15 dicembre 2015 Lascia un commento

Era l’epoca in cui l’onda della "rivoluzione" si stava esaurendo ma qualcuno con le buone e soprattutto con le cattive, cercava ad ogni costo di imporre la propria ragione. Certo, non tutto fu male, anzi in qualche modo la forza propulsiva del motore avviato qualche tempo prima, ancora spingeva in avanti, coinvolgendo tutti gli apparati della vita sociale, delle arti e della cultura.
L’architettura s’immerse totalmente nello Zeitgeist, vuoi perche’ come disse qualcuno, "l’architettura e’ Arte che serve a qualcosa", poi perche’ dire urbanistica significa tracciare i contorni dei luoghi dove le persone trascorrono il loro tempo, scuola, lavoro e privato, percio’ ogni spostamento nel tessuto cittadino va per forza di cose ad impattare la sfera emotiva ed esistenziale nel profondo e nella sua essenza. Superstudio fu tra i gruppi di architettura piu’ influenti e seminali dell’epoca. Nato a Firenze nel 1966, da subito il gruppo fece dell’architettura radicale il leitmotiv del proprio lavoro. Senza compromessi, senza mezzi termini, riscrissero la sintassi stessa della forma e della funzione, azzerando tutto e ripartendo dal monumento continuo e soprattutto la supersuperficie, una sorta di "struttura" wachowskiana virale, matrice creatrice e distruttrice nel contempo, particella elementare come un bit, minuscolo mattone fondante di un impianto immenso e inedito. Valli e cascate, metropoli o periferie, nulla sfugge al potere del Mondo Nuovo, non senza ironia certo perche’ come gli istogrammi insegnano, furono un concetto molto serio e molto faceto.

C’e’ modo di vistarla sino al 6 Gennaio 2016, fatevi un regalo.
