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Il termine Sunshine nel titolo non è messo lì a caso.
Il richiamo alla super indie e super bella commedia Little Miss Sunshine è infatti quasi palese, a sottolineare e creare un genere all'interno del Sundance che ai sentimenti e alle risate intelligenti vuole portare.
Ma i punti in comune con tra i due film non finiscono qui.
Protagonista è infatti un'altra famiglia strampalata, e meno ordinaria, composta da due sorelle molto diverse tra loro, il figlio di una (che per l'ingenuità e la genuinità somiglia a Olive) e il padre/nonno. E chi è questo padre/nonno se non Alan Arkin, che abbandona droghe e vita rock & roll per espedienti di commercio illegali coinvolgendo il nipote? L'attore fa da trait d'union tra i due Sunshine, anche se in questo rimane in secondo piano, facendo da contrappunto con la sua ironia e pragmaticità ai problemi delle figlie.
Sono infatti le sempre più promettenti Amy Adams e Emily Blunt a prendere le redini del film, a raccontare le storie fatte di umiliazioni e accontentamenti quotidiani. La prima, Rose, un tempo cheerleader e in vista, è costretta a fare la donna delle pulizie per mantenere il figlio, intrattiene ancora una storia con il suo amore di gioventù che nel frattempo si è sposato, e cerca di avere la licenza come agente immobiliare. La seconda, Norah, non si decide a crescere, tra lavori e lavoretti sempre precari, è un'ottima baby-sitter e zia ma finisce inevitabilmente per combinare guai.
L'occasione di riscatto capita loro grazie all'amante poliziotto di Rose, che le porta a fondare un'agenzia di pulizia e smaltimento rifiuti organici: in pratica puliscono le scene del crimine. Il loro approccio dilettantesco a una situazione quasi surreale fa sorridere, ma con l'aiuto del venditore di prodotti industriali Wilson le due iniziano a fare strada e a scalzare i concorrenti.
Con il loro metodo umano di agire, il lavoro si rivela per essere qualcosa di più di un modo spiccio per fare soldi, diventando il mezzo per entrambe di affrontare il loro doloroso passato, e la loro dolorosa perdita anche se non tutto andrà liscio.
Tra risate e disgusto, ecco quindi che affiorano anche le lacrime, con la commozione che fa capolino in un finale forse troppo frettoloso, che non approfondisce fino in fondo le decisioni e il risveglio delle due.
Sunshine cleaning resta comunque una commedia di quelle belle e spumeggianti, minore in confronto alla sua omonima Sunshine, certo, ma non per questo da disdegnare. Il cast è di quelli conta, e la fotografia e la regia indie DOC sono una sicurezza.
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