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Supreme Carnage – Sentenced By The Cross

Creato il 21 gennaio 2016 da Iyezine @iyezine

Recensione

  • RPM Music / Bret Hard Records
  • Anno: 2015
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Tedeschi, ma musicalmente devoti al death metal old school di matrice scandinava, tornano con un nuovo lavoro i devastanti Supreme Carnage, nati da una covata malefica in quel di Monaco nel 2010, ed al terzo lavoro, dopo aver incendiato impianti stereo a go go, con il debutto A Masterpiece of Execution, ep del 2012 ed il primo full length licenziato due anni fa, Quartering the Doomed.

Giunge dunque, in questo ultimo rigurgito del 2015, questo nuovo album, accompagnato da una bellissima copertina e da undici brani di massacrante, terribile ed epico death metal vecchia scuola, intitolato Sentenced By The Cross, goduria irrefrenabile per gli amanti del buon vecchio metal estremo, suonato tanti anni fa nelle fredde lande del nord Europa.
Il quintetto cala sul tavolo un poker di sonorità che ormai hanno raggiunto lo status di leggenda, portando nel nuovo millennio, con buoni risultati gli insegnamenti delle band madri del movimento estremo dei primi anni novanta.
E allora, fuori grinta e cattiveria e via, all’assalto, con questi cinquanta minuti scarsi di death metal, suonato alla grande, prodotto come si faceva una volta, dall’impatto disumano e dai cliché, magari abusati ma sempre affascinati.
Accelerazioni, doppia cassa a manetta, rallentamenti doom/death ed un growl uscito da una putrida caverna, dove i demoni, nascono e si moltiplicano sono le virtù principali di Sentenced By The Cross.
La band senza strafare sa giocare con la materia, ed usa tutti i mezzi per piacere a chi, nella sua libreria, ha ancora in bella mostra i cd di Dismember, Grave, primi Entombed e Unleashed.
Death metal old school senza compromessi, dunque, ma ben fatto, molto coinvolgente e compatto, un monolito di musica estrema che travolge, forte di una sezione ritmica terremotante, un vocalist in continua possessione demoniaca e asce che torturano, seviziano e urlano dolore.
Non c’è una song che prevale sulle altre, l’album parte a mille e non si ferma finché l’ultimo giro del dischetto viene letto dal laser ottico, a meno che, distrutti da cotanta potenza non siate voi a fermare il massacro, violentati dal genere estremo per eccellenza.
Buon lavoro, un altro ottimo album che riprende le storiche sonorità dei primi anni novanta, tornate a far sanguinare orecchie negli ultimi anni, specialmente nell’underground, per i fans consigliato senza riserve.

TRACKLIST
1. Intro
2. Sentenced by the Cross
3. Skin Turns Black
4. The Sewerage of God
5. One Pound of Iron
6. Compurgation
7. Right of Sanctuary
8. Sodomized
9. Cup of Wrath
10. Burn for Me
11. Fire

LINE-UP
Svensson – Bass
Acker – Guitars
Dragoncolmont – Vocals
Mirko – Drums
Nova – Guitars

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