Il dubbio più grande è rivolto al momento di inizio dello svezzamento, quando cominciare? Prima o dopo i 6 mesi? Ma poi come lo capisco? Chi ce lo dice? L’ultima domanda troverà una facile risposta in molte di voi: “il Pediatra!”; certo, ma a lui, a lui chi lo dice? Gli studi, le linee guida, l’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) direte voi... non sempre è così, purtroppo. Troppo spesso alle mamme viene dato un prestampato con “cosa dare e quando darlo” per cominciare lo svezzamento, quasi sempre ben prima il sesto mese (il più delle volte intorno al quarto). Ma quindi prestampato vuol dire che i bimbi sono tutti uguali? Tutti possono cominciare allo stesso modo, lo stesso momento, con le stesse cose. Ogni bimbo è diverso, questo è più che altro un motto, ma anche pura verità... facciamo quindi un po’ di luce sul tema.
L’OMS raccomanda di cominciare ad arricchire la dieta del bambino con un’alimentazione complementare non prima del sesto mese di vita per lasciare il tempo alla flora batterica di instaurarsi e stimolare la maturazione dei fattori di tolleranza intestinali senza i quali il sistema immunitario reagirebbe in modo sconsiderato verso cibi innocui scatenando allergie alimentari.
L’intestino, inoltre, raggiunge una maturità sufficientemente adatta a digerire gli amidi solo verso i sei mesi. Proprio a quest’età, infatti, comincia ad essere prodotto un enzima chiave: l’amilasi pancreatica.
Un altro aspetto determinante è la permeabilità intestinale. Immaginate l’intestino di un neonato come un colabrodo, fino a sei mesi di vita questo colabrodo consente a moltissime particelle di cibo di passare se venissero ingerite in quest’epoca, e quindi troppo presto. In questo caso potrebbe succedere che queste molecole di cibo scatenino reazioni di sensibilizzazione e allergie alimentari.
Ma il bambino quali segni ci dà per farci capire che è pronto ad affacciarsi al mondo dei cibi solidi?
Ecco qualche suggerimento.
1) La posizione sedutaIl passaggio dall’alimentazione lattea a quella solida richiede la capacità del bambino di tenere autonomamente la posizione seduta per garantire la distensione dello stomaco durante la fase digestiva. Viene da sé che il primo suggerimento potrebbe essere quello di aspettare che il bambino riesca a stare seduto da solo, cosa che accade proprio tra il quinto e il sesto mese.
2)Manifesta interesse verso il cibo in tavolaQuesto è il segnale più lampante e osservato, ma è anche quello che più spesso può trarre in inganno.Dal quarto mese in poi il mondo per essere conosciuto adeguatamente deve passare per la bocca del bambino (fase orale). Il genitore in questi casi potrebbe interpretare questo modo di agire come desiderio di assaggiare e quindi di mangiare cibi solidi, osservando bene il bambino è però possibile accorgersi dell’errore: se dopo qualche giorno di pappa “spazzolata” il bambino cambia rotta e perde interesse verso il cibo, era pura curiosità e sperimentazione.
3)La deglutizioneNei primi mesi di vita la deglutizione del bambino è adatta a “spruzzare” il latte dal seno o dalla tettarella del biberon direttamente in gola. Con il cibo solido ovviamente non può essere così, pertanto se lo svezzamento comincia in tempi non maturi il rischio è che la pappa venga sputata fuori proprio a causa di una ancora carente coordinazione dei muscoli della deglutizione.
4)Accettazione del cucchiainoUn aspetto importante è proprio questo. Spesso viene sottovalutato l’impatto psicologico che può avere l’offrire un cibo nuovo, ad una temperatura diversa e con un sapore mai provato. Il bambino deve quindi imparare a conoscere il cucchiaino per poi riconoscerlo e vederlo come un “oggetto amico” che aiuta nella fase di conoscenza delle nuove consistenze e dei nuovi sapori.Ciò non toglie che lasciare il bambino libero di scoprire e assaggiare attraverso le sue stesse manine impiastricciate di pappa può rendere molto più semplice questa fase, lasciandogli il potere della scoperta anche attraverso il tatto e l’olfatto, senza fretta né costrizioni.
