Magazine Diario personale
Quando ero alle medie avevo anche
musica, fra le materie da studiare. Mi piaceva ed andavo pure benino.
Purtroppo mi sono auto-scoraggiato dal suonare uno strumento e non
sono mai andato oltre al piffero. Ricordo però che l'insegnante ci
ripeteva spesso di “suonare con attenzione anche le pause”, che
le pause erano sullo spartito ed avevano anche loro una componente
nella melodia, erano musica.
Lo scorso mese ho fatto un corso per
diventare un lettore volontario di “Nati per Leggere” e a
distanza di 20 anni mi è stato detto “mi raccomando le pause, sono
parte integrante del racconto”.
Anche quando ho fatto “Improvvisazione
Teatrale” ho fatto un lavoro sulle pause, sul come usarle e sulla
loro importanza.
Dato che tre indizi fanno una prova ho
pensato fosse doveroso fare una piccola riflessione sulle pause nella
mia giornata.
La prima reazione è stata “quali
pause?”. La mia giornata si articola dalle 6,00 alle “fino a
quando reggo” con un alternarsi di attività che può essere più o
meno frenetico, più o meno serio, più o meno professionale, più o
meno ludico, più o meno affettivo. Però sono costanti. Quindi ho
subito pensato di abortire questo post perchè non aveva
applicazione, la mia vita ha un'unica lunga pausa, la notte in cui,
per lo più, non sono vigile.
Poi ho pensato che al mattino, mentre
Bianca è già pronta e Giulia finisce di preparare Gaia, io sto
cinque minuti seduto sul pavimento a non fare nulla. Bianca e Gaia
quando ci raggiunge non sono interessate a me. In genere mi
coinvolgono in attività ma non al mattino. Mi lasciano seduto in
terra con loro ma non mi trovano interessante. In pausa pranzo, dopo
essermi cambiato e prima di prepararmi da mangiare, svuotare e
riempire la lavastoviglie, qualche volta correre, scrivere i miei
post, leggere mi butto sul letto a quattro di spade e resto steso per
50 secondi cronometrati (sono il tempo massimo prima di decidere che
non riesco ad alzarmi più).
La sera, dopo aver mangiato,
sparecchiato, giocato e messo a letto le piccole (attività in cui io
svolgo un ruolo di supporto mentre Giulia è il Project Manager di
tutto), quando Giulia scende per fare pratica io ho un paio di minuti
di solitudine e di pausa.
Quindi mi son reso conto di avere dei
momenti di pausa, dei momenti di “nulla”. Il problema è che li
ho sempre considerati come un passaggio fra una frenetica attività
appena conclusa ed una frenetica attività da iniziare. Non li ho mai
rispettati.
Questo fino a settimana scorsa (mi son
preso una settimana di sperimentazione prima di pubblicare le
conclusioni). Da una settimana a questa parte ho deciso di dare
maggiore dignità alle mie pause, di non intenderle solo come un
passaggio di vita ma come un momento di vita.
Qualcosa è cambiato, non ho ancora ben
chiaro in che termini ma qualcosa c'è.
Ad esempio, la consapevolezza che
riesco ad avere una decina di minuti di pausa totale è rincuorante,
specialmente in un momento intenso come quello che sto vivendo in
questi anni. Altro aspetto mi sembra di aver riempito la mia giornata
con qualcosa di mio, mi sembra di aver rosicchiato 10 minuti miei.
Minuti che sono pochi per fare qualsiasi cosa che non sia stare buono
e calmo, rilassato. Non mi riesce ancora benissimo, non riesco ancora
a godermi semplicemente la pausa, però ne sono più consapevole,
riesco almeno a rilassare i muscoli di collo e spalle, a perdere
quella tensione. Intanto riesco a godermela fisicamente,
prossimamente spegniamo pure il cervello.