vengono scusati di un duplice omicidio dal giudice che sposa la tesi della difesa secondo cui erano convinti che non sarebbe accaduto nulla perché confidavano nelle loro notevoli capacità di guida, politici che si vantano dell'eliminazione di una tassa definita iniqua quando quella tassa è stata semplicemente sostituita con una ancor più gravosa, lo sbandieramento delle differenze culturali di ciascun popoloe del rispetto che meritano quando una donna di una cultura diversa dalla nostra viene abusata in nome del politicamente corretto. Potrei andare avanti per ore, ma credo che sia abbastanza chiaro cos'è che io reputo vergognoso. Va bene, in questo caso la casa editrice ha pensato al profitto e non a fidelizzare la clientela.

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Sapete chi è Neil Gaiman? Faccio la pigra e riprendo la definizione di Wikipedia, tanto per informazioni di questo tipo va bene anche lei. Neil Gaiman è uno scrittore, fumettista, giornalista e sceneggiatore televisivo e radiofonico britannico. Vi risparmio l'elenco delle sue opere e dei premi che ha ricevuto, ricordando solo che comprende tutti i più importanti della narrativa fantastica. Nel 2009 gli hanno chiesto un'opinione su George R.R. Martin e sul lungo intervallo di tempo che lo scrittore stava facendo trascorrere fra un volume e l'altro delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Ricordo che A Storm of Swords è del 2000, A Feast for Crows del 2005 e A Dance with Dragons del 2011, quindi in un caso sono trascorsi cinque anni e nell'altro sei. Il suo pezzo, Entitlement issues..., lo potete trovare qui: http://journal.neilgaiman.com/2009/05/entitlement-issues.html. La frase più famosa è George R.R. Martin is not your bitch. George R.R. Martin non è la vostra puttana.
In quel caso si trattava - di tratta ancora, perché dopo tre anni Martin non ha ancora pubblicato il seguito di A Dance with Dragons - di uno scrittore lento a scrivere. Gaiman ha spiegato perché non si può pretendere da uno scrittore che scriva a una certa velocità e mantenga anche alti standard di scrittura, discorso che esula da quello di cui sto parlando io, ma una frase è interessante anche per me:

You're complaining about George doing other things than writing the books you want to read as if your buying the first book in the series was a contract with him: that you would pay over your ten dollars, and George for his part would spend every waking hour until the series was done, writing the rest of the books for you.

No such contract existed. You were paying your ten dollars for the book you were reading

Quando l'editore pubblica un libro noi compriamo quel libro, non i seguiti. Certo, investiamo noi stessi, le nostre emozioni, ma l'editore non ci ha mai promesso che sarebbe andato avanti nella pubblicazione. Ha implicitamente sottointeso che avrebbe potuto farlo, ma non ha firmato nessun contratto. E se pensate che sia facile dire così, che non me ne importi nulla, vi ricordo che io sono fra i lettori che nel 1995 sono stati piantati in asso da Mondadori quando la casa editrice ha interrotto la pubblicazione della Ruota del Tempo di Robert Jordan al suo terzo romanzo. Una saga che, fin da quando l'ho scoperta e ancora adesso, reputo una delle cose più belle che abbia mai letto. Ho rischiato di non conoscerne mai la conclusione, per anni ho creduto che non l'avrei mai conosciuta, fino a quando non mi sono decisa a studiare inglese per leggere i libri di Jordan e quelli di Guy Gavriel Kay, autore del quale non avevo nessuna saga interrotta in ballo ma che mi aveva colpita così profondamente da lasciarmi il fortissimo desiderio di continuare a leggere libri suoi. Alla fine la pubblicazione di Jordan è stata ripresa da Fanucci e io ho dovuto aspettare "solo" nove anni per passare dal terzo al quarto romanzo della saga, e per parte di quegli anni ho creduto che non avrei mai conosciuto la fine della storia.
L'editore ci vende un libro, e uno solo. Non è obbligato ad andare avanti. Tehol ha scritto che " In un paese civile l'Armenia in questo momento sarebbe nel mezzo di un uragano mediatico da fine del mondo", e io ribadisco che un paese civile si misura su altre cose e che gli scandali sono ben altri. Ma andiamo avanti, è inutile che mi ripeta. Il testo si conclude con " loro quindi possono permettersi di fare ste porcate, di dividere tutto, di far pagare prezzi ridicoli e quant'altro perchè tanto quando finalmente si degneranno di tirar fuori l'ennesimo mezzo hardback maltradotto con due o tre anni di ritardo rispetto al resto del mondo i lettori italiani, non avendo alternative, lo compreranno"
Ogni volta che qualcuno non può comprare un libro all'istante mi viene da chiedermi se è una medicina. Se uno sta male il dottore o le medicine gli servono subito, anche se sono le tre di notte, e non dopo due giorni. Se sono le tre di notte e uno vuole leggere un libro può prenderne uno dagli scaffali di casa sua, non deve necessariamente rovinare la vita ai librai perché non sa che cosa fare e vuole comprarsi un libro in quel preciso momento. Non è una necessità.

