Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Coloro che solo poche settimane fa ritenevano i Black Cats spacciati sono stati prontamente smentiti: chi l’avrebbe mai pensato che dopo le orribili prestazioni del mese di marzo ed un Poyet ad un passo dalla crisi di nervi si potesse scampare all‘Inferno della Championship. I fatti dimostrano che tutto è possibile, con la vittoria di oggi sul West Brom il Sunderland coglie con una giornata d’anticipo(!) una salvezza che dopo il brutto harakiri interno del 31 marzo con il West Ham ed il conseguente -8 dalla quartultima sembrava un miraggio. Bastano Colback e Borini ad affondare i Baggies e di fatto a condannare il Norwich alla retrocessione in cadetteria.
Le formazioni: Poyet abbandona definitivamente lo sciagurato 3-5-2 e ripropone il 4-3-3 a trazione anteriore con il confermatissimo Wickham supportato da Borini e Adam Johnson: Pepe Mel risponde con Sessegnon e Berahino alle spalle di Anichebe unica punta preferito a Matej Vydra.
Sotto una pioggia incessante il Sunderland parte forte, spinto dalla rabbia assopita dopo un’intera stagione di alti e bassi: in palla Borini, subito pericoloso dopo ’7, ma il vantaggio non tarda ad arrivare: passano 5 giri di lancette e Colback servito da Marcos Alonso trova l’angolino e fa esplodere lo Stadium of Light. Proprio lui, Jack Colback, cresciuto con il bianco e rosso sulla pelle ma che se ne andrà a fine stagione. Attaccano sempre i padroni di casa, sulle ali dell’entusiasmo dopo la striscia positiva: il rinato Wickham lotta con McAuley e fa a sportellate con la garra latina di Lugano, Borini sempre col coltello tra i denti si dimostra l’uomo dei gol pesanti, è lui che trova il raddoppio alla mezz’ora: servizio di Larsson e girata ad anticipare Foster per il gol che spezza in due la partita. I vani sforzi degli ospiti culminano con un paio tentativi di Berahino e Sessegnon che non fanno paura a Mannone, il primo tempo si chiude con un match già in una cassaforte che neanche Arsenio Lupin sarebbe in grado di scassinare.
Si riprende con due novità in casa West Brom, rimangono negli spogliatoi Reid e Yacob, dentro Dawson e Mulumbu. Al 55′ Morrison scappa sulla destra ma sul suo cross basso Anichebe manca l’appuntamento col pallone: succede poco, i Black Cats gestiscono il risultato, i Baggies tentano di reagire ma non incidono; ci provano ancora gli ospiti, Sessegnon si accentra ma conclude largo e debole. All’ora di gioco dentro Altidore per Wickham e la pressione nell’area di Foster si fa incessante: lo stesso americano si mangia da due passi il 3-0 su servizio al bacio di Johnson, poi Vergini spara largo in diagonale. Pepe Mel si gioca la carta Vydra per Berahino, ma l’ex Udinese non incide e il match si trascina stancamente verso il ’90.
Lo Stadium of Light scoppia in una baraonda di festa, anche l’anno prossimo sarà Premier: culmina così un cammino travagliato fatto di occasioni perse e imprese titaniche (come la doppia vittoria nel T&W Derby con il Newcastle), decisivo il cambio di marcia (e di modulo) delle ultime giornate, in cui i Black Cats sono stati capaci di tre autentici miracoli: battere il Chelsea a domicilio, cogliere un punto all’Ethiad per poi completare l’opera sabato scorso sconfiggendo il Manchester United ad Old Trafford.
Diversa la musica in casa WBA, che torna nelle Midlands a testa bassa: rimangono comunque i 3 punti di vantaggio sui Canaries ma con la valvola di sicurezza di una differenza reti di gran lunga migliore. Arriva l’ennesima sconfitta esterna (e la 16esima totale in stagione, peggior rullino di marcia dell’intera Premier) e resta nell’animo di Pepe Mel la consapevolezza di una salvezza raggiunta più per regali altrui che per propri meriti.