Questo periodo vuole che io veda parecchi film legati indissolubilmente al genere "psico-trip". Ovvero, detto più professionalmente, al thriller psicologico. Il quale spesso diventa complicato più del previsto, poiché introspettivo, poiché scabroso e tanti altri poiché...
Suspect Zero conferma la serie delle suddette visioni, e ne scrivo con moderata, ma sincera, soddisfazione. Non mi aspettavo nulla di che, ma immaginavo sarebbe stato un film come minimo godibile, se si apprezza il genere, è chiaro. Io lo apprezzo, devo dire che a partire dalle letture con le quali sono stata svezzata (Stephen King, Chuck Palahniuk - due a caso) è esplosa in me questa passione per il genere molto scabroso e molto psicologico. E molto "trip".
Ce ne sono tanti di esempi, a partire da David Lynch, passando per l'altro David, ovvero Fincher, oppure M. Night Shyamalan come pure il buon Chris Nolan, Brad Anderson, anche...uh guarda un altro David, Cronenberg! Papà maestro per antonomasia chiaramente è Kubrick, era pure banale ricordarlo, ma vabbè. Facciamolo.
Tornando al film di oggi, il regista E. Elias Merhige (quello che, per intenderci, ha diretto nel 2000 L'ombra del vampiro, con John Malkovich e Willam Dafoe), sembra essere affezionato al genere e a Nosferatu in primis. Basta guardare Ben Kinglsley in questo Suspect Zero per capirlo.
Aaron Eckhart è l'agente protagonista del film, che dà al personaggio un'aria del tutto assente ma allo stesso tempo affascinante, non so se riesco a rendere l'idea...sembra che stia recitando un ruolo giusto perché deve, ma forse è questo che rende tutto più "psico-trip", e che dunque ci piace. Le sue visioni (perché tutti i detective ne hanno, ormai si sa!!!), sono però legate a quelle di un altro uomo, un ex agente addestrato a individuare gli spietati killer, secondo un metodo infallibile e sensoriale, detto "suspect zero", attraverso il quale è possibile vedere in netto anticipo le mosse dell'assassino, scene del delitto, flash di ogni tipo purché legate al delitto (ricorda molto il Commissario Ricciardi del nostro Maurizio de Giovanni). Il misterioso ex agente-sensitivo è Ben Kingsley. Vi lascio immaginare...
Alcune sequenze ricordano molto uno dei David sopra citati, Fincher, e nello specifico il suo Seven. Non è un lavoro impeccabile, né una pietra miliare del genere, ma non meritava di finire nel baule del "lo guarderò poi", perché rimane tutto sommato un buon thriller. Seducente e angosciante, lento da odiarlo, ma convincente sotto ogni punto di vista.
Ah, quello che vedete, non è un cerchio, è uno zero!