Se un libro è stato pubblicato negli Stati Uniti tre anni fa e in Italia arriva solo ora la cosa non mi uccide. Impariamo a mettere le cose nella giusta prospettiva, e anche ad aspettare. Io avrei potuto iniziare a leggere Words of Radiance di Brandon Sanderson un mese fa, se solo lo avessi voluto. Ho letto in inglese una trentina abbondante di libri, che problemi avrei avuto a comprare quel romanzo lo scorso mese, quando è arrivato nel negozio in cui lavoro? Anche perché non ho mai fatto mistero di ritenere La via dei re uno dei libri più belli che ho letto in questi anni, e la saga potenzialmente una delle più interessanti di sempre. Invece ho scelto di aspettare il prossimo mese di novembre, quando arriverà la traduzione italiana. E sono sicura che il libro italiano costerà di più rispetto a quello in lingua originale. Io però non trattengo il fiato nell'attesa della pubblicazione di ogni libro che mi interessa, me ne interessano così tanti che penso a quel che posso leggere subito e ignoro quelli che ancora non ho, per quanto possano interessarmi. Prima o poi arriverà anche il loro momento.

Non solo. Nel 2011 Steven Erikson è venuto a Milano per i Delos Days. Io l'ho incontrato, come dimostra questa foto. Soprattutto l'ho sentito parlare, e anche se non amo i suoi romanzi mi è piaciuto lui come persona. Fra le altre cose gli hanno chiesto se fosse al corrente del fatto che a volte i suoi romanzi venivano pubblicati divisi un due parti. Lui ha risposto che è una cosa che viene fatta spesso con le traduzioni perché il mercato è piccolo e che anche se non ne è entusiasta capisce che ogni mercato ha le sue esigenze e ha fiducia che gli editori si comportino nel migliore dei modi. A volte la scelta è fra tradurre un libro spezzandolo in due parti o non tradurlo affatto, cosa che spiega anche George R.R. Martin nelle sue FAQ ( http://www.georgerrmartin.com/for-fans/faq/) e che ho visto commentare più volte, senza alcuna animosità ma semplicemente come un dato di fatto, da Guy Gavriel Kay su Twitter. Ho provato anche a spiegarlo a Mirco Tondi, quando lui ha commentato una mia recensione ( http://www.fantasymagazine.it/forum/viewtopic.php?t=17476) con alcune frasi che poi avrebbe fatto confluire nell'articolo che ho linkato più in su. In quel caso lui non mi ha capita, evidentemente parliamo due lingue diverse perché proprio questa impossibilità a capirci è ciò che ha originato il problema, alla fine mi ha accusata di andare OT e io ho bruscamente chiuso ogni contatto perché ero stanca di continuare a spiegare tutto nei minimi dettagli come se stessi parlando con mia figlia. Quella piccola, con la differenza che lei mi ascolta. Nel mio intervento avevo scritto che

un paio di anni fa avevo letto che Bantam aveva venduto 7 milioni di copie dei cinque volumi delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Nello stesso periodo Mondadori aveva venduto circa 500.000 copie, ma con 12 volumi. Se anche Mondadori pubblicasse ogni singolo volume facendolo pagare cinque volte tanto quanto costano i libri negli Stati Uniti non arriverebbe a guadagnare quanto Bantam, perciò come è possibile paragonare i prezzi per dire che gli editori italiani stanno speculando sui lettori?

Suppongo che la frase successiva, sul fatto che l'arte del lamento sia molto diffusa, non sia una di quelle affermazioni che mi fa amare, ma lo penso davvero. Siamo tutti bravi a lamentarci, ma ci siamo mai fermati a riflettere sulla realtà delle cose? Io sono nata come lettrice, lavoro in libreria da 13 anni, scrivo su FantasyMagazine da 7 e mezzo, ho un mio blog da 3 e mezzo e più volte mi è capitato di parlare con scrittori, non solo italiani, e con editori, senza contare che leggo libri e articoli sull'editoria. Se pensate che mi stia vantando siete liberi di farlo, ma forse ho un'idea un po' più chiara di come stanno le cose rispetto a molte altre persone. Le cifre che ho indicato più su sono reali, non inventate. Bantam ha guadagnato molto più di Mondadori, pur pubblicando un numero più basso di libri e facendoli pagare meno. Paragonare il prezzo italiano con quello americano senza fare altre considerazioni significa guardare la realtà in modo parziale. Correlato alle vendite c'è un altro dettaglio interessante su cui quasi nessuno si ferma a pensare.

Parlando della nostra editoria Alessandro Gazoia in Come finisce il libro, saggio molto interessante che sto leggendo in questi giorni e di cui vi parlerò in futuro, parlando della nostra editoria ha scritto che " il suo mercato è solo nazionale (al contrario di quanto accade per gli editori in lingua inglese, spagnola, francese, portoghese)." Il nostro lettore comunque non si è accontentato di lamentarsi, cosa tutto sommato legittima anche quando si scrivono sciocchezze, ma ha proseguito scrivendo " Una casa editrice che tratta in questo modo i propri lettori (come se la qualità delle loro pubblicazioni non fosse già un insulto di per se) MERITA il fallimento... il problema è che non essendoci competizione nel settore chi si vuol leggere Malazan/Dragonlance/altro in Italiano è costretto a rivolgersi a 'sti buffoni (si, buffoni). "

Armenia è sull'orlo del fallimento, ammesso che non sia già fallita, problema che la accomuna a molte altre case editrici. I primi nomi che mi vengono in mente sono Baldini & Castoldi (o Baldini Castoldi Dalai? visti i cambi di nome non sono sicura di quale sia quello corretto in questo momento) e Charta, ma sono tanti gli editori che hanno chiuso o hanno rischiato la chiusura e hanno dovuto ridimensionarsi in maniera drastica. Credo che ora tutte le ipotesi sul fallimento dell'editore non appaiano più tanto affascinanti a questo lettore. Il commento che mi ha fatto decidere che dovevo davvero scrivere quest'articolo è stato postato sul mio blog. A rischio di perdere un lettore mi trovo a dissentire con Ludus anche se capisco la sua delusione nel non poter più leggere una saga che gli piace così tanto:

Sai per caso quale casa editrice si prenderà la briga di completare la saga di Malazan (sempre se ce n'è una)? L'Armenia l'ha interrotta alla prima parte dell'ottavo volume. Inutile dire che se non li avesse spezzati in due parti a quest'ora l'avrebbe terminata da un pezzo. Ma criticare le politiche editoriali italiane è come sparare sulla Croce Rossa.
Tu che ci lavori dentro lo saprai meglio di me.

