Tagli alla cultura, ma solo una “spuntatina”: il festival dell’ignoranza

Creato il 24 ottobre 2014 da Abattoir

Una volta andai dal parrucchiere perché volevo accorciare i capelli, tagliando solo le punte: non volevo perdere di netto la mia fluente chioma! Entrai nel salone e dissi al tizio: «Vorrei tagliare un po’ le punte, giusto una spuntatina». Questi si mise a ridere e rispose: «Signorì, siamo in Italia, qui si taglia! Altro che spuntatine! Tagli alla sanità, tagli all’amministrazione, tagli alle Università e alla cultura in generale!». Alla fine uscii dal negozio con un caschetto orribile: che brutto taglio!

Di brutti tagli se ne vedono in giro parecchi, come disse il tizio. Una volta mi hanno buttato fuori dal posto dove lavoravo per “tagli al personale”. Quella volta sì che avrei preferito un caschetto orrendo!

E purtroppo la gente non può farci niente! Oppure sì? Non lo sa, perché troppo impegnata a guardare la De Filippi il sabato sera. Ecco perché, per ribellarsi ai tagli e voler dare una scossa all’italiano medio, si è pensato di organizzare una bella “settimana della cultura”! Musei aperti, eventi culturali, reading, mostre, visite guidate alle città d’arte ecc.

Ma non vi sembra sbagliato tutto ciò? Tutto l’anno, tranne che per una settimana, assistiamo al “festival dell’ignoranza”. Non sarebbe meglio il contrario? Dovremmo intraprendere un’inversione di rotta e istituire la “settimana dell’ignoranza”, mentre il resto dell’anno resterebbe il festival della cultura.

Nella settimana dell’ignoranza, tutti i musei resterebbero chiusi, le librerie e le sale lettura si trasformerebbero in club calcistici o sedi di partitini. La Gelmini sarebbe la madrina d’onore allo show del sabato sera, dove si balla con le stelle, si inviano lettere e letterine, si spia nelle case dei grandi fratelli, si intervistano vips direttamente sul divano di casa loro. I cinepanettoni verrebbero proiettati gratis nelle piazze. De Sica, Boldi e compagnia sarebbero i santuzzi da venerare. Per un’intera settimana giornali di gossip a prezzi scontatissimi nelle edicole, con in regalo l’inserto delle foto del matrimonio di Paperon de Paperoni con la soubrette di turno. Reading di barzellette del mitico Totti, reading delle ricette di Anna Moroni, reading di poesie di Franco Minchia, reading di brani tratti dal libro di Barbara D’Urso.

A scuola, nell’ora di ginnastica, si giocherebbe con la wii, nell’ora d’arte si disegnerebbe con paint, nell’ora di musica si scaricherebbe da youtube, storia e filosofia abolite, tanto i protagonisti alla fine muoiono tutti. Itagliano: si chatta su Uozzapp; inglese: si va tutti al Mc Donald’s; geografia, che me ne frega, tanto c’ho il tomtom; matematica: 2+2 fa 4, per il resto uso l’applicazione della calcolatrice.

All’università le aule sarebbero stravuote, sui gradini di Lettere e Filosofia si discuterebbe dei testi delle canzoni di Fabri Fibra, i professori farebbero lezione solo leggendo dalle slides, tanto non li ascolta nessuno, il Rettore istituirebbe gare di sputo, di briscola, di arrampicata sociale e nella cittadella si giocherebbe a “trova il parcheggio gratis”. Nelle biblioteche delle facoltà al posto dei manuali si troverebbero “gira la moda”, “l’allegro chirurgo”, “Cluedo” e “Taboo”. Nelle mense si mangerebbero piatti fritti unti e bisunti e si berrebbero bibite zuccherine con gas e coloranti.

Le vie della città sarebbero piene di veicoli inquinanti, niente ibridi, niente pedonalizzazioni, niente biciclette (con conseguente crisi del mercato nero a Ballarò), niente illuminazione a led, niente targhe alterne. Le file nei supermercati sarebbero bandite, non si aspetterebbe il turno per salire sugli autobus e, ovviamente, non si pagherebbe biglietto!

Pensate che bello! Un’intera settimana così! Tanto per rompere con la monotonia culturale! E invece no. Dobbiamo sorbirci la settimana intellettuale, maledetti tagli alla cultura!


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