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Tagli alla cultura

Da Marcopress @gabbianone

Tagli alla cultura Tagli alla cultura Tagli alla cultura Tredici bottiglie sul tavolo moltiplicato sette uguale novantuno. Un plotone di tagli ha accompagnato una serata di rarissime vette culturali, al punto che la Regione non potrà non prendere atto che di fatto si è costituita l’associazione “Cena degli uomini”: i tagli c’erano, attendiamo ora i contributi.
Vette, si diceva. Di certo questa è la più alta

Si aprono i fiori all’alba
Non sanno nulla dell’autunno

Jun’ichirō Tanizaki ha aperto un viaggio da Devetak, attraversato da piccoli peni in obitorio, clienti in fuga, Fichi d’India invecchiati e chiuso con un’altra immagine mirabile: una bottiglia di birra nel culo di un pollo.
Mancava solo Darrighe (ci sei mancato, prepara l’asta estiva a Las Vegas), ma i soliti noti hanno dato il meglio. Prima che Avguštin li dominasse.
Lo abbiamo già magnificato, ma non possiamo che aggiungere peana a un paròn che è pure juventino e biografo di Marisa Mell.
Un viaggio tra due degustazioni, il Carso (Tartarski con peperoni e filetti d’acciuga; flan di peperoni al cioccolato bianco e chips con ristretto di maiale e composta di cipolle rosse; gnocchetti di pasta lievitata con spezzatino di coniglio al finocchio selvatico; tagliatelle fresche con ragù di cinghiale; coppa di maiale con cotenna cotta a bassa temperatura (68° per 4 ore) al rosmarino su crema di borlotti e crauti al kümmel) e la Fantasia (Paté di fegato di vitello aromatizzato al finocchietto con fichi caramellati e crostone di pane casereccio; crostatina di porro e salsiccia con salsa allo zafferano; crema di jota con orzo, cotechino e salsa di hren; strudel di patate con zucca e zenzero, ricotta fresca di Radetic e ricotta affumicata; sella di coniglio in rete di maiale cotto a bassa temperatura (68° per 8 ore) e patate al rosmarino).
Sapori decisi e in sintonia accompagnati da vini non sempre capiti. Piazzo in cima il Pinot grigio di Simčič, je vino austero, complesso, armonicamente acido, direi albicocca e melone, e il Terrano-non Terrano di Skerk, un tripudio di frutti di bosco. Li facessero in Francia i vini sloveni…non razzismo, solo tecnica.
Servizio mirabile e paziente, memorabile il primo piatto consegnato da tre cameriere in fila. La chicca, al solito, è dell’uomo alato che vedete in foto: chiede un Cabernet sauvignon di Gravner, il vino fantasma. Grazie Avguštin della comprensione.



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