Il suo commento lo potete trovare qui: http://librolandia.wordpress.com/2014/05/31/brandon-sanderson-the-way-of-kings/. Vero, se Armenia non avesse spezzato alcuni libri in due anni, o se li avesse pubblicati a ritmo più ravvicinato, avrebbe già finito. Ma siamo sicuri che agli editori convenga farlo? Vi riporto un caso reale, anche se non vi dico a quali libri si riferisce. Come ho già scritto in un'altra occasione, i dati sono del negozio e non miei.
Un editore ha pubblicato lo stesso giorno i primi tre volumi di una nuova saga. Evidentemente voleva colpire i lettori, catturarli. Noi ne abbiamo ordinate 30 copie del primo volume e 20 ciascuno dei due successivi. Il primo volume di una saga vende sempre più dei seguiti perché ci saranno sempre lettori che non gradiscono quel che hanno letto e si fermano lì. Ho esposto i libri sul tavolo e li ho lasciati lì credo per un paio di mesi. Il primo volume ha venduto tre copie, i due successivi uno ciascuno. Ovvio che nel giro di due anni io abbia reso tutte le copie. Se quell'editore avesse pubblicato i libri a distanza di sei mesi l'uno dall'altro, probabilmente del secondo volume avremmo ordinato tre copie, e del terzo una o due. Facendo così invece l'editore ha stampato almeno 35 copie fra secondo e terzo volume che non hanno mai avuto alcuna possibilità di essere vendute. Spese per la stampa, la distribuzione, le rese e lo spazio ingombrato inutilmente in magazzino sono state ampliate a dismisura per una scelta editoriale errata. È brutto per l'editore aver ricevuto indietro le 27 copie non vendute del primo volume, quando le copie rese sono più di quelle vendute è sempre un problema, ma ogni novità è un rischio. Le 35 copie dei due volumi successivi però sono state uno spreco inutile. Dopo un'esperienza di questo tipo secondo voi quell'editore pubblicherà ancora più volumi di una saga sconosciuta contemporaneamente? Far aspettare i lettori significa tarare le copie stampate sul venduto reale, e buttare via meno soldi. D'altra parte se il libro consente ottimi incassi l'editore preferisce diluirli nel tempo. Vale la pena incassare tantissimo nel giro di tre mesi perché si pubblicano tutti i titoli di punta e poi avere un anno senza guadagni perché non si hanno più titoli importanti? E davvero si riesce a stare sempre dietro alle vendite alte?

C'è stato un periodo in cui Delos Books ha visto salire di molto il suo fatturato. Cos'era successo? In Italia era arrivata la serie televisiva True Blood, tratta dai romanzi del ciclo The Southern Vampire Mysteries di Charlaine Harris. Fazi editore aveva acquistato i diritti di seconda pubblicazione in versione tascabile, ma non poteva pubblicare i romanzi prima che fossero trascorsi due anni dalla loro versione Delos Books. L'influsso combinato della serie televisiva e della massiccia presenza in libreria dei primi volumi nell'edizione Fazi ha alzato notevolmente le vendite dei volumi successivi in edizione Delos. Peccato che la Delos non fosse abituata a quell'accresciuto ritmo di stampa, e che più di una volta si sia ritrovata a non poter inviare i libri a chi glie li chiedeva perché non ne aveva stampate abbastanza copie. Nel giro di qualche giorno rimediava, ma questo vi può far capire che un editore può essere in difficoltà anche quando vende tanto. Ora le difficoltà sono altre, tanto è vero che Delos Books, non pubblica quasi più nulla su carta, ma per ora lasciamo stare. Vero, Armenia avrebbe potuto terminare la pubblicazione della Caduta di Malazan anni fa, ma se ha fatto quella politica editoriale non era per perfidia o anche solo indifferenza verso i lettori. Stava semplicemente cercando di sopravvivere. Avrà certamente commesso errori, ma chi non ne commette? Quel che è certo è che le cose da considerare sono davvero tante e che nessuno è in grado di prevedere il futuro.

