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Di prima mattina sono tutte e due sorridenti ed energiche, e il sole filtra dalle finestre. E gli uccellini cinguettano. Nessuna delle due si stropiccia gli occhi, nessuna si infila un dito in culo per levarsi un prurito. La mamma degli spot delle merendine è sorridente. La sua bambina è sorridente. Si baciano e si abbracciano, e ridono, mamma e figlioletta.
Cazzo avete da ridere?
Tu, madre snaturata, sei una lurida puttana pigra ed egoista, non sei nemmeno capace di preparare una colazione decente alla tua innocente figlioletta. Prendine atto.
La bimba sorridente azzanna la propria merendina e dà un bacino alla mamma prima di andare a scuola. Non lo sa ancora la piccola che i suoi sorrisi sono destinati a spegnersi per sempre entro breve. La merendina che ti rifila la tua amorevole mamma è farcita di grassi idrogenati e zuccheri raffinati e, tra pochi anni, ti farà assumere la forma di una pera. Tua mamma non te lo dice. Nessuno te lo dice. Anzi, ti convincono che sia una colazione sana quella che fai. Nessuno vorrà chiavarti una volta che crescerai a causa di questa abitudine. Sarai un'adolescente piena di adipe sul culo, e ti deprimerai guardandoti allo specchio e accorgendoti che non sei per niente simile a quelle giovani ragazzine sculettanti della tivù che, tuo papà, la sera, guarda sempre con estremo interesse.
Compi tredici anni, e come volevasi dimostrare, sei diventata grassa. A scuola ti deprimi sentendo i discorsi di avventure erotiche delle tue amiche magre e graziose. Le tue amiche che stanno sempre in gruppetto, ghignanti e chiacchierone, che però, si zittiscono appena ti avvicini, e ripartono con le loro vocine acute, quando ti allontani. Lo sai, lo sai che ti disprezzano, ma non hai altro. Ti disprezzano perché sei deforme. Perché sei un mostro. Sei una balena! Una mongolfiera! Un sacco di lardo! Sei una cicciona schifosa! Sei blob! Sei Jabba the Hutt!
Per colpa di quella pigra ed egoista puttana di tua madre che ti ha resa tossicodipendente di merendine e biscotti al burro sei deforme e fai schifo a tutti.
Marco, quel ragazzino della seconda bi su cui fantastichi un primo bacio si fa succhiare il cazzo da quella che credi sia la tua migliore amica. Lei con lui ti chiama “la poverina”, lui con tutti ti chiama “palla di merda”. Nessun ragazzino ti vuole, non piaci a nessuno. Forse quel brufoloso nanerottolo di prima con l'apparecchio pieno di briciole però ha un debole per te, hai notato che ti guarda sempre, sembra interessato, ma è troppo anche per te, fortunatamente lui però è l'unico che ti fa sentire un minimo desiderata e che quindi, ti evita il baratro più nero dell'esistenza. Lui però crescerà, e un giorno sboccerà, tu no. Tu non hai via di scampo, come ti svegli ingolli le tue merendine raggiungendo il picco glicemico. Non puoi farne a meno, ne sei dipendente. Tua madre non sa cucinare, e nonostante sia già passato qualche anno non ha ancora imparato. Compra il brodo in busta, compra cibi precotti, compra un profumatissimo polpettone chimico che va ad aggiungersi a tutte le merendine che hai già appiccicate al culo e, non trovando ulteriore spazio, decide succube, il polpettone, di accumularsi anche sotto al tuo mento e attorno alle caviglie. C'era scritto 'grassi idrogenati' sull'etichetta. Ma tua mamma se ne sbatte.
E dire che eri una bambina tanto carina. E sorridevi. E mettevi allegria.
Adesso fai schifo e metti tristezza.
Passa il tempo.
Hai diciotto anni e sei in discoteca, tutti si divertono, ballano e gridano la loro felicità. Tu no. Tu te ne stai seduta ad un tavolo, in un angolo buio, nessuno sembra volerti invitare a ballare. Anzi, quei pochi che ti notano per caso si scansano schifati, come fossero davanti ad un escremento, o una carogna putrescente, o entrambe le cose messe insieme. Osservi tristemente le tue amiche: le vedi attirare gruppi di maschi arrapati, le osservi strofinare i loro bei culetti giovani, sodi e piccoli, contro i pacchi rigonfi di tutti quei bei maschietti tonici e sani. Butteresti una confezione intera di merendine nel gabinetto in questo momento, pur di sentire qualcosa di vagamente duro strofinartisi contro, faresti a meno dei tuoi profumatissimi bocconcini ricoperti di cacao. Inaspettatamente ti si avvicina un ubriaco. Puzza di vodka e piscio, ma tu riesci a riconoscere anche il vago odore di un uomo lì in mezzo. Un uomo forse normale nella vita di tutti i giorni. Ti mette le mani in mezzo alle gambe e senti il tuo ventre rilasciare liquido. Nessuno ti aveva mai toccata prima. Lui ti tossisce in faccia e ti chiede di seguirlo in bagno. Ci vai e ti lasci andare, lui coraggioso scava tra le pieghe del tuo corpo e rilascia uno spruzzo dopo qualche decina di secondi. Ti senti leggera, ti stai innamorando. Vuoi dirgli qualcosa. Vuoi fargli una carezza. Ma non fai in tempo, perché lui esce dal bagno con un balzo aggiustandosi i pantaloni, sembra avere riacquistato la lucidità d'un colpo. Ora sembra vederti con gli occhi di tutti gli altri. Gli occhi del disgusto e della pena. “Puttana” ti dice, l'ubriaco. Hai perso la verginità e sei diventata una puttana in un singolo momento di passione. Ti senti morire. Piangi. Arrivi a casa e piangi. Ti addormenti piangendo. Ti svegli piangendo. Mangi un paio di merendine e poi ritorni a piangere.
Tua mamma decide di portarti da un dottore.
Il dottore ti dà una caramella, tra gli ingredienti c'è il fruttosio, non lo zucchero raffinato. Il dottore ti fa tante domande, poi ti prescrive delle medicine.
Passa qualche giorno, ti accorgi che ogni volta che prendi le medicine ti senti meglio. Poi, cominciano a sembrare inutili anche le medicine, dopo qualche mese. Diventi depressa. Sei sempre più depressa. Ti ingozzi di patatine al formaggio e di snack colorati con doppio wafer ricoperto di caramello, cioccolato, burro di arachidi, praline, confettini ripieni e sticazzi.
Una mattina ti svegli e guardi fuori dalla finestra della tua cameretta tutta rosa. È un bel volo, pensi. Ma pensi anche che sia la cosa più giusta da fare, perché è l'unico modo per stare bene. È l'unico modo di finirla col cibo. È l'unico modo per sentirsi leggeri. Per una volta, la gravità terrestre, potrebbe rivelarsi tua amica.
Fortunatamente la finestra è abbastanza larga, anche se di poco. Ti lasci cadere nel vuoto. Ti schianti sul marciapiede. Il tuo atterraggio ha fatto tremare tutto il paese. Nella via dove abiti qualcuno è corso fuori di casa pensando ad un terremoto. Un vecchietto in pensione poco distante, sentendo quell'improvviso boato, è stato colpito da un infarto.
C'è un enorme ammasso sotto la tua finestra ora. Ti sei spappolata come un grosso budino col ripieno cremoso. Dalle tue carni esce una quantità esagerata di roba densa e rossastra.
Ci hanno messo una settimana per pulire tutto quello schifo.
Povera gente.
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