Chi è Francesco Tontoli? A questa mia domanda lui risponde : ” Chi è Francesco Tontoli? Chi è ? Chi è? Ripetere molte volte, prego ” E mi assale all’improvviso un’abbagliante certezza , quella della sua risposta che racconta tantissimo, come le sue poesie a seguire.
La Doccia
Poeta da doccia sono
e la goccia che cade
attraversandomi il corpo fatto di sale
è quella la via poetica che cerco
ripulito dallo sterco mio e del mondo che vedo
attutito dal rumore dell’acqua che sento.
.
Gli altri poeti da mare
amano, odiano hanno altro
da fare, io mi sento solo
gocciolare, e chiudo gli occhi
gioco a nuotare, faccio scorrere
parole sopra al mio corpo-altare.
Una Cura
Le volte che la neve
si avvita al cielo
e fa nero e gelido il mondo.
.
Per oggi tutti i luoghi bianchi
che crediamo silenziosi
risuonano sotto un manto
ricoperti di luce.
.
La vita è una voce e scolora
svapora, attenua il respiro
aspetta, e l’attesa è una cura.
Bella Morte
Bella morte mi avevi dato con quel suono
non ricordo se faceva drin o plin
ma aveva scavato nel mio orecchio
e allargato il suo cerchio
Tentavo di resistere al grattare del violino
con il crine dell’arco teso
al vocione obeso del trombone
organizzavo un muro di ragioni che si oppone
a quella insistente parola flautata
risputata nel labirinto membranoso
insalivata di chiare e umide pulsioni.
Bella morte rovistava con la lingua
siringando un caldo liquido incolore
non potevo che aggiungervi un sorriso.
Mi avevi detto infine quasi tacendo
quasi non volendo
accompagnando con la testa un cenno d’assenso
chiudendo gli occhi come chi è in pace con la luce
mi avevi detto:
“Muori”.
Avventi – Grattatempi su carta da musica -
Grattatempi su carta da musica
partiture fatte di
code di rumori
atte a
penetrare chiocciole
e tinnire di
martelletti alieni
arrotare
di coltelli che affondano
nelle zigrinature
delle anse
delle calotte craniche
perniciose creature sonore
stridono sui metallofoni
battono
sulle
pelli
tese
dei cilindri
campanule appese
sfioriscono
orecchianti
e annusanti
sordi ciclopi
nelle loro ferramenta forgiano metallo-manie
clangori
assai urtanti
orde di note attonite
jingles acufenici
di venditori anonimi
spacciano
ridacchiano
morsicchiano
i padiglioni
auri-neuricolari
ronzano
fremono
ardono di suoni
esafoni tetrafoni pentafoni
(in pantofole invernali)
registrano il rumore del fiocco di neve
quando si posa sull’asfalto
“Sembra stia arrivando letale il Natale…”
ripetono acciuffando
e triturando il silenzio
impacchettando le risonanze squassate
sulle pause degli incroci
(é presumibile che le onde sonore rispettino i semafori).
Giù dagli scivoli le lucivetrine ammiccano
l’occhio
si sfinisce
si scolorisce
si spazientisce
infine lacrima una poltiglia
di bitume e sale
al tatto
si direbbe che le tasche
siano vuote (….)
quanto i cervelli stanchi di indugiare sul pallido
natale
tale e quale e pure omonimo
acronimo
eteronimo
come minimo
a quello dell’altr’anno
e dell’altro ancora.
Ci si tocca per non dimenticarselo
per non scordare che sia pur essendo gelido
è pur sempre un epifanico
gradevole strumento
di obliterazione di carezze.
Vivi e rinati eccoci lucidi e imballati
con il sorriso che valuta lo spread differenziale.
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