" E che succede quando una serie non vende? Viene interrotta o sospesa a tempo indeterminato" ha scritto l' atelier dei libri. Oh, mamma mia. Che cosa terribile! C'è da disperarsi, molto più che per quei disoccupati che non riescono a trovare un nuovo lavoro e che non sanno come fare per comprare il cibo! Allora vi rimando all'articolo di Emanuele Manco. Dopo una breve spiegazione sul perché un editore deve essere considerato in primo luogo imprenditore e sui suoi doveri, Emanuele scrive che " Per evitare il fallimento l'imprenditore deve varare con continuità professionale progetti remunerativi, che non solo coprano i costi, ma producano anche quegli utili che possono essere sia il giusto compenso per il rischio d'impresa, sia reinvestiti in nuovi progetti." Notate le parole progetti remunerativi? Se una saga non vende non può essere definita un progetto remunerativo.
Torniamo alla lista dell' atelier dei libri che vi ho citato più in su. Non riconosco tutte quelle saghe, e questo non è un buon segno. Tenete presente che leggo fantasy dal 1988, che mi occupo del settore fantasy della libreria dal 2003 e che in genere ho un'ottima memoria per i libri. Meno per i visi, perciò se mi incontrate non ditemi che ci siamo già visti in passato aspettandomi che vi riconosca, ditemi di cosa abbiamo parlato e allora mi ricorderò di voi. Ma se non ricordo un libro è probabile che non sia stato esattamente un bestsellers, anche perché stiamo parlando di libri del mio reparto. Su qualche saga invece sono un po' in dubbio sulle cifre perciò non le includo in quest'elenco:

* Grace College Series - Krystyna Kuhn - Nord - 2 volume 2011
* Morganville Vampires Series - Rachel Caine - Fanucci - 4 volume 2011
* Alterra Series - Chattam Maxime - Fazi - 1 volume 2011
* Tempest Trilogy - Julie Cross - Fanucci - 1 volume 2011
* Codex Alera Series - Jim Butcher - Rizzoli - 1 volume 2010
* Chemical Garden Trilogy - Lauren DeStefano - Newton Compton - 1 volume 2011
* Mercedes Thompson Series - Patricia Briggs - Fanucci - 2 volume 2011
* Die Erben Der Natch Series - Ulrike Schweikert - Armenia - 3 volume 2011
* Fallen Angels Series - J. R. Ward - Rizzoli - 2 volume 2011
* Night of the Solstice Series - Lisa Jane Smith - Newton Compton - 1 volume 2010
* Dark Secrets Series - Chandler Elizabeth - Newton Compton - 2 volume 2011
* Wake Trilogy - McMann Lisa - Newton Compton - 2 volume 2011
* Chronicles of Nick Series - Sherrilyn Kenyon - Fanucci - 1 volume 2011
* Rachel Morgan Series - Kim Harrison - Fanucci - 5 volume 2012
* Cassie Palmer Series - Chance Karen - Fanucci - 4 volume 2011
* Il protettorato del parasole - Carriger Gail - Dalai Editore - 2 volume 2011
* Long Price Quartet - Daniel Abraham - Fanucci - 1 volume 2009
* Dustlands Series - Moira Young - Piemme - 1 volume 2011
* Numbers Series - Rachel Ward - Piemme - 1 volume 2010
* Heart of the World Series - Buchanan Col - Rizzoli - 1 volume 2010
* Legacy - Kluver Cayla - Sperling Kupfer - 2 volume 2011
* Drake Sisters - Christine Feehan - Leggereditore - 3 volume 2011
* Nightside - Simon R. Green - Fanucci - 3 volume 2011
* Angeli dell'apocalisse - Jackie Morse Kessler - Newton Compton - 1 volume 2011
* Zephyr Hollis - Alaya Johnson - Newton Compton - 1 volume 2011
* Charley Davidson series - Darynda Jones - Leggereditore - 2 volume 2012
* Love at Stake Series - Kerrelyn Sparks - Delos Books - 4 volumi 2012
* Vampire empire - Clay Griffith - Sonzogno - 2 volume 2012
* Never sky - Veronica Rossi - Sonzogno - 1 volume 2012
* La stirpe - Meljean Brook - Newton Compton - 1 volume 2012
* Lay Lines - Sophie Masson - Armenia - 2 volume 2010
* Iron Seas - Brook Meljean - Newton Compton - 1 volume 2012
* The Maze Runner series - James Dashner - Fanucci - 2 volume 2012
* Anna series - Kendare Blake - Newton Compton - 1 volume 2012
* Cheshire Red Reports - Cherie Priest - Tre60 - 1 volume 2012
* Personal Demons - Desrochers Lisa - Newton Compton - 2 volume 2012
* Vampire for Hire - J.R. Rain - Giunti - 2 volume 2012
* Blue Bloods - Melissa de la Cruz - Fanucci - 5 volume 2012
* Envy Chronicles - Joss Ware - Newton Compton - 2 volume 2011
* Riley Bloom - Alyson Noel - Fanucci - 1 volume 2011

Queste serie le ricordo tutte per averle avute in reparto a suo tempo. Lavoro in una delle librerie più grandi di Milano, il che significa che lavoro in una delle librerie più grandi d'Italia. Se non vendo un libro io, quante probabilità ci sono che quel libro lo venda una piccola libreria? Di ciascuno dei volumi di queste serie le copie vendute non superano le dita di una mano. E quando mi arrivavano i secondi o terzi volumi di alcune di queste serie il mio pensiero era " ma vanno avanti ancora a pubblicare 'sta roba? Non gli è bastato il fisco del volume precedente? " Poi, siccome è il mio lavoro, esponevo comunque il libro al meglio, e invariabilmente non vendeva come non aveva venduto il precedente. Ma secondo voi davvero un editore può andare avanti a pubblicare libri che vendono così poco? Io so che quando ho potuto finalmente renderli ne sono stata felice. Quei libri toglievano spazio che invece preferivo dedicare a cose che vendevano.

