«Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro». (Numeri XIII, 31-33).
Questo passo della Bibbia riguarda ciò che riferirono i dodici esploratori (ma sarebbe meglio definirli spie) inviati da Mosè nel paese di Canaan, per osservare il paese in cui gli israeliti si apprestavano a viaggiare.
Dunque secondo tali spie, a Canaan – identificabile all’incirca con la Fenicia – vivevano i Giganti ed essi erano pagani e cannibali.
Solo in seguito i cananei vennero sconfitti e convertiti alla religione monoteista ebraica, ma i loro simboli e i loro luoghi di culto furono in buona parte “riconvertiti” e non abbattuti dagli israeliti. Con buona pace di quanto era scritto nel Deuteronomio. Così in Canaan sopravvissero anche alcune prove dell’esistenza (presunta, eh!) dei giganti, come per esempio i monoliti noti come “pietre alzate”.
Ma non voglio scrivere un articolo di “archeologia eretica” o di criptozoologia/criptoantropologia.
Se vi interessa l’argomento, cercate su Google “giganti nella Bibbia” e troverete un sacco di riferimenti più o meno interessanti, almeno a livello di puro divertimento speculativo.
Io, molto più semplicemente, meditavo sull’opportunità di scrivere un seguito del mio racconto lungo Nimrod.
In un placido giorno di marzo l’intero pianeta viene colpito da una scia sismica senza precedenti.
I danni sono incalcolabili. Molte città crollano su se stesse, mentre voragini profondissime inghiottono persone ed edifici.
Ma questo è solo l’inizio.
Poche ore dopo l’evento ribattezzato “giga-sisma”, dalle voragini escono sciami di creature colossali e ostili.
Antropomorfi eppure alieni, i giganti marciano silenziosi sui resti delle metropoli, schiacciando tutto ciò che incontrano sul loro cammino.
Nessuna sa da dove vengono, né cosa vogliono.
Qualcuno prova a combatterli.
Questa è la storia di alcuni di loro.
Materiale e idee non mi mancano, sul tempo a disposizione per fare tutto possiamo lavorarci, magari rimanendo sul formato del primo racconto (una quarantina di pagine).
Ma vi lascio anche con una suggestione da riprendere in autunno: e se trasformassi lo scenario di Nimrod in una sorta di piccolo esperimento di scrittura collettiva?
Tanto oramai siamo allenati e non sarebbe malaccio mantenere la buona abitudine di lavorare in squadra.
Vedremo.
È tutto ancora da pensare, e in ogni caso, se la cosa si farà, sarà di nuovo a inviti, come è stato per HPL 300.
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