Posted 18 maggio 2014 in Asia Centrale, Slider, Tagikistan with 0 Comments
di Pietro Acquistapace
L’aquila è un rapace venerato in molte culture. Presente nella mitologia greca e nei geroglifici egiziani, cavalcatura di Vishnu (col nome di Garuda) per gli indiani ed associata al Dio del tuono per gli irochesi; l’aquila è forse tra gli animali più pregni di simbologia, e lo stesso accade in Tagikistan.
Schiacciato da due alte catene, il Trans-Alay ed il Pamir, il Tagikistan ha un territorio prevalentemente montuoso, un habitat dove le aquile si trovano a loro agio. I tagiki hanno antiche discendenze iraniche, al punto che ancora oggi la loro lingua si discosta nettamente dalle lingue turcofone del resto dell’Asia Centrale. Nell’antica cultura iranica l’aquila era, tra le altre cose, simbolo di gloria, che dall’alto scendeva per conferire il potere ai sovrani.
In Tagikistan, dove possono essere viste solcare il cielo dal blu intenso, le aquile sono considerate regine degli animali e rappresentano i valori dell’onestà, della forza, del coraggio e della giustizia. I tagiki hanno molte leggende relative all’aquila, la più famosa delle quali vede uno di questi rapaci morire nello sforzo di salvare un essere umano da uno spirito cattivo. Sul punto di morire l’aquila avrebbe chiesto all’uomo di ricavare un flauto da un proprio osso, in modo da poter riempire il mondo di gioia anche dopo la sua morte. La cosa venne fatta e da quel momento lo strumento musicale divenne parte dei costumi tagiki.
Il suono di questo flauto segna l’inizio della danza dell’aquila, uno dei balli più importanti del folklore del Tagikistan. Tale danza diventa protagonista in occasione delle feste più sentite, come quella dello scavo dei canali e della semina, nonché in cerimonie dedicate agli antenati. Quando il flauto suona, le persone iniziano a danzare imitando, in modo graduale, i movimenti dell’aquila. Il ballo si fa via via più animato e i danzatori sembrano diventare davvero delle aquile che si stagliano nel cielo. Esistono sia danze riservate agli uomini che danze miste, tutte comunque suonate e ballate al ritmo di sette ottavi.
La dinamica del ballo vede un primo danzatore “entrare in pista” ed iniziare a volteggiare, per poi invitare un’altra persona a raggiungerlo. Questi si muovono dapprima lentamente, a braccia aperte, come due aquile che si librano in volo, poi la musica diventa più veloce ed i danzatori si muovono di conseguenza: agitano le braccia, saltano, fanno gesti veloci e improvvisi, avvicinandosi e allontanandosi. La stessa cosa avviene quando danzano le donne, sebbene in forma più delicata e meno frenetica. La danza dell’aquila non ha passi prestabiliti, e questo permette a tutti, giovani e vecchi, di unirsi ai danzatori liberamente, ognuno “sentendosi aquila” come meglio preferisce.
In occasione di matrimoni o altri raduni i musicisti sono di solito due suonatori di flauto che si danno il cambio, mentre due donne battono il tamburello dando il ritmo alla danza. In queste occasioni i tagiki sembrano voler esaudire il desiderio dell’aquila della leggenda, ossia che il mondo sia pieno di goia.
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