Vi sto spezzando il cuore? In libreria non c'è posto per tutto, e le scelte le facciamo valutando in primo luogo l'aspetto economico perché anche la libreria è un'impresa commerciale e deve stare in piedi. O credete che sia molto più facile trovare l'ultimo libro di Fabio Volo piuttosto che Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde perché io preferisco Volo a Wilde? Mai letto nulla di Volo, perciò non mi permetto di giudicarlo. Però non mi attira per nulla, mentre il romanzo di Wilde è un capolavoro. Li tengo entrambi, anche se do' più visibilità ai titoli che mi consentono di continuare ad avere un lavoro. Wilde sta sul tavolo dei classici, Volo è esposto in più punti. Certo, fra rendere un libro di un signor nessuno contemporaneo - fosse anche solo Daniel Abraham, cui appartiene l'unico volume che ho letto fra tutte le saghe elencate più in su - e rendere un'opera minore di un classico, a parità di venduto semi-inesistente è il contemporaneo che se ne va. Magari a malincuore, ho reso parecchi autori che mi piacciono nel corso degli anni, però l'ho fatto e continuerò a farlo.
Potete dire quanto volete che odiate le serie interrotte, le odio anch'io, ma la realtà va accettata per quella che è.
Visto che mi voglio far del male e perdere giorni e giorni per scrivere un unico articolo lunghissimo sono andata a leggermi anche parte dei commenti dei lettori dell' atelier dei libri. Questo è datato 27 novembre 2013 ed è firmato sorairo:

Io capisco che un editore se non guadagna debba rivedere pubblicazioni e costi ma non è giusto interrompere la lettura di saghe ai lettori. potrebbero pubblicare in ebook, stampare poche copie in piccolo formato, richiedere ordinazioni in anticipo e prepagate...Anche perchè se sai l inglese le prendi in lingua. Se non lo sai? Inizi mille libri e non continui le letture per colpa dell'editore che continua a pubblicare serie nuove per poi iterromperle?

Pubblicare un libro in ebook ha comunque un costo. Leggetevi l'articolo di Emanuele Manco, se anche trovate i calcoli noiosi ignorateli e concentratevi sul testo. Emanuele è un matematico, possiamo fidarci del fatto che lui i conti li sappia fare, A pagina 5 scrive:

Sulla produzione di un eBook gravano gli stessi costi fissi di un libro cartaceo: l'acquisto dei diritti sul testo nel caso di opera straniera e sull'immagine di copertina (quando non il pagamento di un grafico professionista per una cover ex-novo). Se è straniero il libro va tradotto e la traduzione va rivista ed editata. Se è italiano c'è comunque l'editing.
Non ultimi i costi di impaginazione. PDF, ePub o Mobi che sia, il libro elettronico è un progetto grafico, un file che va impaginato, non un banale file di testo come sono convinti in molti.

Chiaro il concetto? Perciò per piacere smettetela di pensare che all'editore l'ebook non costi nulla. E non fatemi ridere con le ordinazioni in anticipo e prepagate. Noi i libri li ordiniamo in anticipo, li paghiamo dopo tre-quattro mesi a seconda degli accordi raggiunti dai nostri uffici e da quelli degli editori, e abbiamo diritto di resa. Senza diritto di resa non prendiamo nulla. Il che significa che l'editore di quei tre romanzi che ho citato prima ci ha spedito 70 libri e nel giro di due anni se ne è visti restituire 65. Io non sapevo che farmene, lui suppongo che li abbia mandati al macero perché per la legge italiana gli editori pagano le tasse anche sui libri invenduti che ci sono in magazzino perché ritenuti fonte di possibili guadagni futuri. Bello, vero? Perché i nostri politici invece di riempirsi la bocca di tante belle parole non modificano questa legge se davvero vogliono aiutare la cultura? Far pagare le tasse su una perdita non mi sembra il modo migliore per aiutare gli editori a sopravvivere. E se anche l'editore ci ha mandato un libro dieci anni fa, se ancora non è fuori catalogo io lo posso rendere. Perciò raramente l'editore ha la certezza di aver guadagnato con un libro. Ce l'ha se io continuo a rifornirlo, è ovvio che rifornisco sistematicamente un libro solo se lo sto vendendo, ma se non faccio rifornimento non può essere sicuro che prima o poi non riceverà indietro le copie che mi ha spedito.

Quanto alle poche copie in piccolo formato anche qui dobbiamo rivedere il concetto. Non a tutti piace il piccolo formato, c'è anche chi ha problemi di vista, e se il formato di una collana cambia a metà saga siamo tutti pronti a lamentarci. Tutti, neppure io ho gradito quando Nord ha cambiato il formato fra il primo e il secondo libro della saga dei Maestri del sapere di Maggie Furey. E anche per le poche copie, o tiratura limitata come ho visto richiedere su Facebook da un mio fedele lettore, tutti i costi ci sono, ma se l'editore non stampa il libro è perché ritiene che ci sarà una perdita. Oltretutto è difficile sapere in anticipo dove il libro venderà.
Voi come vi comportate? Andate sempre allo stesso posto o cambiate libreria a seconda delle lune? La mia libreria è sempre la stessa, ed è ovvio: finito il turno mi fermo un minuto alla cassa e poi vado a casa. Quando però ho preso in edicola le due serie di DVD della Gazzetta dello Sport dedicate al tennis e quella dedicata al pattinaggio sono andata sempre alla stessa edicola, che non era neppure la più vicina a casa. L'edicolante sapeva che io compravo quei DVD e ha iniziato a tenermeli da parte, senza neanche bisogno che glie lo dicessi io. L'ultimo sul pattinaggio non lo ha venduto a una ragazza che si era presentata lì un paio d'ore prima di me perché era sicuro che io sarei andata, come poi ho fatto. Lui ha fidelizzato una cliente, mentre io sapevo di avere sempre quello che volevo. Se però voi andate una volta in una libreria e una volta in un'altra per i diversi volumi di un'unica serie, le librerie sono in difficoltà con gli ordini perché non sono in grado di prevedere quante copie venderanno di ciascun volume. In questo modo qualcuno ordina troppo e fa resi alti, e qualcuno perde le vendite, e non è detto che quella persona comprerà quel libro in un altro momento. A volte un lettore può avere così tante cose da leggere da non aver voglia di perdere tempo a cercare un libro e decidere piuttosto di passare ad altro.
Tornando ai vari commenti dei lettori, due messaggi dopo il commento di Tehol sulla saga di Erikson Unexist ha scritto

