Sono stanco di scrivere – credo almeno dal 2008 – che Reto Mäder è bravo, mi sembra quasi di essere il Mollica del rumore. Io con lui ho iniziato proprio col primo lavoro dei Sum Of R, pubblicato da un’altra personale scoperta di quegli anni, Utech Records. A raccontare tutta la sua storia agli italiani, comunque, ci ha pensato Massimiliano Busti su uno dei Blow Up usciti quest’anno, mettendo bene in fila le discografie di Ural Umbo, Pendulum Nisum, del solista RM74 e dell’etichetta Hinterzimmer. I Sum Of R mark I erano Reto al basso e all’elettronica, Roger Ziegler (l’altro uomo Hinterzimmer) all’harmonium e Cristoph Hess (aka Strotter Inst.) alle sue costruzioni coi giradischi (un turntablist sui generis). I Sum Of R mark II sono Reto a basso, batteria, piano ed elettronica, più Julia Wolf alla chitarra (opportunamente trattata in alcune tracce). Il cover artwork ci parla sempre di donne misteriose e anche la sostanza che rimane attaccata sulla pelle è la stessa: nera, soffocante, tossica e in grado di creare dipendenza. Sì, perché uno – nonostante l’assuefazione a quel qualcosa che sta tra drone, ambient, noise e metal di questi anni – questo disco lo fa subito ripartire. In Ride Out The Waves la presenza di una sei corde e delle percussioni al posto di due esponenti del mondo “experimental” rende il tutto più doom in una maniera che non si può definire comunque tradizionale (“In The Fields Of Trust”), perché il modo di suonare è solo apparentemente rock e perché intorno a questa massa più rocciosa di quelle a cui Mäder ci ha abituato rimane una nebbia fitta di lontanissima e irriconoscibile ascendenza noise industrial (“Echo” e “Captured Lightning”), quella che poi lascia addosso quella pellicola nera che non se ne va via. Certo, più “live” dei vari progetti menzionati più su, ma con le stesse impronte digitali.
Edizione in vinile curata da Storm As He Walks (dietro alla quale si celano gli Architeuthis Rex), che così esordisce col botto.