Magazine Bambini
“T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda. Eri lontanissimo due giorni fa...”
Da Babbonline @babbonlineAvere un figlio ti inchioda sull'asse del tempo.
Credo che ogni genitore sia stato preso almeno una volta dal terrore di lasciare i propri figli ancora piccoli ad affrontare il mondo. Non per la pretesa di essere le migliori persone da avere accanto ma per la cura e la protezione che spetta a chi si affaccia alla vita.
Si sa che poi, comunque, si cresce. Nei periodi di guerra e nelle condizioni meno favorevoli. Voglio, però, potermi dedicare al “come”.
Sono abituato a vedere pini che si affacciano sul mare piegati dal vento. Vorrei avere la possibilità di dedicarmi alla "mia pianta". Per legare il fragile fusto dei primi anni ad un sostegno robusto, per toglierle i rami secchi e per difenderla dai parassiti che ne metterebbero in pericolo la crescita. Per poi vederla dritta, affrontare tranquilla le libecciate dal mare.
Alcune volte mi capita di voler accorciare il più possibile il tempo per arrivare al momento che la vedrò grande. Poi mi rendo conto che mi perderei la parte più bella. Che in realtà non è la voglia di avvolgere il nastro più velocemente ma solo il desiderio irrealizzabile di poter sbirciare nel futuro per avere la certezza di esserci.
Allora non chiedo più al tempo di correre veloce. Al contrario, lo invito a rallentare il più possibile.