Nessun editore italiano vuole i diritti? Iniziamo una colletta e ce li accaparriamo noi
Seriamente, di quanti soldi stiamo parlando?

Non lo so, ma davvero siamo sicuri che sia fattibile? Leggetevi l'articolo di Emanuele. Da pagina 4:

Con 1500 €, che è un anticipo non eccessivo, ma ancora ragionevole per uno scrittore di nicchia, arriveremmo a 30 €.

I calcoli sono fatti ipotizzando che il libro venderà meno di 1.000 copie, cosa vera per la quasi totalità dei libri pubblicati in Italia. È un po' che non mi imbatto più in una "simpatica" statistica pubblicata da Messaggerie Libri, il più importante distributore italiano. Cito a memoria, ma secondo loro oltre l'85% dei libri pubblicati in Italia non raggiunge le 500 copie di vendita. E quindi, quali aspettative possono avere gli editori e quali anticipi possono permettersi di pagare? Tempo fa volevamo pubblicare un racconto di quattro pagine su Effemme. Anche in questo caso nomi e cifre ve li potete scordare anche se io li so. Abbiamo provato ad acquistare i diritti dagli eredi, visto che lo scrittore è morto, e gli eredi ci hanno rimandati all'agente. Il quale, per un racconto disponibile gratuitamente in inglese su internet, ci ha chiesto una cifra pari all'incasso totale della vendita della rivista. Secondo voi potevamo comprarlo? Ovviamente no, e quindi voi non lo leggete, anche se io che l'ho letto posso dirvi che è un bel racconto e che è alquanto improbabile che un qualsiasi altro editore italiano possa decidere di acquistarlo.
Molte persone, dopo essere rimaste "scottate" con una o più serie, hanno deciso di non rischiare più leggendo saghe di cui non è ancora stata pubblicata la fine. Ne ha parlato Silvio Sosio nell'editoriale del numero 71 della rivista Robot, editoriale che sottoscrivo parola per parola.

Email di una lettrice: "vi scrivo per chiedere se pubblicherete mai altri libri della serie [elenca due o tre serie di vampiri] e in caso contrario si potrebbe sapere la ragione in quanto ritengo parecchio spiacevole che si inizi una serie e non si pubblichi la continuazione. Sicuramente è uno dei motivi per cui al momento non compro vostre pubblicazioni".
[...]
Alla lettrice che voleva i cicli completi ho dato una risposta molto netta: "il motivo per cui non finiremo quelle serie è che tu non compri le nostre pubblicazioni. Se le avessi comprate forse avrebbero venduto abbastanza da permettere alla casa editrice di sopravvivere."
Non sto facendo ricatti emotivi, non mi sognerei mai di dire che il lettore debba sostenere i nobili eroi editori, che debba comprare a scatola chiusa per salvare l'azienda in difficoltà. Al netto di tutta la retorica l'editore fa un prodotto che deve presentarsi su un mercato e confrontarsi con esso.
È semplice logica: produrre libri costa, se i libri non vendono, non li si può produrre. Un editore potrà cercare di completare un ciclo anche se non vende abbastanza per tener fede all'obbligo morale verso il lettore, ma alla lunga non ci sarà più nulla con cui compensare, non ci saranno più i soldi per pagare i diritti, la carta, i resi che tornano invenduti in attesa che, dopo una dozzina di episodi, il ciclo sia concluso e la lettrice titubante possa acquistarlo con tranquillità.