Infondo, per tutti noi, mangiare non è solo mangiare , ma è anche inebriarci di invitanti profumini, gustare lentamente, godere della compagnia degli altri commensali e sentirci liberi di avere delle preferenze in fatto di sapori. Perché per il bambino dovrebbe essere diverso? Non dimentichiamo che lo svezzamento è un atto di educazione: educazione al gusto, educazione al mangiar bene; un vero e proprio atto d’amore.
Ostetrica Vanessa Anna Magistro
L’intestino, inoltre, raggiunge una maturità sufficientemente adatta a digerire gli amidi solo verso i sei mesi. Proprio a quest’età, infatti, comincia ad essere prodotto un enzima chiave: l’amilasi pancreatica.
Un altro aspetto determinante è la permeabilità intestinale. Immaginate l’intestino di un neonato come un colabrodo, fino a sei mesi di vita questo colabrodo consente a moltissime particelle di cibo di passare se venissero ingerite in quest’epoca, e quindi troppo presto. In questo caso potrebbe succedere che queste molecole di cibo scatenino reazioni di sensibilizzazione e allergie alimentari.
Ma il bambino quali segni ci dà per farci capire che è pronto ad affacciarsi al mondo dei cibi solidi?
Ecco qualche suggerimento.
1) La posizione sedutaIl passaggio dall’alimentazione lattea a quella solida richiede la capacità del bambino di tenere autonomamente la posizione seduta per garantire la distensione dello stomaco durante la fase digestiva. Viene da sé che il primo suggerimento potrebbe essere quello di aspettare che il bambino riesca a stare seduto da solo, cosa che accade proprio tra il quinto e il sesto mese.
2)Manifesta interesse verso il cibo in tavolaQuesto è il segnale più lampante e osservato, ma è anche quello che più spesso può trarre in inganno.Dal quarto mese in poi il mondo per essere conosciuto adeguatamente deve passare per la bocca del bambino (fase orale). Il genitore in questi casi potrebbe interpretare questo modo di agire come desiderio di assaggiare e quindi di mangiare cibi solidi, osservando bene il bambino è però possibile accorgersi dell’errore: se dopo qualche giorno di pappa “spazzolata” il bambino cambia rotta e perde interesse verso il cibo, era pura curiosità e sperimentazione.
3)La deglutizioneNei primi mesi di vita la deglutizione del bambino è adatta a “spruzzare” il latte dal seno o dalla tettarella del biberon direttamente in gola. Con il cibo solido ovviamente non può essere così, pertanto se lo svezzamento comincia in tempi non maturi il rischio è che la pappa venga sputata fuori proprio a causa di una ancora carente coordinazione dei muscoli della deglutizione.
4)Accettazione del cucchiainoUn aspetto importante è proprio questo. Spesso viene sottovalutato l’impatto psicologico che può avere l’offrire un cibo nuovo, ad una temperatura diversa e con un sapore mai provato. Il bambino deve quindi imparare a conoscere il cucchiaino per poi riconoscerlo e vederlo come un “oggetto amico” che aiuta nella fase di conoscenza delle nuove consistenze e dei nuovi sapori.Ciò non toglie che lasciare il bambino libero di scoprire e assaggiare attraverso le sue stesse manine impiastricciate di pappa può rendere molto più semplice questa fase, lasciandogli il potere della scoperta anche attraverso il tatto e l’olfatto, senza fretta né costrizioni.
Infondo, per tutti noi, mangiare non è solo mangiare , ma è anche inebriarci di invitanti profumini, gustare lentamente, godere della compagnia degli altri commensali e sentirci liberi di avere delle preferenze in fatto di sapori. Perché per il bambino dovrebbe essere diverso? Non dimentichiamo che lo svezzamento è un atto di educazione: educazione al gusto, educazione al mangiar bene; un vero e proprio atto d’amore.
Ostetrica Vanessa Anna Magistro