SWEETWATER (Usa 2013) è stato presentato al XXXI Torino Film Festival, nella sezione After Hours.
Una meravigliosa ex prostituta cui il signorotto del luogo – un fanatico religioso che si fa chiamare profeta Josiah – ha appena ucciso il marito cerca vendetta, tremenda vendetta. Sulle tracce del criminale, che nel tempo ha lasciato dietro a sé una scia di cadaveri, anche un bizzarro sceriffo dai modi piuttosto sbrigativi. Il tutto immerso in un’atmosfera western decadente dalla tristezza crepuscolare.
Se non fosse per l’interpretazione del sempre grande Ed Harris, nella parte dello sceriffo, e per la bellezza di January Jones (sì, quella di Mad Men), che però in quanto a doti recitative lascia, e non da oggi, alquanto a desiderare, questo strampalato revenge movie sarebbe, per quanto mi riguarda, un completo fallimento.
Tra inutili sprazzi di violenza estrema, volgarità fini a sé stesse, scene ridanciane e una regia decisamente viodeoclippara, Sweetwater sembra davvero non aver nulla da dire. Il regista, Logan Miller, è l’ennesimo emulo di Tarantino e Rodríguez incapace di trovare una sua voce personale. Particolarmente fastidioso, poi, è il fatto che la tensione drammatica e narrativa della vicenda illustrata sia ridotta in modo così vistoso ai minimi termini: tutto fila liscio come l’olio, tanto nei piani del criminale (prima parte della pellicola) quanto nella vendetta della donna (seconda parte). Svolte narrative? Imprevisti? Niente da fare. E, come se non bastasse, tutti i personaggi, sceriffo a parte, sono alquanto stereotipati. Bocciato.
Alberto Gallo