Sono in macchina. Squilla il cellulare, accosto davanti ai cassonetti della spazzatura e metto le quattro frecce. Rispondo al cellulare. Una signora dal lato dei cassonetti si avvicina alla macchina, batte con la mano aperta sul finestrino. “Lei dovrebbe vergognarsi, pensi se arrivasse un pullman di bambini disabili!” Guardo la strada. Il traffico scorre senza problemi, non intralcio nessuno, sono fermo per il tempo necessario a terminare la telefonata, poi me ne andrò per i fatti miei. Penso all’immaginario pullman dei bambini disabili, mi chiedo quale razza di strana fantasia anima i pensieri di questa donna. Batte ancora più forte sul vetro. È un volto indistinto, riesco a vedere solo un paio di occhiali dalla montatura inclemente. Chiudo la telefonata e abbasso il finestrino. “Signora, lei cos’è, un supereroe?”
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