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Sweeney Todd - Il Diabolico Barbiere di Fleet Street
Creato il 28 luglio 2013 da Mattia Allegrucci @Mattia_AlleImpossibile infatti non trovare qualche parallelismo tra le lame in argento cesellato e le mani del buon automa creato da Vincent Price nel precedente film di Burton e non riflettere sui due personaggi interpretati dallo stesso attore, proposti dallo stesso regista e i quali rappresentano le due facce della stessa medaglia (l'autoreferenziale linea di dialogo finalmente il mio braccio è nuovamente intero ha un non so che di grottesco e geniale, certamente recuperata dall'opera teatrale, ma pur sempre suggestiva). Se Edward era un emarginato isolato dal resto del mondo e cresciuto lontano dalla società, Todd è l'alter ego di una persona opposta, cresciuta in una comunità che gli ha tolto tutto ciò che amava e per questo terribilmente amareggiato e desideroso di giustizia. Ma per non rimanere troppo a lungo a discutere del dittico Edward/Sweeney, concentriamo la nostra attenzione altrove e sottolineiamo anche il fatto che questo musical è ben più di un semplice buon film ben girato, è un film musicale in cui non esistono balli di gruppo o momenti di danza privi di significato, è un prodotto dove i protagonisti usano le canzoni per esternare i loro sentimenti e raccontarsi agli altri, e queste canzoni vengono sfruttate proprio nei momenti più importanti del film, quasi come se gli interpreti si distaccassero dalla narrazione dialogata per narrare in maniera cantata una storia (The barber and his wife), oppure per ricongiungersi con i propri effetti e cantare loro una macabra ninna nanna (My friends), o ancora per stravolgere completamente la situazione e scoprire una spietata sete di sangue (Epiphany). Le musiche vengono quindi gestite nel migliore dei modi, sostituendo i balletti tipici del genere musical con una macabra danza della macchina da presa e dei personaggi, i quali viaggiano nello spazio di una Londra terrificante e priva di giustizia anziché sgambettare tra i vicoli o nelle loro case. Per non parlare della presenza di una particolare critica nei confronti della società e dei ruoli che ogni figura ha in essa (si pensi all'interludio musicale A little priest, punta di diamante ironico/drammatica della pellicola), assieme ad una terrificante e spaventosa discesa nell'abisso della vendetta, spietata e terribile, ingrata e accecante, la quale trasforma un uomo onesto e puro o, per usare le parole delle canzoni, ingenuo, in un pericoloso e freddo pluriomicida che non può più fermare la propria lama massacrando uno dopo l'altro le innocenti anime londinesi (ma nemmeno poi più di tanto, perché they all deserve to die) prima di arrivare alla tanto agognata gola dello spietato giudice Turpin, senza riuscire neanche più a distinguere gli sconosciuti dalle persone che un tempo facevano parte della nostra vita. Un sanguinolento e macabro viaggio nella Londra dell'epoca (come anticipa il frenetico movimento tra i vicoli in CGI della città nei primi minuti del film) e, allo stesso tempo, un drammatico tuffo all'interno di un animo puro macchiato dalla vendetta. Chi ci vede solo un musical sbaglia clamorosamente.
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