Magazine Salute e Benessere
“Procedendo lungo il sentiero antico
per condurre questa odierna esistenza,
puoi conoscere l’origine da cui tutto si muove.
Questo è detto lo svolgere il filo del sentiero.”
(Lao-Tseu - Tao Te Ching, c. 14)
Nella tradizione cabalistica si crede che l’uomo abbia lo stesso DNA del suo Creatore, e che questa radice resta assopita in noi finché l’uomo non la riconosce come sua vera essenza: è solo allora che la divinità si ridesta e si esprime direttamente. E l’espressione è sempre direttamente proporzionale alla nostra trasformazione personale e alla nostra elevazione spirituale. La cosa straordinaria della dottrina cabalistica è la rivelazione che esiste, nell’uomo, la capacità di divenire Dio, perché Dio è in noi, e noi siamo una sola cosa con Lui.
Il senso della vita, nella dottrina cabalistica, è quello di crescere, trasformarci e evolvere sempre più in elevazione maggiore senza fuggire dal caos del mondo, ma piuttosto affrontare gli impegni pratici operosamente, mentre la nostra scintilla si risveglia e inizia splendere sempre di più. Secondo i cabalisti, la natura fondamentale dell’uomo è divina perché Dio contiene tutto, in quanto è il Creatore e l’Iniziatore in cui hanno origine le radici di tutte le cose; infatti in Lui si nasconde una Manifestazione infinita.
Il ruolo umano è quello di contemplare questa meravigliosa origine divina, e di operare affinché si possa perfezionare la struttura cosmica universale. L’uomo può farlo, perché in lui sono contenute tutte e 10 le Sephiroth, e “tutte le cose spirituali” cioè tutte le cose più sublimi che siano considerati degli attributi di divinità. L’uomo è un “elemento trasformatore” anche in senso energetico poiché, in tutta la vita e nei suoi atti, egli deve amplificare le sue prerogative spirituali divine per avere maggiore velocità ascensionale.
Nella filosofia neoplatonica si afferma che tutto il processo della creazione è costituito da un dispiegarsi dell’Uno, per poter operare il suo Ritorno all’Uno. L’enorme potere che la cabala assegna all’uomo è inebriante perché Dio, che è il Padre, soltanto all’uomo ha consegnato il dono superbo del libero arbitrio, cioè gli ha offerto la libertà di costruire la sua vita.
Anche la struttura fisica dell’uomo rispecchia questa “forma (temunah) che include tutte le forme” che lo Zohar attribuisce all’uomo stesso, e che viene definito come il “sembiante (deyokna) che include tutti i sembianti.” Questo concetto è collegato al momento della caduta di Adamo, poiché l’indumento fisico fu donato all’uomo solo dopo la cacciata, come leggiamo nella Genesi (3:21) dove si dice che Dio fece degli “indumenti di pelle” per Adamo ed Eva, poiché prima erano rivestiti di “indumenti di luce.”
E’ compito dell’uomo reintegrarsi a questa natura primitiva, facendo una "polarizzazione" dei due estremi di bene e di male, in cui egli è scisso: lo scopo finale è la riunificazione della volontà divina con quella umana. Secondo la cabala, in Adamo è avvenuta un’alterazione della sua essenza divina, poiché in lui è sorta una perturbazione d’onda che lo ha disconnesso dall’ordine primordiale delle cose. Malgrado tutto questo, vi è sempre la piena promessa del “tikkun” ossia della salvezza per riparazione dell’equilibrio perduto.
Secondo lo Zohar, la struttura dell’anima è suddivisa in 3 parti chiamate: Nefesh, Ru’ah e Neshamah, le quali sono unite in una trinità inscindibile, ma che vengono risvegliate in momenti diversi. Il primo elemento, Nefesh, si trova in ogni uomo poiché entra in lui con la nascita, e costituisce la fonte della vitalità animale e delle funzioni psicofisiche.
Le altre 2 parti animiche si svilupperanno progressivamente, e si ridesteranno solo con il risveglio dello spirito, e con uno sforzo individuale di raffinare i poteri intellettuali, unito alla capacità di saper contemplare la sacralità dell'universo, poiché esso è il Volto del Padre. La Ru’ah o anima si risveglia in un momento che non può essere indicato, ma è collegato all’istante in cui l’individuo si eleva al di sopra della pura materialità tramite una chiamata spirituale.
