Di Mario Marrandino. Cinque mesi fa entrava in vigore la “Svuota-carceri” che ha tanto suscitato scalpore e critiche, specialmente in materia d’arresto in quanto esso non è più necessario in caso di “piccolo spaccio”.
I funzionari di polizia hanno denunciato in una lettera aperta al ministro dell’Interno: “Dimezzati gli arresti, intervenga Alfano”. E, ovviamente, le altre forze politiche non si lasciano pregare per dire la propria e il Pd si divide tra chi difende la norma e chi la accusa, ribattezzandola, tra l’altro, norma “salva spacciatori”.
Simone Valiante: “Se la ‘Svuota-carceri’ deve consentire ai pusher di spacciare impunemente allora vuol dire che c’è qualcosa che non funziona e che merita di essere corretta”. “Non possiamo frustrare l’operato di forze dell’ordine e magistrati nè possiamo consentire che alcune zone dei quartieri delle nostre città si trasformino in ghetti. Se il ministro Alfano può intervenire attraverso una circolare o una direttiva, bene. Altrimenti se è necessario si ponga rapidamente mano alla norma. Anche perché gli spacciatori sono più pericolosi dei vù cumprà”.
Donatella Ferranti: “Manca una corretta informazione sullo spirito della legge che si riferisce a fatti di lieve entità, per evitare che non vedano subito il carcere quei ragazzi che magari spacciano un po’ di droga agli amici per procurarsela a loro volta”. Ciò che intende dire la Ferranti è che per “spaccio di lieve entità” si intende quel ragazzo che, in via del tutto eccezionale ed occasionale, cede un po’ di droga a degli amici. Il peccato di una sera, insomma, certamente non lo spacciatore seriale all’angolo della strada, i cosiddetti “cavalli”; per quanto riguarda questi ultimi, sono rimaste in vigore le leggi che prevedono l’arresto (fino a 7 anni di pena).
Ma i funzionari di Polizia la vedono diversamente: dati alla mano, gli arresti si sono dimezzati, la lotta alla micro-criminalità si è indebolita, lo stesso vale anche per le operazioni antidroga, cala il numero di denunce, cala la determinazione degli investigatori. Secondo la presidente della commissione Giustizia della Camera, però, questo è un atteggiamento errato: “Il pusher denunciato per cessione di lieve entità può essere ammesso ai lavori di pubblica utilità, a programmi di recupero anche con la messa alla prova, come previsto da una legge di nuova approvazione di questo Parlamento. Quindi rinunciare a denunciare è un grave errore da parte della polizia. Il carcere non può essere la sola soluzione per il recupero di chi ha commesso fatti di lieve entità”. “Lo spirito della norma va spiegato alle forze dell’ordine con corsi di aggiornamento professionali, svolti in concerto con le procure e le prefetture. La realtà va interpretata e valutata, ci vuole uno sforzo di tutti e una nuova formazione”.
Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd, interviene a favore della norma: “La denuncia dei Funzionari è molto utile penso ci sia stata una non sufficiente interpretazione di quel che ha stabilito il Parlamento. Per questo alla riapertura della Camera proporrò che la Prima Commissione, insieme a quella Giustizia, organizzi una audizione dei Funzionari di polizia per discutere con loro gli effetti della legge. Se loro denunciano un effetto negativo, per noi invece la nuova scelta del legislatore non indebolisce l’efficacia della lotta allo spaccio”. “Ma siamo così sicuri che con le leggi precedenti che prevedevano l’utilizzo della carcerazione si riusciva a debellare il fenomeno dello spaccio? A volte si entrava in prigione in un modo. E si usciva anche peggio”.