SUNDAY POST. L’amore amaro di Mara
Creato il 21 novembre 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Ce ne siamo occupati sempre lanciandole un’occhiata di sfuggita. Diciamolo. Per molto tempo è stato un bersaglio facile, soprattutto dopo la versione che di lei diede una Sabina Guzzanti al massimo della forma. Non abbiamo cambiato idea sul ministro per le pari opportunità Mara Carfagna neppure ora che sembra essere stata colta da un attacco di resipiscenza, una sorta di svolta ecologista che l’ha spinta a lottare con tutte le sue forze per il funzionamento a pieno regime del termovalorizzatore di Salerno, la sua città. La ragione è che ci sembra difficile, e soprattutto irto di difficoltà, il passaggio da un calendario nel quale non si curano i bambini malati di Aids in Africa ma si mostrano le tette, al Parlamento e, dalla inconsistenza di una valletta televisiva agli ordini di Michele Guardì e Giancarlo Magalli, a un dicastero ministeriale. La carriera di Mara Carfagna è stata fulminante. Le malelingue dicono sia stato merito dell’apprezzamento che un Silvio Berlusconi arrapatissimo le fece (“Se non fossi sposato la sposerei”) alla cerimonia di assegnazione non dei Nobel ma dei Telegatti. Da quel momento scomparve dalla televisione e iniziò a studiare da ministro perché, da donna in carriera quale si è sempre sentita, si era trovata di fronte ad una scelta esistenziale: o continuare a mostrare il culo (che in epoca di Bunga² non è detto sia una opzione sbagliata) oppure affrontare un futuro pianificato nientemeno che dall’Imperatore in persona e farlo nel migliore dei modi. Laureata in giurisprudenza all’università di Salerno, iniziò a prendere lezioni di dizione, di cultura generale, di economia e finanza, di politica (dal prof. Brunetta) fino a quando al termine di studi faticosi ma proficui, è diventata ministro della Repubblica. Ammantati ancora di feroci pregiudizi nei suoi confronti, non ci siamo resi conto che, con il passare del tempo, la nostra Mara aveva iniziato un percorso politico che l’aveva portata a concepire anche leggi di una certa importanza (sembra con lo zampino della pidina Anna Paola Concia) come quella sullo “stalking”, di cui molte donne coraggiose hanno approfittato per mandare in galera uomini di merda. Poi, all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, sono iniziati i problemi. Tutta colpa della monnezza. Nemica giurata di Edmondo Cirielli, presidente della sua Provincia e uomo di fiducia di Nicola Cosentino, Mara era insorta sull’affidamento del termovalorizzatore della sua città allo stesso Cirielli e, tanto per confermare quanto si è detto su come gli uomini di Cosentino trattano gli avversari politici (anche nel proprio partito), hanno iniziato ad usare con lei le stesse armi pensate per eliminare Stefano Caldoro. Non potendo affermare che Mara Carfagna è lesbica, hanno pensato di affibbiarle un amante scomodo e chi se non il finiano Italo Bocchino, campano come lei e nemico giurato dei berluscaz inquisiti? Il resto è di queste ultime ore. Pensando di trovare in Berlusconi un alleato, un estimatore, un amico, Mara Carfagna si è rivolta direttamente a lui per cercare di rintuzzare gli attacchi sempre più violenti che le venivano via via rivolti. La risposta di Berlusconi, direttamente da Lisbona, è stata: “Non tribolerò per le dimissioni della Carfagna”. Mara, a quel punto, si è sentita tradita e sgranando ancora di più gli occhi che tanto avevano colpito il Nano², ha annunciato una serie di dimissioni: da ministro, da parlamentare e da iscritta del Pdl. In un’amara intervista al Mattino di Napoli, il ministro Carfagna ha detto: “Non farò mancare la fiducia a Berlusconi, ma il 15 dicembre rassegnerò le mie dimissioni dal partito. Lascerò anche lo scranno di parlamentare, perché a differenza di altri sono disinteressata e non voglio dare adito a strumentalizzazioni. Mi dimetterò ovviamente anche da ministro visto che il mio contributo pare sia ininfluente”. Se tutto ciò avvenisse, il nostro giudizio su di lei si modificherebbe quel tanto da accettarla senza più pregiudizi fra gli esseri umani che posseggono ancora il senso della dignità. Ma siccome non ne siamo affatto convinti, sospendiamo per il momento ogni considerazione. Resta però il retrogusto di una storia d’amore finita, quello che spinge a cancellare tutto del rapporto che si è avuto con chi si è amato alla follia e a fare in modo che l’amaro in bocca che lascia scompaia per sempre. Magari con un calice di champagne ad Antigua (o con una damigiana di Coca Zero dalle nostre parti). Toujours sur la route.
Potrebbero interessarti anche :