L’Unione europea non prevede di proseguire il negoziato con la Svizzera sull’elettricità “alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare” dopo il voto sul referendum sulla libera di circolazione che è “una potenziale violazione” degli accordi. Sale la preoccupazione dei frontalieri del Verbano – Cusio – Ossola, per i nuovi annunci di lavoro.
Una manifestazione contro l’immigrazione in Svizzera, davanti al municipio di Lugano (ilgiornale.it)
Lo ha detto la portavoce dell’esecutivo europeo Pia Ahrenkilde, che ha aggiunto che l’accordo sull’elettricità “è logicamente legato a questioni istituzionali orizzontali”.
Anche i populisti della Norvegia e l’estrema destra austriaca chiedono referendum. Il Partito del Progresso, una delle due formazioni che compongono il governo di destra della Norvegia, ha chiesto ufficialmente la tenuta di un referendum analogo alla consultazione che in Svizzera ha visto prevalere i favorevoli ad una restrizione dei flussi. Il portavoce per l’immigrazione della formazione populista guidata da Siv Jensen, Mazyar Keshvari, ha rivelato al giornale Vg di essere favorevole ad una consultazione in stile elvetico anche se, ha precisato, “il partito non ha ancora una posizione precisa sulle quote… Ciò di cui sono sicuro però – ha aggiunto – è che una buona metà dei norvegesi è certamente favorevole ad una restrizione dei flussi migratori”. Anche l’estrema destra austriaca invoca, sull’esempio svizzero, un referendum anti-immigrazione.
C’è preoccupazione nel Verbano-Cusio-Ossola, da dove ogni giorno 5 mila italiani varcano il confine per recarsi al lavoro in Svizzera, nei cantoni del Ticino e del vallese. “E’ un referendum che ci penalizza ma che l’Unione Europea ritiene illegale visto che la Svizzera ha firmato con l’Europa accordi sul libero scambio. Il problema è che in Svizzera, per screditarci, accomunano i frontalieri ai clandestini”. Così Antonio Locatelli, presidente dei frontalieri del Vco.
Non piace l’esito del referendum che ha visto gli svizzeri votare per una riduzione degli stranieri che lavorano oltre confine. “I primi segnali che ci preoccupano – conclude Locatelli – sono gli annunci per le richieste di lavoro, sui quali già vengono inserite preferenze per chi parla le lingue nazionali o per chi è domiciliato oltre confine”.