Ho deciso di andare con ordine, quindi di iniziare con Seattle, la mia prima tappa.La domanda più frequente è stata: che cavolo vai a farci a Seattle? A trovare Meredith Grey OVVIAMENTE. E invece mio cugino (mio cugggino) ci abita perché lavora ad Amazon e io sono andata a trovarlo. E com'è 'sta Seattle? Io l'ho trovata davvero una città carina, non troppo grande per gli standard americani (ha circa 650 mila abitanti) (e un solo Sephora) e in continua crescita. Del tipo che mentre ero lì qualche grattacielo in costruzione è cresciuto di un paio di piani. A Seattle si costruisce ovunque e si costruisce in fretta, perché molte aziende hanno la loro sede lì, sono in continua espansione e la gente continua ad arrivare. Abbiamo anzitutto Amazon (è ovunque in città, anche se di loghi non se ne vedono in giro), ma anche Uber, Microsoft, Starbucks, Boing.Ci sono seri problemi di traffico perché ci si sposta solo su strada (e si fanno incidenti e si uccidono medici di serie tv che non dovrebbero morire), non c'è la metropolitana. I cittadini, non mi ricordo esattamente quando, hanno votato contro la sua costruzione affinché la città rimanesse piccola. Solo che poi hanno iniziato lo stesso ad arrivare le grandi aziende e ora muoversi è un problema. Ma non vi preoccupate, perchè c'è LA MONOROTAIA! (Qui entra Homer Simpson che canta "Monoraaail/Monoraaail/Monoraaail") Che in realtà è la cosa più inutile che abbia mai visto, dato che fa una fermata e il tragitto dura tipo 2 minuti. Anche meno. Ma i cittadini ne vanno molto orgogliosi. È stata costruita per l'Expo del 1962 insieme al famosissimo Space Needle.
Ma cos'ho visto a Seattle?
Ho visto il Chiuly Garden and Glass, in sostanza un museo del vetro soffiato. Io, che abito a circa mezz'ora da Venezia, sono andata a vedere vetro soffiato a Seattle. C'è dell'ironia in tutto questo. Ma devo dire una cosa: gli americani sanno fare le cose molto meglio di noi. L'anno scorso sono stata a Murano a vedere, appunto, il museo del vetro soffiato ed è stato di una tristezza indicibile. Mentre a Seattle... beh, giudicate voi.
Io sono rimasta a bocca aperta. Avrei duemila foto di quella mattina ma purtroppo non le posso mettere tutte. O per fortuna per voi.
Poi è stato il turno del museo di musica, pop culture e sci-fi (EMP Museum). Ossia "come creare quasi dal nulla un museo e renderti felice anche se hai pagato 22 dollari per entrare". Ho notato che gli americani hanno questo dono: prendere quel poco che hanno e ingigantirlo, presentartelo benissimo, ricamandoci sopra e facendoti girare la testa.
L'esterno del museo. In mezzo ci passa la monorotaia.
In questo museo quindi ho visto: una mostra sui Nirvana, e ci mancherebbe altro, il grunge è nato a Seattle grazie a Kurt Cobain.Una mostra sull'evoluzione della chitarra (mio zio è impazzito), una piramide rovesciata fatta di strumenti musicali, una sala piena di videogiocchi Nintendo, uno schermo più grande di quelli dei cinema in cui proiettavano video musicali e ovviamente filmati su Macklemore (anche lui di Seattle), una sala fatta apposta per provare a suonare con strumenti con cabine singole e video con tutorial (io ho suonato la batteria), una mostra sui cartoni animati di Chuck Jones (per esempio Will E. Coyote e Beep Beep), una sala enorme dedicata allo sci-fi con costumi di film, pezzi di astronave, una sfera gigante che poteva diventare il tuo pianeta preferito e molto altro. La sala fantasy con i costumi de "La storia fantastica" (e soprattutto quello di Inigo Montoya), de "Il trono di spade" e di molti altri film, anche lì touch screen dove potevi creare il tuo mondo fantastico, filmati con commenti degli autori di libri fantasy, un drago gigante... insomma, un museo un po' folle, un accozzaglia di cose che mi hanno fatto perdere per un pomeriggio intero.
Che altro ho fatto a Seattle? Sono salita sullo Space Needle. Anche lì, touch screen a bizzeffe per farti perdere più tempo, foto gratuite in cui sono uscita che sembro una tossica, gadget con tocco vintage che mi hanno fatto spendere molti soldi.
Pike Place Market: un altro simbolo della città, un mercato bellissimo e incasinato, in cui la parte del leone la fanno il pesce (famoso il primo banco che si incontra entrando, dove i commessi vestiti da pescatori - o forse sono pescatori veri - si lanciano pescioni cantando) e i mega granchi. Ma c'è di tutto: fiori bellissimi, frutta (soprattutto le ciliegie gialle del Monte Rainer), vestiti, cosmetici bio, pasta strana...
Il primo Starbucks: la cosa è molto divertente, perché spacciano quello vicino al Pike Place Market come primo Starbucks, mentre invece il vero primo locale l'hanno chiuso 10 anni fa. Ma hanno riaperto dove si trova ora e hanno deciso che quello era il primo. E tutti ci credono. Io ovviamente la tazza l'ho comprata lo stesso e ho anche fatto la coda perché sono intelligente.
La partita di baseball: sono stata a vedere Seattle Mariners - Kansas City Royals. E ho scoperto che lo scopo principale, quando vai allo stadio del baseball, è mangiare e bere. La partita c'è, ok, ma potrebbe quasi non esserci. Anche perché è durata più di tre ore e il baseball non è come si vede nei cartoni animati o nei film, è uno sport abbastanza statico e non succede moltissimo. Poi i Mariners sono abbastanza brocchi, diciamolo. Comunque è stata una bella esperienza, io mi sono divertita. E ho mangiato tantissimo.
È già un post lunghissimo, magari ne farò un altro per concludere i miei pensieri su questa città. E poi devo raccontarvi del mio weekend a Orcas Island, un'isoletta ai confini col Canada. Ma per oggi basta così, dai.