Il nuovo spot della Swiffer si inserisce purtroppo nel nostro lungo elenco di spot sessisti e retrogradi. Swiffer come saprete è un’azienda che offre al mercato prodotti per spolverare e pulire la casa, principalmente l’omonimo panno attira-polvere. Nonostante millantino grande innovazione e originalità nell’ideazione di questi prodotti, fatico fortemente a riscontare traccia di originalità nella loro campagna pubblicitaria. Ne ha parlato proprio stamattina Giorgia Vezzoli nel suo blog, e devo dire che lei come me ha riscontrato le stesse, evidentissime, criticità.
Allora, guardiamo lo spot e ragioniamo insieme sulle immagini.
Quattro donne sul pavimento, parlottano, con fare poco preciso; l’atmosfera sembra scimmiottare una conversazione da serie tv, ne esce una specie di parodia a metà fra Sex and the city e Desperate Housewives. Ma lo scambio dialettico è di altissimo livello, sentite un po’:“Ragazze, siamo bloccate! Dobbiamo scappare da questo buco e incontrare gente nuova! E dimentichi l’incidente con la scopa?” A quel punto un’enorme scopa colpisce queste donne, le spazza violentemente via, ma loro, attirate direi da un magnetismo eroticamente connotato, ne sono felici! “Portami con te” è la frase dell’acaro donna felice di essere…uhm…. spazzata.
Nel momento in cui, atterrita e sbigottita, realizzo che stavolta a noi donne hanno assegnato anche la parte dell’acaro, ecco che arriva lo stereotipo numero uno, lo stereotipo degli stereotipi, la ciliegina sulla torta oramai marcita ma sempre attuale: è una donna che sta pulendo! E’ una donna che impugna la scopa! E’ lei che si occupa della casa, ma certo….è la regina della casa, che idea geniale! Davvero strabiliante, bravissimi, questa sì che è innovazione!
Ricordatevi che, soprattutto quando abbiamo a che fare con aziende così internazionalmente conosciute e diffuse, non dobbiamo cascare nel tranello e credere che si tratti di maldestre ingenuità. Il messaggio è forte e chiaro e ad interpretarlo non ci vuole certo zio Sigmund!
Swiffer, per pubblicizzare scopettoni anti-polvere di varia tipologia, mette in scena delle donne in veste di:
- povere cretine che pronunciano frasi senza senso ridacchiando fra loro; oche senza arte ne parte, svampite alla ricerca di chissà cosa
- nei panni di acari, dello sporco che infesta la casa, dei batteri che contaminano
- nei panni di domestica, colei che sola può occuparsi della casa, unica fonte della sua realizzazione personale, mentre il marito è a lavoro e i bimbi sono a scuola
Nella versione americana la conversazione è ancora più interessante, guardate qui. Si capisce più o meno così, magari correggete: “Madd? Yes Dirt? Hey pensi che noi due troveremo mai quello giusto? Beh, siamo state lasciate indietro da così tanti stracci e scope! Ma noi abbiamo l’un l’altra! Allora Dirt (che vuol dire sporco) si alza e corre da swiffer.
Allora, contrariamente a quello che molti ingenuamente pensano, la pubblicità contribuisce, giorno dopo giorno, a creare un immaginario collettivo molto forte. Quando lottiamo contro l’emarginazione sociale del ruolo della donna espressa da spot come questi lo facciamo perché conosciamo bene il peso reale di queste immagini e stereotipi, che non fanno che consolidare mentalità retrograde, offensive, limitanti e anacronistiche.
Swiffer in passato, oltre ad aver già ampiamente marciato su questo stereotipo si erano concessi anche di descrivere la donna che pulisce casa con lo stereotipo dell’isterica che caccia la polvere (il marito?) da casa. Guardate questo vecchio post di Mary per fare un ripasso. Insomma, siamo alle solite.
Guardate anche l’attuale sito di Swiffer e gli altri spot che propongono al momento. In uno solo c’è un uomo che funge da acaro descritto mentre passeggia tra i tasti di un computer. Ma è sempre e solo la donna che pulisce. E’ sempre e solo lei relegata al ruolo limitante di regina della casa.
Non ci stancheremo mai di dirlo: pubblicità a senso unico come queste sono inaccettabili. Dobbiamo usare tutte le nostre forze per evitare che certi stereotipi vengano iterati per sempre. Certe immagini sono fonte di ingiustizia e sconforto. Che messaggio trasmettiamo alle nostre bambine? Che la scelta del loro avvenire si giocherà soltanto nel decidere se fare l’escort o la donna delle pulizie?
E oggi, dulcis in fundo, prima di postare questo articolo ho sfogliato la Repubblica online: si annuncia il nuovo direttore DONNA del New York Times. Evviva, ecco la prima direttrice donna di questo prestigioso giornale (e dire che siamo nel 2011!).
E indovinate come il giornalista Angelo Aquaro ha ben pensato di comunicarci tale novella? Ecco il titolo: “ E il neodirettore del New York Times fa le pulizie” , vedere qui per credere. Leggete la fine dell’articolo, per incominciare male la settimana:
Adesso tocca a lei. La signora che s’appresta a guidare la Signora in Grigio – così il giornale è soprannominato per la sua vetusta ma a volte burocratica nobiltà – con la diligenza della buona madre di famiglia. “Emozionata e nervosa” ha twittato l’altro giorno. Aggiungendo però un altro di quei pensierini in cui non immagineresti assorto il nuovo numero uno del prestigioso Nyt: “Sto impacchettando le mie cose e gettando via la roba vecchia (documenti e biscotti) mentre mi trasferisco nel mio nuovo ufficio di direttore”. E allegando al messagino su Twitter perfino la foto da brava massaia – lei laureata ad Harvard e insegnante a Yale – che trasloca e riassetta. Le manca solo di sfoderare il Vim liquido.
Foto da brava massaia? Sfoderare Vim liquido? Ho letto bene?
Dunque, come ci organizziamo per cambiare le cose? C’è bisogno di maggiore concretezza, fuori le idee!!!!
Rimboccatevi le maniche, fatevi sentire anche voi e, se lo avete, buttate via il panno Swiffer, e la scopa, se siete donne, usatela soprattutto come mezzo di trasporto!