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“Sussidiario illustrato della giovinezza” dieci anni dopo

Da Pupidizuccaro
File:Baustelle 3.jpg

foto:wikipedia

 

Dieci anni dopo ritorna nei negozi di dischi il primissimo album dei Baustelle, Il sussidiario illustrato della giovinezza, un ritorno in grande stile con un’originale ristampa e un box deluxe a edizione limitata  Il cofanetto illustrato della giovinezza per celebrare il successo della band toscana.

Il cofanetto illustrato della giovinezza – disponibile sul sito della band, ai concerti e in esclusiva presso i negozi FNAC di tutta Italia – conterrà la ristampa in vinile del primo demo in cassetta del ’96, un 45 giri con Gomma e La canzone del parco reincise per l’occasione, la ristampa rimasterizzata del cd originale e, per la prima volta, l’album in vinile, con una differente sequenza dei brani; il tutto ridisegnato e progettato graficamente da un illustratore prestigioso come Alessandro Baronciani. Ad arricchire questo prezioso oggetto anche un booklet di 24 pagine con testi, commenti, foto e memorabilia.

In questi anni uno dei maggiori punti di forza della formazione guidata da Francesco Bianconi, autore della band oltre che front-man, è stata l’accuratezza dei temi trattati, sempre egregiamente, nei loro testi.

Il merito più grande dei Baustelle è sicuramente quello di aver regalato alla musica italiana la magia dell’inesplorato, dell’ignoto, dell’originale puro, privo di retorica. La musica della band di Montepulciano non è semplicemente l’amalgamarsi di melodia e testo. C’è molto di più dentro. C’è la quotidianità dei disadattati, c’è l’eco lontano eppur limpido di infanzie e adolescenze, ci sono centinaia di istantanee che sembrano materializzarsi innanzi all’ascoltatore, dalla lingerie in lattice di Sadik ai brandelli di carne umana di Antropophagus; dallo stupro de La Canzone del Riformatorio ai giochi d’infanzia di Le Rane. Qualcuno ha disegnato Bianconi come erede della maestria poetica di Fabrizio De Andrè. Non tutti sanno che il capitano della band toscana è l’autore del grandissimo successo “Bruci la Città” con cui Irene Grandi vinse il Premio Radio nell’edizione 2007 del festival bar e realizzò il suo record personale di copie vendute. E non tutti sanno che i Baustelle si sono aggiudicati il Nastro d’Argento per la migliore canzone originale nel 2009 con Piangi Roma, colonna sonora del film “Giulia non esce la sera”.

La poesia e la cinematografia francese hanno fatto da carburante per molti dei testi, specie nel primo e nel secondo album, La Moda del Lento (2003). Molto più vicino ad ambienti poliziotteschi è invece il loro terzo disco, La Malavita (2005), album che li ha consacrati. Forse il più graffiante dal punto di vista prettamente sensoriale: l’album tratta di pazzia, di suicidio, di solitudine, di discriminazione. E’ inoltre il disco che ha messo bene in luce le straordinarie doti canore di Rachele Bastreghi, che interpreta magistralmente il brano Revolver, per la prima volta da voce solista.

La maturità artistica arriva con l’uscita di Amen (2008), quarta fatica dei Baustelle. Si tratta dell’album più completo ed eterogeneo, sia dal punto di vista dei ritmi e della musicalità, sia per quel che riguarda i contenuti tematici. E’ l’album che contiene il pezzo che non ti aspetti: Alfredo, una preghiera-filastrocca che ripercorre le drammatiche fasi del tentativo di salvataggio del piccolo Alfredino, il bambino che nel 1981, all’età di otto anni, finì dentro un pozzo e divenne forse il più grande fenomeno mediatico del secolo scorso in Italia.

Si arriva così all’uscita de I Mistici dell’Occidente (2010), l’album più maturo e più “pulito”, il più rifinito dal punto di vista musicale, anche se risulta depotenziato rispetto ai precedenti, molto più soft, forse e meno impegnato.

Non ci sono nuovi album all’orizzonte ma la formazione senese è già pronta per la mini-tournèe che accompagnerà la ripubblicazione del “Sussidiario”, che partirà il 30 novembre da Montepulciano (Siena) e terminerà il 17 dicembre a Trezzo d’Adda (Milano).


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