
La panoramica generale, che si concentrerà principalmente sul modello inglese e quello tedesco, è necessaria e utile per comprendere alcuni degli aspetti del percorso che è partito anche in Italia da parte di diversi gruppi di tifosi sparsi lungo tutto lo stivale, spesso ispirati da realtà di riferimento estere, ma che poi hanno trovato compimento, e stanno definendo una via italiana, con modalità funzionali al contesto nostrano e alle nostre regolamentazioni(seppur attualmente assai carenti in materia).

I modelli di riferimento sono quindi quello tedesco e quello inglese, ripresi oltre che dalle esperienze italiane, dalle diverse altre iniziative che stanno nascendo in diversi Paesi, tra gli altri in Francia, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Grecia, Israele ecc. e nella stessa Spagna con forme alternative e più vicine ai Supporters Trust che al classico azionariato popolare spagnolo.
Nel Regno Unito i primi gruppi di tifosi che si sono associati per dare vita ad una rappresentanza del tifo attraverso un Supporters' Trust risalgono a circa 15-20 anni fà, periodo di grandi difficoltà finanziare che hanno colpito trasversalmente tutte le serie dei campionati inglesi, con piccole e medie realtà che per salvare i loro club dal dissesto economico, in alcuni casi ricostruite dopo il fallimento, sono scesi in campo per dare il proprio contributo concreto e attualmente si contano oltre 100 realtà in cui sono nate delle associazioni di tifosi.
Il contesto inglese è sicuramente quello più ricco di spunti e di forme diverse di coinvolgimento utili a rappresentare in maniera ampia i diversi gradi di sviluppo del fenomeno del coinvolgimento attivo nei club dei campionati d'oltremanica, in cui è possibile individuare sia forme di partecipazione con una quota rilevante, sia di realtà completamente di proprietà dei tifosi, che di associazioni che, senza avere quote rappresentative, svolgono ugualmente un ruolo di referente rispettato e consultato dai club e dalle istituzioni nelle materie di interesse collettivo.

Negli anni sono stati diversi i club che sono rinati grazie ai tifosi o che hanno incluso nella proprietà una rappresentanza significativa del tifo, infatti, come specificato nella prima parte, l'obbiettivo delle associazioni di tifosi non è necessariamente acquisire il controllo del club ma anche essere semplicemente presenti e riconosciuti come referenti, e far sentire la propria voce, all'interno del Board della società.
Vi riporto alcuni esempi concreti significativi di club di completa proprietà dei tifosi e di realtà dove con partecipazioni di minoranza i Supporters' Trust riescono a collaborare positivamente con imprenditori facoltosi.
Meritevoli di attenzione sicuramente le affascinanti e romantiche storie del FC United of Manchester e del AFC Wimbledon, in cui i tifosi hanno deciso di abbandonare i proprietari dei club, fondare la propria società indipendente e che fosse guidata secondo i propri principi e passione. Entrambi i club, nel gergo inglese definiti Community Club, sono di totale proprietà dei tifosi, attraverso una gestione economicamente sostenibile della società e le diverse forme di raccolta fondi periodiche gestiscono tutte le attività sportive e sono diventate polo di riferimento della comunità locale con cui interagiscono continuamente e da cui traggono le risorse necessarie. A queste è opportuno affiancare la storia del Portsmouth FC, quella che lo scorso anno è stata l'acquisizione di un club da parte di un Supporters' Trust più rilevante della storia del Regno Unito, con l'associazione di tifosi che ha acquisito il pacchetto di controllo della società(prima al 56% e attualmente al 52%), con un 'esborso complessivo di circa 7 milioni di sterline, in collaborazione con un gruppo di investitori,11, appassionati del club proprietari del restante 48%. Senza poi dimenticare le recenti acquisizioni del Wrexham, del Wycombe Wanderers o le realtà dell'Exeter City e dell'AFC Telford United, ma se ne potrebbero citare molti altri.

Nel Regno Unito negli ultimi anni sebbene sia cresciuta la voce dei tifosi anche le realtà inglesi guardano a quello che può essere l'esempio migliore di coinvolgimento attivo nel panorama europeo: il modello tedesco. In Germania la regolamentazione delle leghe professionistiche prevede importante norma ''la regola del 50%+1''(Modello tedesco: parte 1 e parte 2)secondo cui ogni club che milita nei campionati professionistici non può avere come azionista di maggioranza un investitore individuale, le società sportive hanno come azionista principale delle associazioni di tifosi, denominate Eingetragener Verein(E.v.) che contano migliaia di membri, dal Bayern Monaco al Borussia Dortmund, all'Amburgoper poi scendere di divisione e trovare il famosissimo St. Pauli FC o l'Union Berlin, pur mantenendo in alcuni rari casi come il Wolfburg o il Bayer Lerverkusen la proprietà individuale ottenuta in deroga e con l'avallo dei tifosi per il particolare legame con i main sponsor storici, in questo caso rispettivamente la Volkwagen e la farmaceutica Bayer.
Questa regola consente quindi di avere una forte influenza dei tifosi sulla governance, senza prevaricare, s'intende, gli aspetti tecnici affidati a professionisti del settore, e sopratutto sulle politiche dei prezziper tutto ciò che riguarda: la commercializzazione del materiale tecnico, abbonamenti e biglietti, i cui costi sono tra i più bassi d'Europa, e che ha permesso negli ultimi anni una grande vicinanza tra club e supporters tanto da essere il campionato che registra la media spettatori più alta d'Europa(dati stagione 2012/13 e 2013/14).

I due modelli non sono quindi in alternativa l'uno all'altro, ma in una visione più ampia, consequenziali, le esperienze inglesi puntano infatti a raggiungere un'influenza simile a quella delle associazioni tedesche e da tempo stanno facendo pressione sugli organi statali e sulle istituzioni sportive per favorire questa tendenza. Percorso necessario per potersi sviluppare internamente a livello di associazione e quindi giungere, con una forte esperienza, al controllo diretto dei club. Semplificando di potrebbe dire: si parte dal modello inglese per giungere, un giorno, alla struttura di governance e controllo tedesca.
Entrambe le soluzioni stanno facendo scuola in tutta Europa, sulla scia anche di alcuni progetti europei condivisi volti a migliorare il calcio attraverso il maggiore coinvolgimento dei tifosi, tracciando una via che in diversi paesi, Italia inclusa, è stata intrapresa da diverse realtà grazie al forte scambio di informazioni e di condivisione delle best practices, di cui parlerò nella terza parte, diffondendo la consapevolezza della fattibilità, non senza difficoltà, di questa soluzione alternativa al classico one man business che ha caratterizzato gli ultimi venti anni e che in questi ultimi di crisi economica generalizzata sta evidenziando grandissimi limiti.
Stefano PagnozziTwitter:@StefPag82Facebook InfoazionariatopopolarecalcioGoogle Plus: Infoazionariatopopolarecalcio