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SYM Don Bosco 2015 highlights: Alfred Adetosoye Adedayo

Creato il 18 novembre 2015 da Tgs Eurogroup @tgseurogroup

Logo-SYMdonbosco2015Nuovo appuntamento con gli “highlights” di SYM Don Bosco 2015, le tappe più significative dell’evento che lo scorso agosto ha chiuso il Bicentenario della nascita del Santo.
“NON FERMIAMOCI QUI!”, diceva don Fabio Attard al termine del SYM: affinché non rimanga un grande evento senza continuità, rileggiamo assieme gli interventi dei testimoni, gli spunti formativi, i testi e i racconti di chi ha voluto condividere la propria esperienza all’evento.
Ecco dunque le testimonianze raccolte da Donboscoland. Oggi pubblichiamo il testo dell’intervento di Alfred Adetosoye Adedayo, un giovane della Nigeria che nel corso della mattinata dell’11 agosto, in cui si affrontava il tema LIKE Don Bosco, ha raccontato la sua esperienza alle prese con il terrorismo. Ecco le sue parole, tradotte in italiano. Leggendole possiamo solo rinnovare la nostra vicinanza e la nostra preghiera a tutti i cristiani perseguitati a causa della loro fede…

SYM2015

Avevo sentito parlare di terroristi che attaccano in altri paesi, li avevo visti nei film, tutte cose che mi hanno fatto essere dispiaciuto per chi è stato coinvolto in quelle situazioni. Ma alcuni anni fa le ho vissuto pure io nel mio paese, da un gruppo di uomini che si chiamano a se stessi Boko Haram.

In un primo momento abbiamo pensato che fossero solo un gruppo di uomini che promuovevano un partito politico nel nord come noi le abbiamo nell’ovest, nell’est e nel sud, tutti sponsorizzati da alcuni funzionari politici. Più tardi ci hanno detto che erano musulmani che combattono contra il sistema educativo moderno e per questo attaccano le Chiese e le comunità cristiane. Dato che i musulmani hanno cominciato a predicare contro quello che loro facevano, allora questi uomini hanno cominciato ad attaccare anche le comunità musulmane, i loro luoghi di culto e le aree più affollate.

La mia esperienza è accaduta in una mattina di Domenica alla Chiesa cattolica di Cristo Re, a Zaria, stato di Kaduna in Nigeria. Tutto è successo durante la Messa tra le 7 e le  8 ore. Una macchina Golf nera ha provato fare l’ingresso nel complesso della Chiesa. Davanti alla Chiesa c’erano alcuni giovani che si erano offerti come volontari per aiutare a dirigere i veicoli che entrano ed escono dalla Chiesa (parcheggiatori). Quando la macchina si è avvicinata al cancello, i giovani hanno fermato l’autista e non l’hanno lasciato entrare perché non era vestito come qualcuno che viene per la Messa. Ai giovani che chiedevano se fosse venuto per la Messa, lui ha risposto che aveva una bomba nella sua macchina e che era pronto a uccidere tutti quelli che trovasse nel suo cammino. Con molto coraggio i giovani che erano al cancello hanno detto che non avevamo intenzione di permettergli di entrare nella Chiesa e di uccidere persone innocenti e che se voleva farlo avrebbe dovuto uccidere prima loro al cancello.  Dopodiché i 7 giovani si sono messi davanti alla macchina formando una barriera con il proprio corpo per non lasciar passare il conducente e hanno chiesto a uno di loro di andare a informare gli anziani nella Chiesa. Questo ha corso verso la Chiesa, ma prima che riuscisse a raggiungerla, il conducente ha provato ad entrare con forza nel complesso e non potendo farlo ha detonato la bomba, la quale ha ucciso e squarciato i giovani. L’esplosione della bomba ha avuto un grande effetto, ha colpito la casa parrocchiale e l’ha rasa al suolo, ha fatto crollare il recinto del complesso e ha colpito parte della Chiesa. Grazie a Dio nessun altro membro della Chiesa, oltre a quei 7 giovani che hanno sacrificato la loro giovinezza, ha perso la vita quel giorno.

La seconda volta è stata quando Io sono andato a salutare mio zio a Abuja da Zaria, Kaduna, in Nigeria. Nel mio ritorno a Zaria, arrivati a​ Kaduna abbiamo notato che c’era un posto di blocco, così abbiamo parcheggiato insieme ad altri veicoli e abbiamo aspettato per un po’ perché ci hanno detto che più avanti c’era confusione. Alcuni minuti più tardi un furgone della polizia ha superato la nostra macchina e abbiamo tentato di seguirlo, arrivati più avanti abbiamo visto cadaveri sul pavimento, alcuni erano bruciati da poco. Guardando più avanti abbiamo potuto vedere il furgone della polizia, così che abbiamo deciso di fare inversione a U alla rotatoria seguente, mentre lo facevamo abbiamo notato che altre vetture già stavano tornando indietro. Dopo di questo abbiamo visto alcuni uomini che correvano verso la strada con lance e pneumatici per tentare di bruciare pure noi, così abbiamo dovuto partire a tutta velocità. Questi hanno gettato le loro lance e qualche pneumatico contro di noi, ma per fortuna nostra non sono riusciti a colpirci. Quando finalmente siamo riusciti a sorpassare il posto di blocco abbiamo visto altri veicoli già bruciati, così come alcune persone e negozi che si trovavano lungo la strada.

Noi abbiamo ringraziato Dio che ci ha aiutato a scappare in quel giorno dal pericolo.

Alfred Adetosoye Adedayo

(fonte: donboscoland)

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