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Swingle Singers / Orchestra da Camera di Imola / Valentino Corvino (Ferrara 03-06-2015)

Creato il 04 giugno 2015 da Maxscorda @MaxScorda

4 giugno 2015 Lascia un commento

Swingle Singers
"Swingle Singers, Swingle Singers, dove li ho gia’ sentiti…" "Sono quelli della sigla di Quark" "Aaahhhh ecco!"
Di solito arrivando a loro, la scena e’ questa, anche se e’ come dire che "i Beatles sono quelli di Yesterday", tutto giusto ma un po’ poco per definirli.
La loro storia e’ lunga e articolata, nascono in Francia nel 1962, l’anno successivo pubblicano"Jazz Sebastien Bach" il disco che li ha lanciati e che meglio li rappresenta.
Proseguono con una nuova reincarnazione inglese una decina di anni dopo e da li’ molti si sono succeduti nell’organico. I sette membri attuali nemmeno erano nati all’epoca quando i primi Swingle Singers calcavano le scene e forse non erano nati neppure i loro genitori, fatto e’ che continuano a portare avanti il nome come ogni buona istituzione che si rispetti.
Come il 99.99% degli italiani anche io li ho conosciuti i primi anni ’80 con Piero Angela, con la voglia pero’ di approfondire e scoprire un ensemble le cui doti vocali sono seconde soltanto alla capacita’ di arrangiamento del fondatore Ward Swingle. Ho passato gran parte della mia vita ascoltandoli ed emozionandomi ogni volta, seguendoli principalmente nel ventennio 60/80 dove seppero dare realmente il meglio, collaborando coi grandi dell’epoca e continuando la propria tradizione vocale. Ecco perche’ non ho potuto rinunciare alla serata benefica  organizzata dall’Associazione Alessio che ha visto protagonisti i loro eredi. .
Non erano soli, condividendo il presbiterio della Basilica di San Giorgio in Ferrara con l’Orchestra da Camera di Imola che sotto la direzione di Valentino Corvino ha aperto la serata con musiche di Vivaldi, de Machaut e Britten e l’ha conclusa con arrangiamenti inediti di alcuni brani eseguiti assieme al gruppo vocale.
Lo confesso, sono rimasto molto, molto deluso. Non che non fossi preparato a trovarmi di fronte ad una evoluzione degli Swingle Singers che per forza di cose non potesse e immagino neppure volesse emulare gli originali di 50 anni prima ma il vero passo indietro non e’ tanto nella qualita’ delle voci, buone per quanto decisamente sottotono rispetto al passato e neppure nel repertorio che se e’ vero che non puo’ insistere con Bach tutta la vita, neppure ci si puo’ trasformare in sedicesimi dei Flying Pickets dei quali a questo punto sono emuli e non concorrenti.
Cio’ che ha reso unica la musica degli Swingle Singers furono si le voci ma principalmente gli arrangiamenti, la doppia trasformazione di spartiti barocchi o classici in linee vocali con tecnica jazz dove si e’ evitata la ripetizione pedissequa di note a favore di un utilizzo piu’ articolato della voce.
Se manca questa qualita’ compositiva e si riempiono i vuoti con patetico rumorismo vocale quando il beatboxing si vergogna a farlo anche l’ultimo dei negri nell’ultimo dei ghetti, restano sette voci pressoche’ unisone, migliori dei tanti "Neri per caso" ma come loro poco oltre il tichiti tichiti di fichidi’indiana memoria.
Aggiungo che il canto d’amore turco dentro una chiesa definita semplicemente "posto" da uno del gruppo, non mi e’ parso di buon gusto ma voglio far finta non sapessero bene dove avrebbero suonato alla preparazione della scaletta. Serata buttata via? No. Grande merito va alla giovane Orchestra da Camera di Imola e ancor piu’ alla direzione di Valentino Corvino, che sa come mettere la propria esperienza di compositore e musicista al servizio di una esecuzione. A loro il mio applauso piu’ sentito, oltreche’ all’organizzazione s’intende.
Agli Swingle Singers i miei auguri sinceri ma con loro mi fermo qui

Pagina dell’Associazione Alessio


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