La lettrice citata da Silvio, ormai diffidente, intende comprare solo saghe che siano già state pubblicate completamente perché non vuole rischiare di essere piantata a metà serie dall'editore. Quello che non capisce, e che non capiscono tutte le numerose persone che fanno la sua scelta, è che questo è il modo migliore per non leggere nessuna saga. Se i primi volumi non vendono, l'editore non pubblicherà i successivi per cercare di limitare i danni a due-tre libri e non magari a una dozzina.
" Noi, lettori precari, siamo in balia delle decisioni delle Case Editrici, che fanno il bello e il cattivo tempo. Se da una parte sembrano volerci accontentare iniziando sempre nuove e interessanti saghe, dall'altra ci infliggono colpi bassi, interrompendo le serie a cui già ci eravamo affezionati!" scrive l'atelier dei libri, e a me viene spontaneo ribaltare i termini. Non vi fanno pena quei poveri editori precari in balia delle decisioni dei lettori che fanno il bello e il cattivo tempo, che da una parte sembrano volerli accontentare iniziando ad acquistare il primo, magari pure il secondo, volume di una saga e che poi, con un terribile colpo basso, interrompono inspiegabilmente gli acquisti bloccando quegli incassi a cui le case editrici erano tanto affezionate? Voi non sentite il dovere morale di comprare tutti i volumi di una serie, anche se i precedenti non vi sono piaciuti, perché chi lavora in casa editrice per vivere conta sui vostri soldi, soldi che voi con il primo acquisto gli avete fatto balenare davanti agli occhi per poi farli sparire?
Vi sembra ridicolo quello che ho scritto? Rileggetelo se volete, io ho solo ribaltato i termini. Provate a guardare le cose con gli occhi dell'editore - anche se in genere un editore ha le idee più chiare di voi riguardo a come funziona il mondo e non pensa davvero che gli avete mai promesso un solo centesimo in più rispetto a quello che gli avete già dato - per capire che le vostre richieste, la vostra " voce rabbiosa, che gronda delusione" in realtà vorrebbe l'impossibile.
L' atelier dei libri, che sto ampiamente citando, ha anche alcune proposte per gli editori. Vediamole:

* Pubblicare i numeri successivi a quelli già pubblicati esclusivamente in ebook ad un prezzo ragionevole tra i 2-4 euro

Secondo quali criteri sarebbe ragionevole il prezzo di 2-4 euro per un ebook? Abbiamo già detto che i costi di copertina, impaginazione, traduzione e via dicendo rimangono, indipendentemente dal supporto della pubblicazione. C'è l'IVA al 22%. C'è anche il discorso dei diritti d'autore. Siamo sicuri che gli autori accetterebbero la miseria che verrebbero a guadagnare a questo modo?

* Non investire in cover costose, perché non sono quelle che ci interessano.

Bell'idea, peccato che non regga. A volte i libri hanno già copertine orribili proprio perché sono state fatte in economia (al di là di quelle orribili perché chi le ha realizzate ha pessimo gusto, ma qui si entra in un campo troppo personale). Ne ho viste tante di lamentele per le copertine brutte, troppe per dire che ai lettori non interessano. E poi spesso i lettori sono attirati proprio da una copertina bella. Chi ama già l'autore comprerà il suo libro indipendentemente dall'immagine che si troverà davanti, ma una brutta copertina è un ottimo sistema per far scappare i potenziali nuovi lettori. Forse è un'idea suicida.

* Rinegoziare i diritti d'autore: Spiegando agli agenti degli autori la situazione.

Voi avete un lavoro. A un certo punto vi dicono che vi riducono lo stipendio. Come la prendete? Se potete permettervi di mandare a quel paese chi vuole ridurvi lo stipendio, non lo fate? E poi siete davvero sicuri che entrambe le parti abbiano voglia di perdere tempo ed energie per ridiscutere di una cosa che doveva essere già acquisita e che probabilmente porterà pochi vantaggi a tutti tranne che a quei pochi lettori che vogliono sapere come finisce la storia? Molto meglio chiudere il capitolo fallimentare e pensare ad altro, credetemi.

* Traduzione: fare una sorta di asta tra i traduttori: chi offre la migliore traduzione al prezzo più basso ottiene il lavoro.

Ottima proposta. Credevo che lo schiavismo fosse stato abolito, ma evidentemente ci stiamo ritornando. A parte che valutare quale sia la traduzione migliore non è facile. Cosa fai, fai tradurre una pagina? E poi sei sicuro che il resto sarà alla stessa altezza? Come fai a provare che il traduttore ti ha imbrogliato se secondo te non mantiene gli standard prefissati? Ma questi sono dettagli, il problema è un altro. Voi conoscete qualche traduttore? Io sì. Vivono con il loro lavoro. Vivono, non navigano nell'oro. Il mestiere di traduttore non è pagato poi così tanto, e spesso i tempi di consegna sono molto stretti e loro sono sempre con l'acqua alla gola.

A suo tempo mio padre ha scioperato per i diritti dei lavoratori, ha lottato perché tutti potessero ottenere un giusto salario capace di consentirgli di vivere dignitosamente. Quando vedo qualcuno proporre in nome di un proprio bene voluttuario - sì, per quanto io ami la lettura leggere una saga per me è un bene voluttuario se paragonato alle necessità della vita - di tartassare a livello economico gente che lavora per guadagnare i soldi necessari a condurre una vita normale mi viene rabbia. Attenzione a non santificare la libera concorrenza perché se davvero non c'è nessuna regola è un sistema che consente ai più forti di schiacciare i più deboli con una notevole facilità. Ma davvero non riusciamo a capire cosa è importante nella vita? Piantiamola con i capricci, con il volere tutto a costo di calpestare gli altri.

