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Summit della Celac: povertà, Cuba e manie di persecuzione

Creato il 28 gennaio 2015 da Eldorado

Se c’è qualcosa che caratterizza la Costa Rica in questa stagione è il vento. Le raffiche implacabili degli alisei, che spazzano l’altopiano, regalano cieli tersi ma anche temperature poco comuni per le latitudini tropicali. Gli alisei hanno soffiato forte e senza ritegno anche per i trenta presidenti latinoamericani che alla spicciolata sono arrivati a San José per partecipare al summit della Celac (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños). Un vento costante, insistente, che fa da ambiente ai temi che si discuteranno oggi e domani nelle sale del complesso Pedregal di San Antonio de Belén, una tranquilla cittadina a metà strada tra l’aeroporto e la capitale. Trenta presidenti (solo tre gli assenti: la Kirchner, Peña Nieto e Cartes, il paraguayano) per la comunità fortemente voluta da Hugo Chávez, che persegue l’ideale panamericano di Bolívar e nella quale si riconosce l’America all’infuori dell’universo ‘gringo’. Prova ne sono gli avvicinamenti alla Comunità europea, ma soprattutto alla Cina che nei giorni precedenti il summit ha annunciato investimenti per 250.000 milioni di dollari nei prossimi dieci anni nella regione latinoamericana.
Non succede tutti i giorni di avere a portata di mano tanti presidenti, alcuni dei quali indubbiamente carismatici (Pepe Mújica in testa). Il primo ad arrivare è stato Raúl Castro forse perché, al margine del tema principale del summit –la povertà- ha un folto programma di incontri. Dovrà infatti spiegare ai suoi soci politici i dettagli della riconciliazione con gli Stati Uniti, un tema che è entrato di forza anche nel programma ufficiale del vertice. Ci sarà, infatti, una dura condanna di tutti i Paesi per l’embargo statunitense che, nonostante le assicurazioni di Washington, è ancora vigente, in un documento che invita gli Stati Uniti a porre fino al provvedimento.
Ma a rubare il palcoscenico, ancora prima di sbarcare in suolo tico, è stato Nicolás Maduro. Il presidente venezuelano ha dichiarato a Noticias 24 Venezuela che ¨in Costa Rica è presente un gruppo di terroristi con il compito di minacciare la mia incolumità¨. Maduro giunge al summit di cattivo umore. Solo lo scorso fine settimana ha dovuto sbottare di brutto contro l’ex presidente del Cile, Piñera e quello colombiano Pastrana per aver partecipato a Caracas ad un congresso dell’opposizione, cercando pure di incontrarsi in carcere con Leopoldo López. Per non parlare poi della crisi che attanaglia il suo Paese ora che il prezzo del petrolio è stracciato. Non bisogna però prendere le dichiarazioni di Maduro su un complotto terrorista alla lettera. È molto probabile che con le sue parole si rivolgesse alla folta colonia venezuelana che anno dopo anno cresce in Costa Rica. Si tratta di quel ceto medio che le politiche chaviste hanno sgretolato, obbligandolo alla scelta di un esilio volontario in vari paesi delle Americhe. Tutti traditori della patria, tutti da additare come terroristi.
Tornando al tema principale del summit, si parlerà di come prevenire e combattere la povertà. In numeri asettici, la soglia di povertà interessa oggi il 24% della popolazione latinoamericana, dato che dal 2012 –dopo un periodo di miglioramento- si è mantenuto stabile. Aumenta però l’indigenza al 12%. Insomma, sono ancora numeri da capogiro nonostante le positive politiche sociali del primo decennio del secolo: stiamo parlando infatti di 200 milioni di persone. I presidenti dovranno firmare un documento finale in cui ogni paese si compromette, attraverso politiche sociali e mirate, a ridurre la soglia di povertà al 4% nei prossimi otto anni. Vento permettendo.


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