Non sono solito legarmi in modo particolare alle cose, non ho quasi mai avuto idoli e rimango sempre un po’ distaccato da tutto, come se guardassi ciò che mi succede da un punto di osservazione esterno.
Mi piace variare le mie letture perchè sono molto curioso ed affamato di storie, però ci sono dei punti fermi ai quali ogni tanto torno a fare visita.
Uno di questi è certamente Paul Auster.
I suoi romanzi sono tra le cose che preferisco.
Per il suo modo di raccontare e per il suo stile, può essere considerato una specie di Kafka moderno, perchè nei suoi libri capita spesso di non avere una soluzione precisa, un finale ben definito.
In realtà le sue possono essere tranquillamente definite non-storie perchè oltre al finale, non hanno neppure un inizio ben specifico; sono estrazioni di frammenti di vita dei suoi personaggi.
Non è importante cosa sia accaduto loro prima dell’entrata in scena, anche se spesso ciò viene spiegato, ma è importante il loro stato d’animo, la loro psicologia, il loro disagio.
I libri di Auster non raccontano la vita dei suoi protagonisti, ma solo una parte del loro viaggio nel mondo reale; si incontrano all’inizio e si salutano alla fine.
C’è stato qualcosa prima e ci sarà qualcosa dopo, il durante è quello che ci coinvolge per il tempo che impieghiamo noi a leggere la loro parte di storia, poi li lasceremo andare conservandone alcuni ricordi in base alle nostre esperienze e al nostro stato d’animo.
Poche volte quindi si va incontro ad un finale ben definito, un pò come Kafka appunto.
Ciò potrà forse non piacere a molti lettori, ma volenti o nolenti questo corrisponde alla realtà e leggere storie che hanno un inizio ed una fine ben precisa significa estraniarsi dal mondo vero.
Non c’è nulla che abbia implicazioni specifiche, ma ogni cosa dipende da numerose altre.
Nei libri di Auster succede che i personaggi sono veri.
Potranno essere simpatici o antipatici, ma ciascuno ha caratteristiche proprie diverse dagli altri, non ci sono mai doppioni.
Ognuno con il proprio fardello di problemi che lo condiziona.
Problemi del quotidiano, problemi veri, lontano dai romanzi rosa dove sembra che tutto ruoti attorno ad un sì o ad un no.
I cosiddetti problemi di cuore dei personaggi di Auster sono la conseguenza di altri problemi; sono l’effetto e non la causa.
Questo Sunset Park in particolare è certamente tra i suoi libri migliori, forse il migliore in assoluto.
Pieno di dettagli delle persone e con frasi e passaggi da memorizzare, eccone un paio:
Le ferite sono una parte importante della vita e finchè non sei stato ferito in qualche modo, non puoi diventare adulto.
oppure:
…e fu il più giovane che insegnò al più vecchio il valore della resistenza e come sia possibile rifiutarsi di partecipare ai giochi insensati che la società ci chiede di giocare.
Saranno forse luoghi comuni, ma in ogni libro c’è qualcosa che ci sembra familiare, come un sentimento conosciuto, un disagio interiore oppure una passione nascosta, qualcosa per il quale ci si sente coinvolti.
Un filo sottile di malinconia lo si ritrova sempre; un esempio di questo in Sunset Park sono i contatti padre-figlio quando muoiono i vecchi personaggi del baseball degli anni cinquanta.
Un libro da leggere.