merda allo specchio di Narciso
ecco la rabbia: il sontuoso retrocedere del tempo sulla neve sciolta.
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ecco la disubbidienza: quell’ostacolo necessario, calcolato, che ci porta fuori rotta.
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ecco la punizione: l’obolo dovuto agli uomini.
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quale strada per il dopo di questi anni? quale sguardo in questo specchio rotto in cui improvvisamente “ io” appaiono? e dove adesso sosto? in quali anni di me?
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una parola che non voglio più nominare. una regola che vorrei sempre ricordare.
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il tempo, la necessità e l’inganno del tempo: questo avviene, si ripete sempre in una classe. è doloroso. i poeti che non sanno questo non hanno rotto lo specchio della loro immagine.
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vorrei dire a voce alta: MERDA AI POETI, MERDA ALLA POESIA, MERDA ALLO SPECCHIO DI NARCISO.
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che cosa vuoi tu, voce muta? quale parte di me stai divorando per prima?
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sento, nel corpo, una mancanza, come uno spazio che non ti appartiene, come un piccolo buco nero che ti inghiotte.
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passano tutti da questo buco. le persone, soprattutto. ti attraversano, strappandoti.
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perchè qualcuno ha deciso che tu sei un grande poeta? perchè dovresti essere tu l’oracolo, il sacerdote, il reietto con la patente, il cieco?
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tu crei l’uomo piccolo o l’uomo grande? lo inventi per il mondo, per la parte specchiata di te che non si specchia? per un egoismo forsennato? tu hai creato l’uomo piccolo che sono io.
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difficile abitare il mondo. ancora di più abitare una classe.
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venite, poeti, venite a sporcare le vostre parole qui, datele in pasto a un quaderno a righe di prima, datele in pasto alle piccole bocche, all’ironia senza scampo, all’infinita ironia dei bambini.
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venite a dire, qui: sono il più piccolo, il più inutile.
Sebastiano Aglieco