Solo Neshamah è la scintilla divina che dorme in noi, ed è stata emanata direttamente da Dio come le altre due, in quanto l’anima possiede un’inscindibile unità di parte vitale e animale, di parte vegetativa e di parte razionale. Alcuni cabalisti di Gerona giunsero a dire che la parte più elevata della nostra anima, Neshamah, sia diretta emanazione di Hokhmah o Sapienza Divina. E’ evidente che questa concezione dell’origine è fondamentale poiché addita il livello di altezza a cui giunge la cognizione mistica dell’essere umano, nella Risalita.
Nello Zohar è detto che la Neshamah superiore viene compiuta mediante la “sacra unione” del “re” (melekh) e della “regina” (matronita) che sono i sinonimi delle Sephiroth Tiferet, che nell‘albero cabalistico umano rappresenta il cuore, della Yesod che è il Fondamento, manifestati gloriosamente in Malkut che è il corpo fisico: infatti se esso viene indossato con spirito di santità e di chiarezza, può divenire il Tempio del Sacro.
Nella sua radice ogni anima è un composto di parte maschile e femminile, cioè di attività determinata unita alla capacità di contemplazione estatica del divino, ed è solo nella discesa che le anime si suddividono in maschili in femminili. Si narra che vi sia un albero delle anime sul quale ogni anima fiorisce, e di un fiume che trasporta le anime fiorite verso il basso in un perpetuo defluire, che è l'incessante emanare dalla Fontana sacra della superna Fonte Divina: è così che noi sgorghiamo dall’Albero della Divinità.
Ma questo luogo è solo una stazione intermedia nella quale tutte le anime devono transitare prima di entrare nella “casa del tesoro delle anime” che è situata nel Pardes, il Giardino di Arance, che è il Paradiso Terrestre. E' qui che vivono in suprema beatitudine tutte le anime, finché non vengono chiamate per affrontare una nuova discesa nel mondo inferiore, in cui devono assumere la forma umana materiale.
Vi è poi una concezione ulteriore secondo cui la discesa dell’anima umana ha origine da un Fonte che è molto superiore a quella della stirpe angelica e, questa dottrina, che è una delle più dibattute dalle scuole cabalistiche, onora l’uomo per tale elevata derivazione, e conferisce inebriante altezza alla sua risalita.
Nello Zohar, e tra i discepoli di Isaac Luria, si afferma che vi è un aspetto umano chiamato zelem, cioè “immagine” riferito al passo della Genesi (1:26) in cui è scritto: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza.” Questa parte "zelem" non è ospitata in alcun luogo dell’anima, poiché è l'immagine o l'impronta individuale, ed è la particolare individualità che rende ogni anima un essere "unico" in tutto l’ordine dell’universo.
Noi siamo zelem nelle due nozioni, sia di essenza interiore che di struttura fisica, ma anche nel senso di corpo naturale, perché è lo zelem che fa da “catalizzatore” tra Neshamah e Nefesh, perchè senza il corpo fisico che rivestiamo nel mondo materiale, nessun compito potrebbe essere realizzato. Lo zelem è l’indumento che le anime indossano nel Pardes, cioè l'abito usato prima della discesa, ed lo stesso vestimento che verrà indossato nella Risalita.
Il nostro zelem è nascosto nell’organismo psicosifisico, ed è visibile solo per l’occhio addestrato di un grande Rabbi cabalista oppure, è visibile in seguito ad una esperienza mistica da parte di coloro che possiedono il dono della Visione. Lo zelem nasce, cresce e si sviluppo con il livello di evoluzione del suo possessore, perciò lo Zohar lo paragona all’ombra che il sole proietta contro un muro. E questo il vero Io dell’uomo e, senza lo zelem, l’anima avrebbe arso il corpo con il suo ardente splendore.
Secondo una credenza antichissima tutte le anime, all’origine, sono intessute in una cortina (pargod) che è appesa come un arazzo splendente davanti al Trono di Grazia di Dio: in questa cortina risplendente è contenuta e registrata l’intera storia passata e futura di ogni anima. Il Pargod è composto di un etere spirituale che contiene la Memoria Universale, ed è in grado di registrare la vita e le opere di ogni uomo: essa è la Dimora di tutte le anime che sono risalite alla Fonte e che dimorano al cospetto di Dio.
Buona erranza
Sharatan
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