“Lui scriveva versi immortali per me, li leggevamo la sera abbracciati, esanimi d’emozioni ambrate che si spandevano come inchiostro in brividi caldi, riempiti dai nostri silenzi; la notte non finiva mai. Ho creduto solo nel sublime. Cosa c’è di più doloroso della perdita di un cuore? Forse la morte. La sera schiude i miei sigilli e le tonalità vespertine accompagnano i miei ricordi. E la notte ancora…non finisce mai!”.
Ci sono persone che lasciano il segno, tracce indelebili nella nostra vita e accendono in ogni momento il ricordo. La notte di Giulia, così come l’autrice ama farsi chiamare, un tempo lunga e pulsante di passione, ora si è trasformata in un appuntamento altrettanto intenso, dove il solo pensare all’amato lenisce il dolore per la sua perdita e scaccia la solitudine. È nel ricordo che le persone care si annidano, in visioni talmente intense da sembrare più reali dell’impeto vissuto.
Pensieri istintivi che danno vita a versi ricchi di sussulti, fremiti, deliri di passione e nostalgia di vita. Discorsi che prendono corpo e sfociano in maniera ineluttabile in poesia. “Il mio canto/ si posa/ sugli amplessi/ dell’amor dominante/ e l’ordito dei versi/ diviene seta/ avvolgente/ del mio sogno/ supremo”.
Un “calore” che sembra ascendere dalla terra e trovare nel mare la sua metafora d’immenso. Solo attraverso la poesia l’amore diviene immortale, tramite immagini e frammenti di vita che si materializzano e trascinano il lettore in un vortice che cattura. Le esperienze dell’autrice diventano corali, poiché tutti abbiamo amato e ognuno di noi ha sofferto. E in quest’affannosa ricerca dell’altro, nel tentativo di sentirlo vivo, ma soprattutto di sentirsi vivi, possiamo riconoscere noi stessi.
L’impulso di rievocare il passato attinge all’estetica del verso, traducendo liriche dal linguaggio sensuale, appassionato, in molte parti anche “carnale”. La vita a volte non è generosa, ma offre una seconda opportunità, un personale modo di creare una poetica che diventa giustificazione dei sensi. La poetessa si offre al lettore senza falsi pudori né reticenze.
Anche senza nulla leggere della biografia dell’autrice, nata a Vercelli nel 1958, si evince la sua passione per Ugo Foscolo. In particolare, in quest’opera ho apprezzato i sonetti, dove Giulia Guzzon esce da quello che è il filo di un suo ragionamento pulsante, accelerato, che non dà tregua. Forse perché non ho la sua forza d’animo e la sua energia, e il ritmo incalzante mette a dura prova le mie emozioni. Nei sonetti e nelle poesie brevi ci si può un poco rilassare e assaporare la musicalità dei versi. Un modo di poetare meno “aspro” si propone al nostro essere in ascolto.
“Questa nostalgia/ è una pelle/ bianca, di gesso sottile”.
Ed è così che nostalgia e poesia si fondono in una seconda pelle. Quella che protegge Giulia Guzzon e, allo stesso tempo, mai l’abbandona.
Written by Cristina Biolcati