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Super-Cannes – J.G. Ballard

Creato il 27 giugno 2012 da Maxscorda @MaxScorda

Super-CannesContinua l’indagine all’interno del Ballard che non odora di fantascienza per quanto a dire il vero, non mi sentirei di collocare il romanzo in un continuum temporale ben definito e parafrasando un formidabile incipit televisivo di qualche anno fa "Questa storia si svolge l’anno prossimo in Francia".
Una giovane dottoressa viene invitata col non piu’ giovane marito, a lasciare l’Inghilterra per andare a lavora sulle colline di Cannes in un ben piu’ che lussuoso residence per dirigenti di altissimo livello delle piu’ importanti multinazionali.
Lusso sfrenato finalizzato a creare un habitat perfetto in cui creare, dirigere e gestire. Tutto appare meraviglioso ma un conoscente della donna, colui del quale prende il posto, se n’e’ uscito uccidendosi dopo aver ammazzato dieci persone.
Al marito, ospite nullafacente del centro, non restera’ che indagare ed e’ da qui che Ballard mescola gli ingredienti, quelli che meglio conosce.
C’e’ la lotta di classe di "Condominium", il connubio eros-meccanica di "Crash", la follia del potere de "La mostra delle atrocita’" ma anche la sua esperienza alla RAF e credo qualcosa di piu’ in comune col suo passato.
Non amo i gialli, i thriller mi lasciano indifferente ma faccio volentieri un’eccezione quando serve.
La scrittura di Ballard passa attraverso lenti anamorfiche di immagine straniante, come un ronzio che si sovrappone a quanto i sensi percepiscono. La dimensione dell’autore ha qualcosa di disallineato rispetto la nostra ordinaria, c’e’ spesso qualcosa in piu’, a volte qualcosa in meno, aurea mutante e trasognata all’interno di un cosmo riconoscibile eppure sconosciuto ed e’ su questo piano che la vicenda si snoda. Ballard resta sospeso sui fatti facendoli scivolare addosso ai protagonisti, eppure dalle azioni non del tutto coerenti con quanto gli accade.
Ho aspettato sino alla fine un ricongiungimento tra epica e pathos eppure il divario laddove doveva restringersi si e’ invece allargato, concludendo piuttosto frettolosamente e senza convincere, non del tutto almeno.
Caratterizzazioni dei personaggi ben definite ma con la sensazione che il verso del taglio sia contrario alla nervatura e percio’ poco convincenti come spesso accade alle loro azioni.
La mano e’ esperta ma il dosaggio dei bianchi e dei neri e’ sbagliato, con grandi zone di una sola tinta o al contrario trobando grigio laddove serve definizione. C’e’ qualcosa di mal definito e non credo dipenda solo dai miei gusti.
Dimenticavo, copertina orrenda, una delle piu’ brutte di sempre, come da tradizione Feltrinelli del resto.


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