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Poco importa che Watson vinca o meno la sfida a Jeopardy! contro i campioni umani. Il supercomputer della I.B.M. ha già dimostrato di avere le carte in regola per rivoluzionare il settore dei motori di ricerca.
Watson, dall'alto dei suoi 16 terabyte di memoria, non è solo una macchina di estrema velocità ed efficienza. E' dotato anche di un algoritmo che gli consente di comprendere il linguaggio naturale, di elaborarlo, di cogliere sottintesi come farebbe un essere umano, e di mettere in relazione una quantità di dati di fronte ai quali molti di noi si troverebbero in seria difficoltà.
Non siamo più di fronte ad un computer fondamentalmente stupido che gioca a scacchi come Deep Blue, ma ad una macchina dotata di una delle più avanzate intelligenze artificiali in circolazione, e di una capacità di elaborazione della semantica senza precedenti. Il perfetto mix per un motore di ricerca.
Provate a scrivere su Google "Quali aziende di non oltre 15 operai creano profilati in alluminio nella provincia di Milano?". Vi renderete conto da soli che ottenere risultati coerenti e di nostro interesse è una vera e propria impresa.
Watson, al contrario, è in grado di comprendere una richiesta del genere. Anzi, è capace di fare molto di più: da alcuni dati posti in linguaggio naturale, è in grado di dedurre la domanda che avete intenzione di porre.
Il web semantico, come viene spesso definito, è il sogno di tutti i principali motori di ricerca. Consentire all'utente di porre una domanda in linguaggio naturale, e fornire risultati perfettamente coerenti alla richiesta formulata, è considerato come il "santo Graal" della ricerca su Internet.
Ci sono diversi progetti in corso, come il Never-Ending Language Learning system della Carnegie Mellon University e il KnowItAll della University of Washington, che mirano ad insegnare il significato delle parole ad un computer sottoponendo al sistema brani da leggere, dai quali poi costruire relazioni che consentano alla macchina di comprendere il linguaggio naturale umano.
Uno di questi sistemi è il DeepQA, quello utilizzato da Watson. Sebbene non si abbiano dettagli sul funzionamento di questa macchina, il traguardo finora raggiunto è decisamente impressionante, e supera di gran lunga i risultati raggiunti da tutti gli altri progetti in corso.
"Come fece Deep Blue, sta mettendo insieme tecnologie innovative hardware e software" dice Henry Kautz, presidente della Association for the Advancement of Artificial Intelligence. Il problema starà nel trasferire queste tecnologie su una piattaforma facilmente utilizzabile da aziende come Microsoft e Google per l'utilizzo nei loro motori di ricerca.
Cosa difficile da fare, per ora. Ma secondo Kautz, macchine potenti come Watson e dotate delle stesse capacità saranno disponibili sul mercato in 3-4 anni.
E nel momento in cui queste macchine saranno alla portata delle multinazionali del Web, l'attuale metodo di ricerca verrà progressivamente rimpiazzato da una sorta di conversazione con il nostro search engine preferito.
Quiz-playing computer system could revolutionize research
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