Volete che un editore pubblichi una saga che vi piace? Fate in modo che per lui sia un vantaggio pubblicarla, in modo che non si sogni di abbandonarne la pubblicazione. Una volta ero una grande frequentatrice della biblioteca, ora lo sono molto meno. Ora ho uno stipendio, non sono più una studentessa mantenuta ai genitori, e lavorando in una libreria inevitabilmente i libri della biblioteca li vedo vecchi. Ma c'è un altro motivo che mi spinge a comprare i libri che leggo. Se io do' i miei soldi all'editore lui sa di avere un guadagno. Se siamo abbastanza a dargli i nostri soldi, noi continueremo a leggere quello che ci piace. Se un libro mi piace, mi piace davvero, non lo presto. Ne compro un'altra copia e la regalo. Invece di regalare una sciarpa, un braccialetto, un qualsiasi altro oggetto, regalo un libro che amo e che penso che possa piacere alla persona che lo riceverà. In questo modo aumento i guadagni dell'editore e di conseguenza le probabilità che l'editore pubblichi altri libri di quella serie, o di quell'autore.
Io poi ho un vantaggio, lavorando in una libreria posso dare consigli ai clienti, e se penso che un libro che amo gli possa piacere non mi faccio sfuggire l'occasione di proporglielo. Ovvio, devo pensare che gli possa piacere, altrimenti non ascolterà mai più i miei consigli. In passato ho consigliato abbondantemente George R.R. Martin, cosa che ora faccio solo per le sue opere minori perché Le cronache del ghiaccio e del fuoco vendono più che abbastanza già da sole. Ho consigliato anche Robert Jordan, anche se quello su cui mi sono impegnata di più è stato La rinascita di Shen Tai di Guy Gavriel Kay. Un terzo delle copie che ho venduto le ho vendute proprio perché io ho messo in mano il libro al cliente dicendogli di comprarlo. Tutti mi hanno ringraziata per il consiglio, con l'unica eccezione della mia amica Marzia. Certo, si tratta di uno scrittore difficile, e lui stesso ne è ben consapevole. I suoi sono fantasy, ma gli elementi magici sono così pochi che gli amanti di magie e creature magiche possono non esserne attratti. D'altro canto gli amanti dei romanzi storici spesso non gradiscono il fatto che un suo libro sia ambientato, per esempio, in Kitai invece che in Cina.
I consigli personali sono una delle strade che seguo. Io scrivo articoli, qui e su FantasyMagazine, che ha un numero di lettori molto più alto del mio piccolo blog. In occasione della pubblicazione della Rinascita di Shen Tai ho scritto tre articoli - la notizia di lancio, che facciamo per tutti i libri, e due approfondimenti, che invece facciamo solo sugli argomenti che interessano a noi - incentrati sul romanzo, più la recensione. Inoltre ho scritto un approfondimento più generico sulla nascita di un mondo fantastico che aveva il duplice scopo di pubblicizzare Kay e il quinto numero di Effemme, rivista secondo me interessante ma troppo poco letta, e ho chiesto all'editore la possibilità di pubblicare su FantasyMagazine il primo capitolo del romanzo. Non ho alcun problema nel dire che pubblicizzo questo scrittore, o la nostra rivista. Io sono entusiasta, poi sta a voi decidere se ascoltarmi e investire i vostri soldi e il vostro tempo in quel che piace a me. Non dimenticate che se scrivo un approfondimento è perché l'argomento interessa a me, ma che lo scrivo sempre usando tutta la mia professionalità e competenza. Lascio a voi il giudizio su quanto io sia dotata di queste caratteristiche, ma l'intenzione alla base è certamente seria.
Ma questo è solo l'aspetto più appariscente. Appena posso parlo di Kay anche in articoli che parlano d'altro. Senza cercare di proporvi i classici cavoli a merenda, se l'argomento non ha legami non ne ha, ma se ne ha... ho parlato di Kay in un articolo su George R.R. Martin, e pure in uno su Brandon Sanderson. Quando un suo romanzo è finalista a un premio letterario importante non mi faccio sfuggire la notizia. A suo tempo avevo recensito un suo romanzo in inglese e prossimamente ne recensirò un altro. Ho intervistato lo scrittore appena ne ho avuta la possibilità, ed era una cosa che avevo provato a fare, senza riuscirci, quasi due anni prima. Ho citato un paio di saggi suoi a colleghi che sapevo che stavano scrivendo approfondimenti argomenti sui quali Kay aveva fatto commenti interessanti, e loro a loro volta si sono serviti di quegli articoli per i loro testi citando lo scrittore. Parlo di Kay, in modo molto più continuativo che su FantasyMagazine, sul mio blog. Avevo piazzato stralci della mia recensione su tre negozi on line, anche se poi i miei testi sono spariti quando il libro è andato fuori catalogo. Ho aggiunto alcune informazioni alla relativa voce di Wikipedia, e probabilmente farò altre modifiche in futuro. Ho fatto il suo nome a quattro case editrici. Questo è fare qualcosa di concreto, non lamentarsi contro gli editori cattivi che ci spezzano il cuore o proporre di far fare la fame ai traduttori. Con i miei sforzi riuscirò a fare qualcosa di più che far tradurre un unico romanzo ormai fuori catalogo? Non lo so, ma questo per me non è un buon motivo per smettere, o per prendermela con gli editori cattivi. Se certi libri non vengono tradotti il motivo c'è, e dal loro punto di vista hanno perfettamente ragione. A un editore può anche far schifo pubblicare libri scritti male, il cui valore letterario è pari a zero ma il cui valore commerciale è altissimo, ma se i lettori con i loro soldi dimostrano di volere quelle cose, è normale che quello è ciò che pubblicherà l'editore. Se è un editore serio e non è con l'acqua alla gola userà i guadagni del bestsellers per pubblicare libri importanti anche se lievemente in perdita, se manca anche solo una delle due caratteristiche allora potete aspettarvi soltanto il tentativo d'inseguire la moda e le facili vendite, ammesso che riesca a trovarle, per sopravvivere. Si parla tanto di crisi, e vi assicuro che il mondo dell'editoria ne è colpito come tutti gli altri.


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